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Agenzia Radicale Rassegna Stampa
09.06.2006 Le contraddizioni e gli errori di D'Alema sul conflitto israelo-palestinese
nell'analisi di Elena Lattes

Testata: Agenzia Radicale
Data: 09 giugno 2006
Pagina: 0
Autore: Elana Lattes
Titolo: «Fatah, Hamas e le riflessioni di D’AlemaNews del 09-06-2006»

Da NUOVA AGENZIA RADICALE, un'analisi di Elena Lattes:

Francamente sono un po' confusa: in tanti, praticamente quasi tutti hanno detto che le elezioni palestinesi si sono svolte democraticamente e quindi per una buona parte dei nostri politici, soprattutto a sinistra, il governo di Hamas è legittimo.

Poi arriva il nostro nuovo ministro degli Esteri che sostiene che il governo democraticamente eletto di cui sopra "non risponde ai sentimenti prevalenti della popolazione palestinese che in maggioranza ha una volontà di pace".
L'on. Massimo D'Alema è forse a conoscenza di qualche sondaggio d'opinione che dimostra quanto da lui affermato?
Oppure ha così tanti amici tra i palestinesi e ha avuto così tanto tempo da sentire i pareri di tutti a riguardo? O ancora, è capace di intuire a distanza i sentimenti altrui?

Sta di fatto che una simile tesi è in palese contrasto con il "carattere democratico" delle elezioni. A meno che i palestinesi che hanno eletto Hamas in quel momento non fossero capaci di intendere e di volere...
Un governo democraticamente eletto non è forse l'espressione della volontà di chi lo ha votato? Come mai invece di costringere l'apparentemente moderato Mahmoud Abbas (nom de guerre Abu Mazen) a sedere ad un tavolo insieme agli israeliani, hanno scelto chi moderato non lo è nemmeno in apparenza?

Neanche qualche giorno dopo Khaled Mashaal, leader di Hamas all'estero, ha smentito clamorosamente il nostro ministro quando ha letteralmente affermato che: "Chi vuole conoscere la volontà popolare deve fare riferimento al risultato delle elezioni parlamentari palestinesi di quattro mesi fa".
C'è da supporre, quindi, che la popolazione non ha potuto scegliere liberamente perché assoggettata a gruppi notoriamente violenti e che probabilmente non ha avuto quegli strumenti tipici delle nostre democrazie che consentono ai cittadini un'informazione adeguata degna di una libera propaganda elettorale.

L'On. D'Alema nello stesso messaggio inviato dal vertice dei 25 ministri degli Esteri riuniti nell'abbazia di Klosterneuburg, vicino Vienna, ci ha fatto sapere che senza aiuti umanitari si rischia la "radicalizzazione e la destabilizzazione" e che si avranno "effetti contrari alla prospettiva di pace e sicurezza", provocando l'idea che "la democrazia porta guai, invece di sviluppi positivi".

La radicalizzazione non è causata dalla mancanza di contributi gratis et amore dei dall'Europa, ma proprio da quei finanziamenti di cui per anni non si è
mai avuto nessun resoconto sul loro utilizzo.
I civili palestinesi vivono miseramente, ma i loro leader? Ci siamo dimenticati di Suha e della sua suite parigina?
E che dire delle lussuosissime ville che i vari leader di Fatah si sono costruiti a Gaza e nella West Bank?

Ci siamo dimenticati dell’atteggiamento di Arafat e dei suoi eredi? Soltanto quattro mesi fa tantissimi hanno giustificato la vittoria di Hamas con la disonestà finanziaria di Fatah. E ora? Vogliamo andare contro la volontà dei palestinesi finanziando proprio costoro?
Del resto dice giustamente l'on. D'Alema, non si può finanziare, d'altra parte un'organizzazione terroristica il cui unico scopo è la distruzione totale di Israele. Ma da cosa si può dedurre che Fatah non abbia lo stesso obiettivo? Come si fa a sapere se i soldi che si danno per sfamare la popolazione non vadano a finire nell'acquisto di armi?

In fondo, basta andare a leggersi entrambi gli statuti e tutto ciò che Arafat ha sempre rifiutato per capire che la differenza tra i due gruppi non è poi così notevole.
Quanto alla "destabilizzazione e alla prospettiva di pace e sicurezza" è evidente che le notizie provenienti da quelle zone, da un paio di mesi a questa parte, non sono arrivate fino alla Farnesina.
Tutti i giorni infatti, si legge di scontri tra le fazioni, con feriti e spesso anche con morti (proprio questa settimana una delle vittime era una giovane donna incinta).

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