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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Informazione Corretta Rassegna Stampa
02.01.2024 Israele è preda di una psicosi mondiale
Diario di guerra di Deborah Fait

Testata: Informazione Corretta
Data: 02 gennaio 2024
Pagina: 1
Autore: Deborah Fait
Titolo: «Israele è preda di una psicosi mondiale»

Israele è preda di una psicosi mondiale
Diario di guerra di Deborah Fait

Manifestazione antisionista e antisemita a Harvard
Manifestazione antisionista e antisemita a Harvard

Una recente inchiesta di The Telegraph, quotidiano inglese, riporta che non sapremo mai la portata dei crimini compiuti da Hamas quel maledetto 7 ottobre. Non lo sapremo per vari motivi. Il rispetto per le vittime che impedisce di rivelare le torture più terribili e la loro sepoltura entro le 24 ore come prescrive la legge ebraica. I volontari di Zaka, organizzazione che ha il compito di identificare e ricomporre i resti delle persone uccise dal terrorismo prima di restituirli alle famiglie, hanno testimoniato di corpi bruciati, torturati, decapitati, stuprati da Hamas ma non si sono addentrati in particolari agghiaccianti. Il panico di quei giorni, l’orrore di quello che si sono trovati davanti, la immensa pietà per le vittime, hanno impedito di raccogliere prove concrete attraverso immagini e di diffonderle al mondo intero. A questo va aggiunto il timore dell’immensa sofferenza che avrebbero dato alle famiglie spiegando la condizione in cui avevano trovato i poveri corpi di tanti ragazzi, bambini, donne e uomini senza parti del corpo, dagli occhi, alla testa, agli arti. Come far sapere a dei genitori in che condizioni avevano trovato i cadaveri dei loro figli? Impossibile. Sarebbe stato sommare la disperazione all’orrore puro. Gli stessi medici hanno consigliato il silenzio. A questo va aggiunto che i sopravvissuti non parlano. Non possono parlare e raccontare quello che hanno vissuto, un po’ per vergogna e un po’ perché ancora sotto shock ma un po’ alla volta alcuni particolari terribili escono comunque. La professoressa Ruth Halperi-Haddari ha detto che serviranno anni per sapere di più degli stupri, della causa di tutto quel sangue. Ha detto che per le vittime di tanta bestialità parlare ha un prezzo troppo alto. Comunque la polizia sta indagando, si trovano ancora dei resti umani tra le macerie dei kibbuzim, tra i cespugli dello spiazzo dove si era svolto il rave, e collabora con i medici che hanno in cura gli ostaggi liberati. I bambini ma anche molti adulti non vogliono parlare, sussultano ad ogni rumore, gridano se sentono aprire una porta. Gli psichiatri temono che si verifichi anche qualche suicidio, come è avvenuto dopo la Shoah, per questo l’attenzione è ai massimi livelli. Israele ha ricevuto un colpo che ci vorranno anni a risanare. Le uniche immagini chiare e prese senza pietà e rispetto sono quelle girate dalle fotocamere che Hamas aveva sugli elmetti o legate al collo. Il silenzio di Israele però ha fatto sì che il mondo se ne fregasse e inventasse le menzogne più indecenti di cui abbiamo purtroppo alcuni esempi da parte di personaggi equivoci e affetti da israelofobia e tanto odio contro gli ebrei. La psicosi antisemita ha colpito soprattutto le università e in questo gli USA sono purtroppo in testa anche per il grande numero di studenti arabi che ospitano e che entrano negli atenei più famosi senza l’obbligo di fare l’esame di ammissione. Questo significa che gli Istituti americani ospitano la feccia che, come la famosa mela marcia, infetta tutti gli altri. “Non sederti vicino a questa, non vedi che è un’ebrea” ha gridato uno studente arabo a un suo collega che distrattamente, si stava sedendo accanto a una ragazza che, ahilei, portava al collo la Stella di Davide. Gli studenti ebrei della Cornell, come di quasi tutti gli atenei americani, sono continuamente minacciati di morte. “Se vedi una ‘persona’ ebrea nel campus, seguila a casa e tagliale la gola. I ratti devono essere eliminati dalla Cornell [sic]” E ancora, scrive il Jerusalem Post, “Il regime sionista fascista genocida sarà distrutto” In un post sul forum di discussione dell’Università uno ha scritto che sarebbero andati a sparare in un ristorante kasher e, a seguire, le solite frasi indecenti: “Allahu Akhbar, Dal fiume al mare, Gloria a Hamas, Palestina libera con ogni mezzo a disposizione”. Il personale dell’Università è stato costretto a mandare un avviso agli studenti ebrei “In questo momento, consigliamo agli studenti di evitare l’edificio per estrema cautela. Continueremo a fornire aggiornamenti non appena saranno disponibili ulteriori informazioni”. Comunque il campus è continuamente vandalizzato da scritte del tipo “Fuck Israel, Israele è fascista, sionismo=genocidio”(Jerusalem Post). Attualmente, come nel 1938, essere ebrei nel mondo è terrificante. Zoe Bernstein, la presidente del gruppo “Cornell per Israele” ha detto che è tremendo leggere post che chiedono di tagliare la gola agli ebrei. Ricordo che molti anni fa, in Austria, una signora mi ha fermato per la strada e guardando la Stella di Davide che avevo al collo, mi disse “Lei ha molto coraggio, stia attenta”. Oggi è peggio, molto peggio, oggi ogni ebreo nel mondo corre il rischio di essere ammazzato. La psicosi non accenna a diminuire, la paura tra gli ebrei sta salendo vertiginosamente ma resta l’orgoglio di essere ciò che si è, un grande popolo e un grande paese che, come dice una famosa ballata di Bob Dylan, Il bullo del quartiere:

“Ogni impero che l'ha fatto schiavo è scomparso: Egitto, Roma, anche Babilonia. Ha trasformato la sabbia del deserto in un giardino paradisiaco… I suoi libri più sacri sono calpestati, nessun contratto che ha firmato vale la carta su cui è scritto. Ha preso le briciole del mondo e le ha tramutate in ricchezza, le malattie in salute. Qualcuno è in debito con lui? Nessuno, dicono… Aspettano il bullo come un cane aspetta il cibo. Cos'ha fatto per avere così tante cicatrici?”

Già, cosa abbiamo fatto? Cosa abbiamo fatto per ricevere sulla testa più di 20 missili allo scoccare della mezzanotte l’ultimo giorno del 2023? Di una cosa sono certa. Noi ce la faremo!

Deborah Fait
Deborah Fait

takinut3@gmail.com

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