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Rassegna Stampa
04.10.2008 Intervista a Tzipi Livni
di Umberto De Giovannangeli

Testata:
Autore: Umberto De Giovannangeli
Titolo: «Un giorno con Tzipi Livni, promessa di Israele»
Su l'UNITA' di oggi, 04/10/2008, a pag.1-11, prosegue l'inchiesta di Umberto De Giovannangeli in Israele con una intervista a Tzipi Livni:
 
I mastodontici «angeli custodi» dello Shin Bet (il servizio segreto interno) la circondano, facendola quasi scomparire dalla vista. Dopo l’attentato a Zeev Sternhell, le misure di sicurezza attorno alla premier incaricata sono state raddoppiate e la sua è diventata una vita blindata. La vita di Tzipora (Tzipi) Livni, oggi la donna più potente in Israele e nel Medio Oriente. L’Unità ha avuto modo di seguirla in un giorno «normale».
Una «normalità» sfiancante. Scandita da riunioni di partito, incontri diplomatici (la Livni è ministra degli Esteri in carica), vertici con i leader delle forze politiche che dovrebbero far parte del nuovo governo. Per gli zeloti dell’ultradestra, Tzipora ha tradito gli ideali della sua famiglia, quelli per cui si era battuto suo padre, Eitan Livni, figura storica dell’Irgun e poi parlamentare del Likud per molti anni. A chi l’accusa di tradimento, Tzipi replica seccamente. Attaccando: «Sulla tomba di mio padre - dice - c’è scritto: qui giace il capo delle operazioni dell’Irgun, l’organizzazione clandestina che ha combattuto per la nascita dello Stato d’Israele. Sulla tomba è disegnata la mappa della Grande Israele. Molti - prosegue la premier incaricata - continuano a chiedermi se il compromesso territoriale è contro l’ideologia di mio padre. Ma lui mi ha insegnato a credere in Israele come uno Stato democratico dove tutti hanno gli stessi diritti. Ho dovuto accettare il fatto che le proprie idee non possono essere del tutto realizzate, ma si può scegliere quali sono le cose più importanti. Ed è quello che faccio». Infaticabile. Determinata. Non nasconde le sue ambizioni (già nel 2007 Time l’ha posta fra le 100 persone più influenti nel mondo e Forbes al 52 posto fra le donne) e al tempo stesso rivendica, e difende con passione, il suo ruolo di madre e di moglie.
La sua grinta si scioglie in un sorriso molto dolce quando parla dei suoi due figli e della fatica «ripagata» di riuscire a strappare uno spazio quotidiano per giocare con loro e aiutarli negli studi. La sua diplomazia familiare è messa a dura prova, ci confida una sua assistente, solo quando si tratta di decidere dove andare a mangiare: lei vegetariana contro i figli «carnivori». In questo bisogno di normalità, Tzipi Livni incarna la speranza di Israele: quella di riuscire, un giorno non lontano, a non vivere più in trincea con l’orecchio incollato alla radio per sapere se l’autobus su cui hai mandato i tuoi figli a scuola è stato fatto saltare da un kamikaze palestinese. Parla di normalità, Tzipi Livni, con le donne di Kadima. E promette loro di portare una ventata di aria «fresca, pulita» nella politica israeliana «ammorbata» da scandali sessuali e corruzione. Dice di lei Aluf Benn, editorialista di punta di Haaretz: «Tzipi Livni ha imparato ad ascoltare i consiglieri e ha saputo raccogliere attorno a sé, per la sua campagna nelle primarie, la maggior parte della squadra politica e comunicativa che fu di Ariel Sharon. Ma la Livni è ben diversa da Sharon. Appartiene a un’altra generazione e non è caratterizzata da quel cinismo, quell’umorismo graffiante e tutte quelle storie di guerra che erano i tratti tipici di Sharon.
Ama farsi capire, ma tende a non prendersela per ciò che la stampa dice di lei né a lamentarsi dei giornalisti, come sono soliti fare tanti altri politici. Per lei la cosa importante dimostrare fiducia in se stessa e un pizzico di distacco. Chi la incontra per la prima volta resta colpito dalla sua franchezza. Nei corridoi della Knesset è meno benvoluta «perché è stata classificata già da tempo come un’aspirante alla corona ambiziosa e temibile. La Livni - racconta Benn - mette per iscritto i suoi pensieri. La sua attenzione è meno concentrata sulle grandi idee e più sulla soluzione dei problemi. Tende a occuparsi dei dettagli. È così che ha imbastito quello che divenne noto come il «compromesso Livni», che permise a Sharon di far approvare al governo il disimpegno dalla Striscia di Gaza senza l’appoggio di Benjamin Netanyahu (il leader del Liud, destra, ndr.). È così che stese la bozza della piattaforma di Kadima, ed è così che suggerì a Ehud Olmert la via d’uscita politica dalla