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Informazione Corretta Rassegna Stampa
12.03.2023 L'UE deve definire tutti gli Hezbollah
Analisi di Ben Cohen

Testata: Informazione Corretta
Data: 12 marzo 2023
Pagina: 1
Autore: Ben Cohen
Titolo: «L'UE deve definire tutti gli Hezbollah»
L'UE deve definire tutti gli Hezbollah
Analisi di Ben Cohen

(traduzione di Yehudit Weisz)


Più di 10 anni dopo che in un resort bulgaro cinque turisti israeliani avevano perso la vita in un attentato suicida, la settimana scorsa la Corte Suprema della nazione balcanica ha confermato la condanna emessa a due agenti di Hezbollah: ergastolo senza prospettiva di libertà condizionale. La sentenza avrebbe potuto essere più importante e utile se la coppia di terroristi fosse stata effettivamente in custodia. Purtroppo, come al processo iniziale dieci anni fa, la decisione della Corte Suprema è stata emessa in contumacia.

I luoghi in cui si trovano Meliad Farah, con doppia cittadinanza australiana e libanese, e Hassan El Hajj Hassan, che è in possesso di un passaporto canadese, rimangono sconosciuti, con grande dispiacere delle famiglie di coloro che sono stati assassinati.
L'attacco era avvenuto il 18 luglio del 2012 all'aeroporto di Burgas, una città che si trova sulla costa bulgara del Mar Nero. Un autobus che trasportava 42 turisti israeliani appena arrivati da Tel Aviv è stato fatto saltare in aria da un attentatore suicida, uccidendo Maor Harush, Itzik Kolangi, Amir Menashe, Elior Preiss e Kochava Shriki, una donna incinta, oltre a Mustafa Kyosov, il bulgaro autista dell'autobus. A un anno dall'inizio delle indagini sull'atrocità, il governo bulgaro concluse con sicurezza che il responsabile era Hezbollah, sostenuto dal regime iraniano. I pubblici ministeri hanno rivelato che sia Farah che Hassan erano entrati in Bulgaria circa un mese prima dell'attacco utilizzando documenti falsi, così come l'attentatore, Mohamad Hassan El-Husseini, con doppia cittadinanza franco-libanese, i cui resti sono stati identificati con l'analisi del DNA.

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Terroristi di Hezbollah

Sia Farah che Hassan sarebbero fuggiti dalla Bulgaria subito dopo l'attacco e da allora non se ne hanno più notizie. Accusati per la prima volta nel 2016 di complicità in terrorismo, i due uomini sono stati condannati nel settembre del 2020. I pubblici ministeri li hanno accusati di aver fornito l'ordigno esplosivo e il supporto logistico a El-Husseini e hanno affermato che le prove li collegavano a Hezbollah.
A quel tempo, l'attacco aveva portato un nuovo controllo sulla vocazione dell'Iran a fornire sostegno militare, finanziario e politico a Hezbollah in Libano e ad altre organizzazioni terroristiche in tutto il Medio Oriente. Ha anche portato l'Unione Europea ad adottare una nuova politica che molti osservatori hanno condannato come grossolana per logica e moralmente debole.
Nel 2013, il blocco europeo aveva accettato di designare l'ala “militare” di Hezbollah come organizzazione terroristica, ma non la sua ala “politica”. Questa biforcazione non esiste se non nell'immaginario dell'UE, e la sua persistenza rafforza la falsa convinzione che Hezbollah sarebbe un'entità legittima se solo abbandonasse le sue operazioni militari, come se il solo impegno politico potesse soddisfare un gruppo impegnato nel jihad e responsabile  della morte di migliaia di innocenti.
La decisione della Corte Suprema bulgara nel caso Burgas offre all'UE un'opportunità importante e tempestiva per correggere il proprio errore. Hezbollah nella sua interezza dovrebbe essere dichiarato terrorista, in sintonia con la decisione degli Stati Uniti di fare esattamente questo nel 1997.

