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L'Espresso Rassegna Stampa
04.04.2014 Siria: l'Occidente intervenga contro Assad e contro al Qaeda
l' opinione di Paul Salem

Testata: L'Espresso
Data: 04 aprile 2014
Pagina: 73
Autore: Paul Salem
Titolo: «Perché in Siria ci vuole l'intervento militare»
Riportiamo dall' ESPRESSO n° 14, 10/0472014, a pag. 73, l'articolo di Paul Salem dal titolo "Perché in Siria ci vuole l'intervento militare".


Paul Salem            Distruzioni nella guerra civile siriana 

La guerra in Siria è entrata nel suo quarto anno. II bilancio è finora di 150.000 morti, ancor più alto è il numero dei feriti, mentre gli sfollati sono quasi la metà della popolazione, che assomma a 23 milioni di persone. Nessuna delle parti in lotta è in grado di prevalere e non s'intravede ancora alcuna via d'uscita possibile dal conflitto attraverso un negoziato politico. Se le cose non cambiano, si rischia di andare avanti per altri dieci anni,con la prospettiva non solo di una dissoluzione della Siria così come l'abbiamo conosciuta, ma anche degli equilibri regionali, e questo potrebbe mettere a repentaglio la sopravvivenza di altri paesi vicini come il Libano, la Giordania e l'Iraq.
AL QAEDA ha inoltre approfittato del caos per spostare molti dei suoi quadri dal Pakistan alla Siria, dove possono arruolare centinaia di reclute provenienti dall'Europa e dal Nordamerica e preparare una futura ondata di attacchi contro l'Occidente. I governi occidentali hanno cercato di rimanere a debita distanza da questo conflitto, ma la minaccia rappresentata da al Qaeda, insieme alle conseguenze dei massacri in corso sul piano umanitario e strategico, li obbligano a ripensare le loro politiche. Questa guerra non cesserà volgendo lo sguardo altrove. L'Occidente ci ha messo molti anni per affrontare il conflitto in Bosnia e adesso dovrà sforzarsi di far fronte alla guerra in Siria. Non sarà un compito semplice né facile da portare a termine poiché questo conflitto si è tramutato da uno scontro a due tra il regime di Assad e i suoi oppositori in uno fra tre forze in campo se si includono i gruppi affiliati ad al Qaeda in conflitto con il regime ma anche con le principali organizzazioni dei ribelli. Le speranze di una soluzione politica sono andate deluse due mesi fa durante i colloqui di Ginevra II, quando è apparso chiaro che il regime di Assad non aveva alcun interesse a condurre negoziari seri e sono di nuovo svanite quando le ripercussioni della crisi Ucraina hanno di fatto posto fine a qualsiasi parvenza di cooperazione fra Stati Uniti e Russia. Le forze di Assad hanno conquistato terreno intorno alla capitale e nella città settentrionale di Aleppo, mentre le forze ribelli sono avanzate verso Qardaha, la città natale di Assad, e verso quella costiera di Latakia, culla degli alawiti. Il conflitto in corso potrebbe ancora generare stragi e massacri tali fa far impallidire al confronto le atrocità commesse nei tre anni precedenti.
LA RISPOSTA OCCIDENTALE e regionale è stata finora confusa e scoordinata. Gli Stati Uniti, come pure vari Paesi europei, la Turchia, l'Arabia Saudita, il Qatar e gli Emirati Arabi Uniti hanno tutti adottato nel complesso politiche sconnesse e spesso contraddittorie. Nel frattempo, gli alleati di Assad - Russia, Iran ed Hezbollah - hanno agito di stretta intesa per mantenere a galla il regime. E' ormai tempo che l'Occidente e i suoi alleati regionali assumano una posizione più unitaria, energica ed efficace che consenta loro di affrontare la duplice minaccia del regime criminale di Assad e della pericolosa recrudescenza di al Qaeda. Questo comporterà un più forte sostegno militare alle forze principali di opposizione, ma potrebbe anche richiedere, come è avvenuto alla fine in Bosnia, un intervento militare diretto dell'Occidente e dei suoi alleati regionali contro il regime di Assad, riconsiderando eventualmente l'opportunità di attacchi aerei e di zone d'interdizione al volo, ma anche di incursioni contro le basi e le strutture di al Qaeda in Siria.
IL REGIME DI ASSAD potrebbe non essere tosi forte come sembra. Quando Ohama ha minacciato hombardamenti aerei, il rais e i suoi alleati hanno subito offerto la rinuncia alle armi chimiche di Damasco, ma quando la pressione diretta è stata attenuata, la loro consegna si è arenata e i negoziati politici sono giunti a un punto morto. Il regime di Assad capisce solo il linguaggio della forza e fino a quando non gli si contrappone una forza adeguata il conflitto che ha devastato la Siria e ha creato una falla gigantesca attraverso la quale si è inserita al Qaeda non avrà termine. Una politica di disimpegno e la vana speranza nella pace hanno creato soltanto le condizioni per una guerra senza fine. E' tempo che l'Occidente e i suoi alleati si rendano conto che solo alzando la posta in gioco riusciranno a convincere Assad e i suoi alleati ad accettare un negoziato con l'opposizione e una risoluzione che ponga termine al conflitto.

traduzione di Mario Baccianini Paul Salem è il Vice Presidente del Middle Fast institute di Washington

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