seconda guerra in Libano. Ma in tutti questi casi, c’era sempre qualcuno sopra di lei che prendeva la decisione finale, assumendosene la responsabilità. Ora non potrà più permettersi questo lusso. «Da adesso in avanti - conclude l’editorialista di Haaretz - questo sarà il lavoro di Tzipi Livni, e sarà messa alla prova dai suoi colleghi politici, dai mass-media e dall’opinione pubblica». Un apprendistato che Tzipora ha consumato presto. I suoi colleghi -avversari hanno imparato a conoscere la sua caparbietà, legata sempre a un disegno politico. Quello che la Livni ripete negli incontri pubblici come nelle, poche, uscite con la stampa. «Sono qui - è il tasto su cui batte con più forza - per perseguire un solo obiettivo, quello di uno Stato che sia ebraico e democratico; ecco perché sostengo la creazione di uno Stato palestinese, a condizione che esso rappresenti la soluzione nazionale per tutti i palestinesi esattamente come Israele rappresenta la soluzione nazionale per gli ebrei. A farci da guida (politica) in questa giornata con Tzipi è l’uomo che ha inventato la campagna elettorale di Tzipi Livni per la leadership di Kadima: Tzachi Hanegbi, presidente della Commissione esteri e sicurezza della Knesset, il Parlamento israeliano. Hanegbi ci ospita nella sua auto, anch’essa blindata, che chiude il corteo di vetture che accompagnano la Livni ad un meeting di partito. «Ho lavorato con lei per anni - ci dice -. Senz’altro Tzipi non ha l’esperienza di Netanyahu o Barak (il ministro della Difesa e leader laburista, ndr.), ma la loro storia è anche segnata da fallimenti. Tzipi ha esperienza sufficiente per stare al timone. Io credo che guiderà il Paese con responsabilità e con coraggio». Quel coraggio che la giovane Tzipora mise in mostra nei quattro anni in cui (poco più che ventenne) prestò servizio nel Mossad, il servizio segreto esterno israeliano. «Vai avanti, fai piazza pulita», le ripetono i giovani di Kadima che l’attendono in un albergo, super presidiato, sul lungomare di Tel Aviv. Ai giovani piace l’immagine di «Tzipi l’incorruttibile», non a caso la chiamano Mrs Clean, Signora Pulizia, alle ragazze «la sua capacità di saper coniugare idealità e concretezza, con una dose di sano buon senso che le donne hanno molto più dei maschi»., dice Yael, 22 anni, studentessa all’Università Bar Ilan.
La strada per formare il nuovo governo è tutta in salita e piena di ostacoli, sottoforma di gelosie personali e voracità di posti di potere. Tzipora lo sa bene ma non per questo si lascia smontare: «Di natura sono ottimista - afferma - e prima di gettare la spugna devo essere a posto con la mia coscienza». Tzipi vorrebbe trattenersi con i giovani che l’hanno attesa per ore. Ma gli impegni incombono. C’è un incontro a Gerusalemme con i capi di Shas, il partito ortodosso sefardita, e poi una cena di lavoro con Barak e consorte. Nel far rientro a Gerusalemme, abbiamo modo di conversare ancora con Tzachi Hanegbi, l’uomo che custodisce segreti e sogni (politici) della cinquantenne prima ministra in pectore. Spariamo a bruciapelo la domanda: «Lei che ha avuto modo di lavorare a stretto contatto con quattro primi ministri: Shamir, Netanyahu, Sharon e Olmert, ritiene che la Livni sia alla loro altezza?». La risposta, molto ponderata, arriva quando il corteo di auto a sirene accese, e zigzagando tra ruspe, posti di blocco e cantieri all’aperto, raggiunge la sede del ministero degli Esteri. Hanegbi riesce a fendere la barriera umana degli 007 e a presentarci alla Livni. Il tempo di un sorriso, una stretta di mano, una battuta, «spero che Tzachi non abbia esagerato nel raccontarmi». E una promessa: un’intervista a l’Unità da prima ministra, «se riuscirò in questa impresa titanica». «Le devo una risposta - dice Hanegbi prima di salutarci -: Tzipi è della stessa generazione di Netanyahu e Olmert, una generazione che un modo di vedere più moderno, orientato verso la vita civile, meno filtrato dalla divisa militare. Persone che fanno parte delle nuove generazioni comprendono il peso dei cambiamenti che stanno avvenendo nel Paese. Lei mi ha chiesto se Tzipi ha la forza mentale e l’elasticità possedute dai grandi leader che sono stati fondamentali nella costruzione dello Stato, come Shamir e Sharon, e ovviamente Rabin? Queste sono qualità che puoi scoprire solo in periodi di crisi». Tzipora ha lanciato la sua sfida. Una donna alla guida d’Israele. Trentaquattro anni dopo Golda. Per Israele sarebbe una svolta, un investimento sul futuro.

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