Sebbene il confine settentrionale di Israele sia relativamente tranquillo ormai da diversi anni, la minaccia rappresentata da Hezbollah rimane tangibile. Com’era vero durante il suo aspro conflitto del 2006 con Israele, Hezbollah è ancora l'organizzazione terroristica più potente del mondo, comandando fino a 25.000 combattenti con più di 30.000 riservisti, più grande dell'esercito libanese ufficiale e questo a dispetto di una risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che chiede lo scioglimento delle sue operazioni militari. Secondo molte stime, Hezbollah possiede anche un arsenale di 150.000 missili. Inoltre, si vanta regolarmente della sua abilità nel decifrare la strategia e gli obiettivi militari di Israele. "Se una nuova situazione costringesse Israele a fare qualche mossa, noi abbiamo la capacità di prevedere cosa farà il nemico", aveva detto nel 2021, uno dei suoi alti funzionari al notiziario pro-Hezbollah, Al Akhbar.
L'idea che Hezbollah possa a un certo punto essere disponibile a negoziati è ridicola. Il suo tropo propagandistico preferito è lo stesso proposto dai suoi finanziatori iraniani; la previsione, senza alcun dubbio, che Israele è destinato a scomparire violentemente dalla carta geografica, e che quei Paesi arabi e musulmani tentati di fare la pace con lo Stato ebraico, farebbero meglio a rendersene conto o ad affrontarne le conseguenze.
“Il corso degli avvenimenti nella Palestina occupata indica che i sionisti si stanno muovendo verso la sconfitta e il collasso”, ha dichiarato il leader di Hezbollah, lo sceicco Hassan Nasrallah, in un discorso pronunciato il 6 marzo. “Esprimiamo la nostra solidarietà ai prigionieri palestinesi e ci assumiamo le nostre responsabilità a tale proposito. L'intero mondo musulmano è obbligato a sostenere la nazione palestinese di fronte al regime israeliano.”

In questo momento, Hezbollah sta cercando di pianificare un esito favorevole alla grave crisi politica ed economica del Libano. Il parlamento del Paese non è riuscito a nominare un nuovo presidente all'indomani delle dimissioni dello scorso ottobre dell'attuale presidente, Michel Aoun. Il 6 marzo, Nasrallah ha confermato che sia Hezbollah sia Amal, un'altra organizzazione paramilitare sciita, avrebbero sostenuto per l'incarico il politico veterano Suleiman Franjieh. Sebbene Franjieh, 57 anni, sia cristiano, è sfiduciato da ampie fasce della comunità maronita libanese, in netto contrasto con il suo principale rivale, il generale Joseph Aoun, 59 anni, anch'egli cristiano e che gode del sostegno degli Stati Uniti.

Franjieh si è affermato come un fedele sostenitore del regime del presidente siriano Bashar Assad, che come Hezbollah è sostenuto dagli iraniani, così come dalla dittatura russa del presidente Vladimir Putin. Malgrado la passata affermazione della Russia di essere un partner affidabile per Israele, Mosca ha coltivato attivamente gli avversari più letali dello Stato ebraico, con il risultato che l'Iran ha fornito all'esercito russo centinaia di droni lanciati contro obiettivi civili in Ucraina.
La sua posizione nei confronti di Hezbollah è altrettanto positiva. “Alcuni dicono che Hezbollah è un'organizzazione terroristica. Noi manteniamo contatti e relazioni con loro perché non li consideriamo un'organizzazione terroristica”, così spiegava nel 2015 Mikhail Bogdanov, allora viceministro degli Esteri russo. “Hezbollah è stato eletto dal popolo nel parlamento libanese”, ha continuato Bogdanov. “Ci sono membri del governo e ministri che provengono da Hezbollah. È una forza sociopolitica legittima.”

Questa visione edulcorata di Hezbollah non dovrebbe godere di alcuna  credibilità in Occidente, soprattutto perché è la posizione ufficiale di un regime il cui appetito imperialistico ha creato in Europa un'instabilità senza precedenti sin dalla Seconda Guerra Mondiale.
La posizione dell'UE resta che Hezbollah è per metà un gruppo terroristico e per metà un partito politico. Ricordandosi delle atrocità in Bulgaria un decennio fa e del massacro in Ucraina ora, quella posizione deve essere ribaltata immediatamente. Non ci sono sanzioni politiche nel farlo; ciò che l'UE deve superare soprattutto è la propria reticenza.

Ben Cohen Writer - JNS.org
Ben Cohen, esperto di antisemitismo, scrive sul Jewish News Syndicate

takinut@gmail.com

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