domenica 28 aprile 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


Clicca qui






L'Espresso Rassegna Stampa
03.02.2008 Sul banco degli imputati, come al solito, Stati Uniti e Israele
Ben Jelloun non si smentisce

Testata: L'Espresso
Data: 03 febbraio 2008
Pagina: 19
Autore: Tahar Ben Jelloun
Titolo: «Bandire le Cluster bomb»
 L'ESPRESSO datato 7 febbraio 2008 pubblica un articolo di Tahar Ben Jelloun

Strano ma vero: guarda caso solamente Usa e Israele sono menzionati nel pezzo, impreciso e didascalisco, di Jelloun!


Che scrittori, giornalisti, cantanti, saltimbanchi vogliano e possano promuovere campagne politiche non ci stupisce, né tantomeno ci disturba.

Sin dagli anni novanta, da quando Maurizio Costanzo fece campagna mediatica contro le mine anti-uomo, il pubblico italiano si era abituato ad avere 'promotori' meglio informati, meno maliziosi e soprattutto più liberi.


INFORMAZIONE CORRETTA non intende circa  l'uso di tali ordigni.  Non è il nodo che vogliamo affrontare.


Ci pare invece interessante rilevare qualche aspetto della prosa dell'autore del pezzo:

Tahar Ben Jelloun ci dice di:_

'aver letto, in un rapporto che denunciava l'uso di queste bombe, la dichiarazione di un'uomo politico che riconosce che queste armi sono 'una piccola meraviglia, poiché ci permettono di risparmiare denaro, esplosivo e munizioni' '


 Ben Jelloun ci dovrebbe dire a chi si riferisce, chi sarà mai questo ''politico''?

Chissà perchè ci nega di cononscerne il nome?


E ancora, Jelloun potrebbe tediarci con un elenco pedante dei paesi che detengono larghi arsenali di questi armamenti.

Come scrittore sa bene che il tèdio è da rifuggire, e come giornalista di 'campagna' ancor acerbo, ha capito una regoletta molto semplice e efficace: basta buttar là due paroline magiche, Stati Uniti e Israele.


Infatti Jelloun scrive a proposito:

Gli Stati Uniti ne hanno più di un miliardo (di cluster bomb)

e ancora

'quattro milioni di bombe a grappolo sono state lanciate da Israele sul Libano durante la campagna dell'estate del 2006.


E per incanto, il lettore de 'L'ESPRESSO' è accalappiato.

(Dimenticando, comunque, che le cluster bomb sono state utilizzate da Israele contro obiettivi militari, i terroristi di Hezbollah che agivano facendosi scudo della popolazione civile)



Di seguito, il pezzo completo:

Il genio del male è capace non solo d'inventare armi di distruzione di massa, altamente sofisticate, 'pulite' o 'intelligenti' come si usa dire, ma è anche in grado di fabbricare armi semplici, astute e di un'efficacia diabolica. Come ad esempio le cluster bomb, le bombe a gappolo (Basm), ovvero circondate da centinaia di piccole bombe tutte altrettanto micidiali. Bisognava rifletterci. È una questione d'economia: un solo ordigno diversificato che si moltiplica, composto da altri più piccoli infossati nel terreno sul quale dei bambini andranno a giocare e troveranno la morte. Alcuni non esplodono immediatamente, ma s'installano, pronti a dilaniare, a lacerare una gamba o un braccio o semplicemente a uccidere.

L'aereo che sorvola un territorio sgancia alcune bombe di forma tradizionale, che si aprono come un paracadute, una pioggia che cade a caso. Non sono inevitabilmente visibili, almeno dai bambini. Ma possono provocare la morte come se il destino avesse loro concesso una dilazione. Bisogna uccidere, non però lo stesso giorno e nello stesso momento.

Ricordo di aver letto, in un rapporto che denunciava l'uso di queste bombe, la dichiarazione di un uomo politico che riconosce che queste armi sono "una piccola meraviglia, poiché ci consentono di risparmiare denaro, esplosivo e munizioni". Parole semplici e chiare. Quest'uomo, che ha probabilmente dei figli e una normale vita familiare, ha imparato che non bisogna lasciarsi prendere da scrupoli morali.

L'organizzazione Human Rights Watch ha realizzato un film di alcuni minuti senza commenti. Basta guardare le immagini per capire che questi ordigni sono sempre più pericolosi perché subdoli, silenziosi, modesti e al tempo stesso terrificanti.

Sperimentati durante la Seconda guerra mondiale, poi in Vietnam nel 1967, in Kosovo nel 1999, in Iraq nel 2003 e più di recente in Libano nel 2006, sono particolarmente apprezzati dagli Stati che li sganciano tranquillamente su paesi in guerra. La regolamentazione internazionale non ne impedisce l'impiego. Tutti sanno che l'effetto ritardato di queste armi riguarda principalmente la popolazione civile. I 70 paesi che possiedono stock di questi ordigni (gli Stati Uniti ne hanno più di un miliardo), non si pongono problemi di questo genere. Li lasciano alle centinaia di migliaia di famiglie che hanno perduto uno o più dei loro membri durante o anche dopo le guerre. Così, milioni di piccole bombe attendono il loro momento di esplodere nel Sud-est asiatico, in Africa, in Afghanistan o in Medio Oriente.

Dopo la diffusione del filmato di Human Right Watch, quattro milioni di bombe a grappolo sono state lanciate da Israele sul Libano durante la campagna dell'estate del 2006. I gruppi di ricognizione dell'Onu hanno identificato 359 siti in quest'ultimo Paese in cui sono state impiegate. Più di 100 mila non sono ancora esplose. I combattenti di Hezbollah hanno lanciato anch'essi ordigni di questo tipo di fabbricazione cinese frammisti ai 4 mila razzi piovuti sul nord d'Israele.

Se i civili non vogliono più essere vittime, dovranno indossare l'uniforme militare e rispondere colpo su colpo. Ma in questo modo la barbarie dilagherà, poiché la brutalità degli Stati e dei loro mercanti d'armi dimostra che non hanno più scrupoli a comportarsi come barbari.

Il divieto di queste armi dovrebbe essere naturale. Non dovrebbe esservi neppure bisogno di discorsi e dimostrazioni. Ma i numerosi Stati che le possiedono non vogliono rinunciare a questi 'preziosi' strumenti micidiali, che procurano una morte immediata e una morte differita.

L'Unione europea dovrebbe reagire, facendone una questione di principio e impegnandosi a bandire questi ordigni che uccidono all'infinito.

Per inviare una e-mail alla redazione dell'Espresso cliccare sul link sottostante


espresso@espressoedit.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT