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Rassegna Stampa
21.04.2012 Come si manipola il pensiero di una persona che non può difendersi
Ci riesce Marco Rovelli inventando una citazione di Primo Levi per difendere Grass

Testata:
Autore: Marco Rovelli
Titolo: «Günter Grass e Israele»

Riportiamo dall'UNITA' di oggi, 21/04/2012, a pag. 45, l'articolo di Marco Rovelli dal titolo " Günter Grass e Israele ".


Marco Rovelli, a destra, Primo Levi

In un pezzo in difesa della poesia di Günter Grass, Marco Rovelli ha utilizzato una frase ("Ognuno è ebreo di qualcuno. Oggi i palestinesi sono gli ebrei di Israele") attribuendola - a sproposito -  a Primo Levi.
Come racconta Rovelli stesso, Domenico Scarpa e Irene Soave hanno dimostrato sul Sole 24 Ore che Primo Levi non aveva mai detto una cosa del genere.
Preso atto dell'errore madornale che cosa fa Rovelli? Si scusa coi lettori? Ritratta ciò che ha scritto? Si rifugia nel silenzio?
No, non sia mai ammettere di aver scritto una sciocchezza. Rovelli tenta di distorcere il pensiero di Primo Levi, adattandolo all'esigenza del momento : "
Insomma, se Levi ha scritto che i polacchi erano stati gli ebrei dei russi, perché non dovrebbe essere parimenti consequenziale - entro la grammatica mentale di Levi - che i palestinesi sono gli ebrei d’Israele? ". Levi non ha mai detto che i palestinesi sono gli ebrei di Israele, ma secondo Rovelli lo pensava e condividerebbe la frase, perciò non è così sbagliato attribuirgliela. Tanto più che Primo Levi è morto, perciò non può di sicuro smentire.
Invitiamo Rovelli a imparare a distinguere tra la realtà e le sue fantasie, sicuri che ne trarranno giovamento anche i suoi articoli.
Ecco il pezzo:

Sul sito di alfabeta2 (www.alfabeta2.it) ho scritto un pezzo sulla poesia di Günter Grass accusata di antisemitismo. Dove invece essa è un atto di accusa contro la politica del governo d’Israele. Oggi chiunque critichi le politiche di quel governo (e non certo gli ebrei!) viene periodicamente accusato di antisemitismo. Tra le altre cose, citavo una frase attribuita a Levi: «Ognuno è ebreo di qualcuno. Oggi i palestinesi sono gli ebrei di Israele» - di cui Domenico Scarpa e Irene Soave sul Sole24 ore avevano dimostrato, a mia insaputa, che Levi non l’aveva mai pronunciata. Internet pone un problema quanto alle fonti: anch’io, che pure sono di formazione storica e le fonti dovrebbero essere un tic mentale, ho creduto a quell’attribuzione, eme ne scuso. La leggi tante volte, e lo dai per scontato. E dopo l’abitudine c’è la fretta, a compiere l’opera. Però l’articolo di Scarpa e Soave che ripristina la verità non trae per me conclusioni corrette. Al contrario di quel che scrivono, il sillogismo la cui conclusione è «i palestinesi sono gli ebrei d’Israele» è pienamente legittimo, confrontando quell’assunto generale con quanto dice in un’intervista da essi stessi citata (i palestinesi sono «vittime» - e «vittime di vicini troppo potenti») e sapendo appunto che Levi firmò appelli in favore dei palestinesi contro il colonialismo israeliano, e a favore del principio «due popoli due Stati» - proprio quanto è oggi assolutamente intollerabile per il governo israeliano! Insomma, se Levi ha scritto che i polacchi erano stati gli ebrei dei russi, perché non dovrebbe essere parimenti consequenziale - entro la grammatica mentale di Levi - che i palestinesi sono gli ebrei d’Israele? Un altro ebreo, Franco Fortini, scrisse: «Onoriamo dunque chi resiste nella ragione e continua a distinguere fra politica israeliana e ebraismo».

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