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Informazione Corretta Rassegna Stampa
14.02.2024 Disumanizzare la popolazione di Gaza? Chiedere la ricetta ad Hamas
Analisi di Michelle Mazel

Testata: Informazione Corretta
Data: 14 febbraio 2024
Pagina: 1
Autore: Michelle Mazel
Titolo: «Disumanizzare la popolazione di Gaza? Chiedere la ricetta ad Hamas»

Disumanizzare la popolazione di Gaza? Chiedere la ricetta ad Hamas
Analisi di Michelle Mazel

(traduzione di Yehudit Weisz) 
 
Moussa Abou Marzouk, vicepresidente dell'Ufficio politico di Hamas
Moussa Abou Marzouk, vicepresidente dell'Ufficio politico di Hamas: “I tunnel di Gaza sono stati costruiti per proteggere i combattenti di Hamas, non i civili. La protezione dei civili a Gaza è sotto la responsabilità delle Nazioni Unite e di Israele”. A disumanizzare la popolazione di Gaza è Hamas, non Israele!!
Dopo le velate accuse del Segretario di Stato americano Anthony Blinken, che chiedeva a Israele di non “disumanizzare” i palestinesi di Gaza, è giunto il momento di ribadire che sta prendendo di mira l'obiettivo sbagliato. È Hamas che fin dal 2007, si adopera per disumanizzare i propri cittadini. Per la cronaca, Israele si ritirò dalla Striscia di Gaza nel 2005 conformemente agli Accordi di Oslo e l’Autorità Palestinese ne prese il controllo. Quest’ultima fu poi cacciata da Hamas con un sanguinoso colpo di Stato, nel 2007. L'organizzazione terroristica si rallegrò nel vedere “la fine dell'eresia”, annunciando che la battaglia ormai contrapponeva l'Islam agli infedeli e si sarebbe conclusa con la vittoria dell'Islam. Lo statuto dell’organizzazione terroristica Hamas ne definisce la ragion d’essere: stabilire un califfato islamico “in Palestina” sulle rovine dello Stato ebraico. Questo obiettivo non lascia spazio a nessun altro. Hamas quindi non ha mai pensato di prendersi cura dei suoi cittadini. Sapendo che avrebbe potuto raggiungere il suo obiettivo solo con la forza, si è impegnato a trasformarsi in una potenza militare. In un primo tempo, procurarsi le armi, munizioni e finanziamenti: l’Iran l’ha aiutato molto volentieri. Formare dei militanti. Successivamente, dotarsi di un’industria degli armamenti in grado di produrre razzi e missili rudimentali. Poi organizza un esercito, crea una marina. Scava e costruisce centinaia di chilometri di tunnel, per proteggersi dalle risposte israeliane ai suoi attacchi. Perché ovviamente Hamas non smetterà mai di provocare il suo vicino, e gli scontri si susseguiranno. Tutto questo costa caro. Molto caro. Fortunatamente, Hamas poteva contare sull’Iran. Non è bastato, e allora i Paesi arabi, guidati dal Qatar, hanno contribuito generosamente. C'erano anche gli aiuti internazionali. Naturalmente, le colossali somme così versate sulla Striscia di Gaza avevano lo scopo di migliorare la sorte della popolazione, ma l’organizzazione si era accaparrata la maggior parte di questa manna. Nella strategia di Hamas, il ruolo della popolazione è quello di contribuire allo sforzo bellico fungendo da scudi umani. A tal fine, le postazioni e i depositi di armi vengono sistematicamente installati vicino a ospedali e scuole, quando non sono direttamente ubicati all’interno di queste istituzioni. E’ fuori discussione che anche la minima quantità di cemento necessaria per la costruzione dei tunnel, venga dirottata per costruire dei rifugi per gli abitanti di Gaza, come fa invece Israele per gli abitanti delle città e dei kibbutz attorno a Gaza. Del resto, Moussa Abou Marzouk, vicepresidente dell'Ufficio politico di Hamas e capo del suo ufficio per le relazioni internazionali, lo ha affermato senza mezzi termini il 31 ottobre: “I tunnel di Gaza sono stati costruiti per proteggere i combattenti di Hamas, non i civili. La protezione dei civili a Gaza è sotto la responsabilità delle Nazioni Unite e di Israele.” Oggi Hamas continua a far man bassa della maggior parte degli aiuti umanitari, privandone ancora una volta la popolazione. A proposito, il motivo per cui Israele ha attaccato, è la risposta alle atrocità perpetrate da Hamas il 7 ottobre e alla cattura degli ostaggi, quasi un centinaio dei quali sono ancora nelle mani dei loro torturatori.
Michelle Mazel
Michelle Mazel

takinut3@gmail.com

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