sabato 04 maggio 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


Clicca qui






Informazione Corretta Rassegna Stampa
25.06.2023 Un pomeriggio a Milano per i diritti e per l'Ucraina. Ma c'è anche chi non perde occasione per demonizzare Israele
Analisi di Davide Romano

Testata: Informazione Corretta
Data: 25 giugno 2023
Pagina: 1
Autore: Davide Romano
Titolo: «Un pomeriggio a Milano per i diritti e per l'Ucraina. Ma c'è anche chi non perde occasione per demonizzare Israele»
Un pomeriggio a Milano per i diritti e per l'Ucraina. Ma c'è anche chi non perde occasione per demonizzare Israele
Analisi di Davide Romano

La gente di tutto il mondo chiede alla NATO NO FLY ZONE sull'Ucraina -  Online petition

Nel primo pomeriggio sono andato al Pride di Milano con al collo un cartello che ricordava la “Brigata unicorno” ucraina: quella che raccoglie idealmente i soldati LGBTQIA+ che stanno cercando di rimandare a casa i soldati russi agli ordini dell’omofobo (e criminale) Putin. Ero con altri amici, uno dei quali portava una bandiera della NATO. Probabilmente è stato soprattutto quest’ultimo vessillo a fare irritare un paio di manifestanti (uno dei quali con la spilla della CGIL) che sono venuti a contestarci e a chiedere che venissero cacciate dal corteo quelle bandiere. Ovviamente il portatore della bandiera NATO (Gianni Rubagotti, di scuola radicale) si è opposto in maniera decisa, sedendosi per terra. A un certo punto è arrivato un armadio umano con la pettorina “assistenza” e ho temuto il peggio…. invece si è avvicinato per dirci “bravi”, indicando la bandiera NATO. Era ucraino. Dopo un quarto d’ora di discussioni animate, i due intolleranti (circondati nel frattempo da tanti radicali) alla fine se ne vanno via con le pive nel sacco. E’ triste vedere come ancora oggi la bandiera della NATO ecciti certi animi rimasti evidentemente comunisti dentro. Peccato. Il Pride dovrebbe essere il luogo dove si celebrano i diritti, ma anche la democrazia. E che ci sia qualcuno che ancora oggi difende dittatori a una festa LGBTQIA+ la dice lunga sul percorso che c’è ancora da fare. E credo la dirigenza del Pride dovrebbe prenderne atto ed essere meno rinchiusa nelle cose nazionali, e più impegnata a informare i suoi seguaci sui drammi che toccano la propria comunità all’estero: dalla Russia ai territori palestinesi, passando per l’Iran.



Ma passiamo alla seconda parte del pomeriggio, dove sono andato a curiosare a una manifestazione dell’Associazione dei Palestinesi in Italia. Soliti slogan miranti a demonizzare Israele: Stato razzista, di apartheid, contro la libertà di religione, che uccide poveri innocenti, ecc. Critiche sempre rivolte a Israele, mai alle autorità palestinesi che non permettono il libero voto da ormai 20 anni, non tollerano né la libertà di religione e neppure quella di stampa. Naturalmente anche qui c’era chi chiedeva diritti senza mai parlare di democrazia. E non a caso dal palco erano diversi gli appelli “pacifisti” esplicitamente pro-Putin e contro l’Ucraina. Chi si somiglia si piglia. Non è infatti un caso che queste dittature (così come quelle comuniste nei decenni del dopoguerra) cercano da sempre di mettere in croce le democrazie sul tema dei diritti (ingigantendo gli errori che anche le democrazie commettono), per evitare di parlare del diritto di voto che non concedono. Perché sanno che su quello sarebbero massacrate. Per questo noi democratici dobbiamo insistere: non abboccare alle polemiche contro i diritti imperfetti dei Paesi democratici (che comunque sono sempre migliori di quelli di Mosca e Gaza, con rispetto parlando) ma insistere sulla democrazia israeliana, ucraina, taiwanese e americana. Nella speranza che prima o poi arrivi anche a Mosca, Pechino e Ramallah. Allora sì, ci sarà la pace. E magari sarà pure possibile celebrare in quelle città un Pride.

Immagine correlata
Davide Romano

takinut3@gmail.com

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT