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Agenzia Radicale Rassegna Stampa
28.09.2006 Cosa succede in Libano
nel disinteresse dei media interessati solo alle azioni belliche di Israele

Testata: Agenzia Radicale
Data: 28 settembre 2006
Pagina: 0
Autore: Elena Lattes
Titolo: «La situazione libanese»

Da Nuova Agenzia Radicale:

Qualche giorno fa una mia conoscente mi chiede: "ma cosa sta succedendo in Libano? Perché non ne parlano più?"; per una strana coincidenza immediatamente dopo i media hanno riportato che Nasrallah era uscito dal suo rifugio, (lodevole il coraggio di un capo che si nasconde proprio nei momenti più difficili eh?) dove si era rintanato per tutto il periodo della guerra, e delle manifestazioni, prima pro e poi contro Hezbollah.

In effetti, però, a parte queste rarissime eccezioni e a parte il rilievo straordinario che viene dato alle truppe Unifil, nei media non c'è traccia di ciò che avviene nel Paese dei cedri. Bisogna, quindi, andare a cercare nei giornali stranieri (in questo internet è una risorsa formidabile!), soprattutto quelli libanesi che per fortuna vengono messi on-line anche nelle versioni in inglese e/o francese.

Così si viene a sapere che l'aria che si respira in quello Stato così martoriato, non è delle migliori. Contrariamente a quanto ci hanno raccontato durante e dopo la guerra, gli Hezbollah non godono di consenso diffuso.

Pochi giorni fa il gruppo terroristico ha costretto con le minacce alla chiusura il sito internet "Lebanon's Voice" nella cui homepage si poteva leggere che i libanesi sono: "Tenuti in ostaggio nella propria nazione, contro la propria volontà.
Uno stato dentro lo stato che detta legge ad un governo sovrano incapace di proteggere i propri cittadini".
La televisione Al Manar ha organizzato una vera e propria campagna demonizzatrice contro i gestori del sito, definendoli "collaborazionisti di Israele".

Alla manifestazione nella periferia sud di Beirut che gli Hezbollah hanno organizzato per la settimana scorsa, non hanno partecipato "rappresentanti ufficiali del governo".
Anzi, sinora, in un'intervista ad al-Arabiya ha dichiarato: "Penso che questa guerra ci ha permesso di avanzare seriamente sulla via della costruzione di uno Stato grazie anche ad un fattore non secondario, quale è la possibilità di inviare il nostro esercito nel Libano meridionale dopo 35 anni e che non c'è un sostituto allo Stato.

Anche coloro che non riconoscono direttamente l'esistenza del Libano - e qui il riferimento alla Siria che ha sempre considerato il Paese un suo protettorato e che ha finanziato e supportato il movimento terroristico è chiaro e forte - sanno bene che non esiste un sostituto capace e giusto che può estendere la sua autorità su tutto il territorio".

Sebbene abbia poi stemperato la sua posizione affermando che sono i libanesi, con "i loro atti eroici e di resistenza", insieme alle azioni diplomatiche, ad aver impedito la vittoria degli israeliani, queste dichiarazioni sono da considerare estremamente forti, visto che contraddicono non solo tutti coloro che vorrebbero dialogare con il "partito di Dio" ritenendolo erroneamente il rappresentante legittimo del Paese, ma anche i discorsi che lo stesso Siniora aveva tenuto negli ultimi due mesi.

Tuttavia non c'è da illudersi poiché i capi degli Hezbollah continuano imperterriti nelle loro occupazioni principali, dal traffico di armi con la Siria al rifornimento delle stesse ai vari gruppi palestinesi, passando per l'indottrinamento dei giovani al "martirio".
Nasrallah, nel suo discorso davanti ai manifestanti la scorsa settimana, ha dichiarato di avere migliaia di missili capaci di colpire Israele in qualsiasi momento.

Anche se poi ha accennato soltanto al nord del Paese (mentre durante la guerra aveva minacciato di colpire tutto il centro, Tel Aviv e Gerusalemme comprese), riconoscendo la superiorità militare di Israele e che "alcuni leader politici non sono d'accordo nel definire Israele il nemico, mentre altri credono di poter fare affidamento sulla protezione internazionale".

Sta di fatto che gli Hezbollah non hanno nessuna intenzione di disarmarsi visto che questo, sempre nel discorso di Nasrallah "rappresenta uno dei nostri maggiori punti di forza" e che alla proposta di integrarsi nel governo e nell'esercito regolare ha risposto che ciò "priverebbe il Libano di un'arma potente".

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