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L'Espresso Rassegna Stampa
20.09.2013 Tariq Ramadan accusa l'America e Israele
in un'intervista compiacente di Gigi Riva

Testata: L'Espresso
Data: 20 settembre 2013
Pagina: 68
Autore: Gigi Riva
Titolo: «L'America usa i salafiti»

Riportiamo dall'ESPRESSO di oggi, 20/09/2013, a pag. 68, l'intervista di Gigi Riva a Tariq Ramadan dal titolo "L'America usa i salafiti".


Gigi Riva               Tariq Ramadan

Gigi Riva riassume nelle prime righe la teoria di Tariq Ramadan : " i salafiti, cioè gli islamisti più radicali, fanno il gioco dell'America e dell'Occidente. La destabilizzazione dell'intero Medioriente è servita per bloccare nell'area l'arrivo di un nuovo attore protagonista economico: la Cina".
Una 'teoria' inaccettabile  che Gigi Riva non si sogna di smentire, evidentemente la condivide.
Ramadan è ospite quest'anno a Torino Spiritualità. Com'è possibile che un personaggio così screditato goda dell'attenzione della cultura Occidentale è un mistero.
Ecco l'intervista:

Bashar al-Assad dovrà lasciare il potere: è una certezza. Bisogna solo capire come e quando. In Siria, e non solo, i salafiti, cioè gli islamisti più radicali, fanno il gioco dell'America e dell'Occidente. La destabilizzazione dell'intero Medioriente è servita per bloccare nell'area l'arrivo di un nuovo attore protagonista economico: la Cina. Tariq Ramadan ha, come al solito, idee originali e controcorrente. Spesso discusse. In passato è stato accusato di antisemitismo, di praticare la "taqiyya", la dissimulazione, cioè di usare un linguaggio diverso se si rivolge a un pubblico musulmano odi altra estrazione. Si difende sostenendo di essere sempre stato mal interpretato. E invita a usare «esattamente» le sue parole. Ha 51 anni, è nato a Ginevra e oggi insegna Studi islamici contemporanei all'università di Oxford. Nell'ultimo suo libro "L'islam et le réveil arabe" (2011) è assai prudente (eufemismo) circa l'esito delle primavere che hanno infiammato il Nord Africa e il Medioriente. Benché sia nipote di Hasan al-Banna, fondatore in Egitto dei Fratelli musulmani, in questa intervista con "l'Espresso", concessa in occasione del suo arrivo a "Torino spiritualità", è critico nei confronti delle scelte del movimento. Una chiacchierata a tutto tondo. Nella quale finisce per essere un bersaglio anche il presidente Usa Barack Obama. Professor Ramadan, partiamo dalla Siria. Come può evolvere la situazione dopo l'uso del gas da parte (pare) dei regime, Il minacciato Intervento mutare e II possibile accordo sul controllo dell'arsenale chimico? «In Siria per i primi otto mesi dopo l'inizio della sollevazione c'è stato quasi un patto cinico. Russia e Cina erano, se mi si passa l'espressione, "daccordo di essere in disaccordo" per non intervenire. Per gli Usa e l'Europa la situazione era diversa rispetto alla Libia dove le forze dell'opposizione erano controllabili. A Damasco non era così. E allora si è tergiversato.. Ora li mondo si è mosso. Anche la diplomazia o tornata al lavoro. «E credo che questo dipenda da quanto è successo in Egitto. C'è un evidente legame. Al Cairo il pericolo Fratelli musulmani è stato bloccato. Così, nell'intera area, Siria compresa, quelli che si rifanno al movimento sono isolati., sono usciti dalla partita. A tutto vantaggio delle forze salafite, evidentemente legate all'Occidente. I salafiti hanno fatto il gioco americano. C'è una complementarietà di funzione tra quanto fa Washington e quanto fanno Arabia Saudita e Qatar che foraggiano gli estremisti per dividere gli islamici. Succede anche in Tunisia, ad esempio». Lei non crede dunque che Mollarle e Obana si siano mossi perché sono state usate anni chimiche? Non crede a tata ragione etica? «Non si scandalizzò nessuno quando nel 1981 furono usate le armi chimiche contro i Fratelli musulmani. O quando Saddam Hussein le impiegò contro i curdi. Quello dei gas mi sembra uno scandalo a geometria variabile, tantopiù dopo che c'erano già stati oltre 100 mila morti. Se oggi viene invocato è perché americani ed europei credono di avere, dopo mesi di negoziazione alleati interni alla Siria più affidabili». Obama ha vinto ua premio Nobel per la pace. AI suo Insediamento ha tenuto quel famoso discorso al Calvo di apertura al mondo arabo. «Ohama è fermo a quel discorso. Io sono totalmente daccordo con Noarn Chomsky quando sostiene: in sei anni, per la pace, ha fatto meno di Bush, ii suo predecessore. Cosa ha fatto per cambiare la politica nella regione? Niente. La sola differenza sta nelle parole. Peggio ancora, le cose si sono aggravate. E aumentata la repressione degli oppositori. E si è moltiplicato per quattro l'uso dei droni di morte.. Dunque non vede nessun progetto per il Medioriente. «Anzi, ne vedo uno che mira a destabilizzarlo. La balcanizzazione serve a tutti. Così si è frenata la penetrazione economica e anche politica della Cina, che ora è marginalizzata quando poteva diventare un attore importante. E ne trae giovamento la sicurezza di Israele, che è poi sempre la questione centrale. Ed è anche il vero motivo per cui non si è ancora abbattuto Assad. Se vogliamo usare una metafora, Ohama usa delle parole da angelo, mentre Bashar usa parole da demonio, diaboliche. Ma in concreto non ha mai fatto nulla contro Israele. E a tutti andava bene così». Mead un utile ilota par l'Occidente. «Niente affatto idiota. Un utile inteligcnte che ha capito come si può fare parte di un complesso sistema di potere. Anche se dopo oltre 100 mila morti il suo tempo è finito. Bisogna solo capire come e quando ci sarà la caduta». È sorpreso dal decisionlsnto francese, Paese che conosce motto bene? «L'attuale presidente, Hollande, sa come gestire i suoi interessi. Lo si è visto anche in Mali..A Parigi vivono molti membri dell'opposizione siriana che hanno un'influenza, oltretutto. Certo Hollande è socialista ma non ci sono differenze ideologiche quando c'è un mercato da proteggere. Vale per la Francia come per tutti. La Turchia, ad esempio, che deve gestire la difficile situazione dei profughi. Ciascuno bada a sé. In generale è finito il panarabismo». E cosa si aspetta per il futuro progetto? «Sono molto inquieto sulle prospettive a corto termine. Soprattutto se non ci sarà un risveglio della società civile, dei politici e degli intellettuali». La società civile si è svelata In tatto e abbiamo visto corna è finita. «Sì. Ma lì anche i Fratelli musulmani hanno commesso gravi errori. Quando sono arrivati al potere hanno continuato a gestire i loro affari senza promuovere una politica di apertura verso i copti o i laici. Avrebbero dovuto essere più inclusivi. E meno naif: hanno creduto che gli americani li avrebbero sostenuti».

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