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Informazione Corretta Rassegna Stampa
16.02.2023 Israele: Il ritorno della destra liberale
Analisi di Ofir Dayan

Testata: Informazione Corretta
Data: 16 febbraio 2023
Pagina: 1
Autore: Ofir Dayan
Titolo: «Israele: Il ritorno della destra liberale»
Israele: Il ritorno della destra liberale
Analisi di Ofir Dayan

Israeli NY consul daughter Ofir Dayan: Columbia U not protecting me from  Palestinian group - Maccabee Task Force
Ofir Dayan

In the Knesset, Everyone's a Jabotinsky in Their Own Mind | The Tower
Netanyahu accanto al ritratto di Ze’ev Jabotinsky


Giuliano Ferrara ha giustamente invitato alla cautela nel criticare Netanyahu nel suo articolo pubblicato il 15 febbraio su “Il Foglio” e ripreso da informazione corretta. Ferrara ha fatto un giusto paragone con l’Italia, sottolineando come la politicizzazione della giustizia non sia un’adeguata risposta alla difesa della democrazia. L’invito alla calma con gli attacchi a Netanyahu e anche con l’indifferenza verso le proteste. 

 

Netanyahu ha reso Israele un’economia liberale che è diventata la casa di creatività, tecnologia e benessere, allontanandosi dal passato socialista dei primi decenni. Alle proteste contro le riforme volute da questo governo si unisce anche la destra laica, tra cui anche Benny Begin, il figlio del famoso Menachem Begin che ha fondato il Likud e firmato la pace con l’Egitto.

 

Preoccupanti sono anche gli industriali dell’hi-tech, che temono i cambiamenti che questo governo vuole introdurre. Tra le più importanti industrie hanno ritirato da Israele più di 7 miliardi di dollari di fondi, bloccando il trasferimento di più di mezzo miliardo di dollari per i prossimi mesi. 56 economisti hanno sottoscritto una lettera mettendo in guardia Netanyahu dalle riforme e le possibili conseguenze in campo economico, tra cui anche Luigi Zingales dell’Università di Chicago, le cui ricerche su capitalismo e prosperità hanno ispirato la politica economica di Netanyahu.

 

I compromessi delle coalizioni di governo sono sempre dolorosi e in politica i principi sono negoziabili. Ma cosa sarà dell’economia israeliana? Cosa sarà del Likud e della destra liberale frammentata e divisa? Cosa sarà del benessere e della sicurezza?

 

Una risposta tenta di darla Ofir Dayan, cronista politica, e figlia di Dani Dayan, esponente della destra liberale, attuale Presidente di Yad Vashem e già Console Generale Israeliano a New York e Presidente del Consiglio Regionale di Giudea e Samaria.

 

Tratto da YNet, 12 febbraio 2023, https://www.ynet.co.il/news/article/hyn00vgh6s

 

Invece di chiedere scusa, il Likud potrebbe tornare a essere liberale

 

Di Ofir Dayan - Cronista politica

 

Noi che sosteniamo il Likud e i suoi valori originari facciamo fatica ad affrontare la linea socio-economica impostaci dalla coalizione al governo.  Proposte come la legge sul Muro Occidentale ci obbligheranno a prendere posizione alle primarie.

 

Ancora oggi, febbraio 2023, quando si entra nel sito ufficiale del partito Likud, il bel titolo con la lettera “lamed” arricciata (la “elle” in ebraico, prima lettera della parola Likud) proclama: "Partito nazionale-liberale”. In effetti così era il partito quando è stato fondato: un'unione tra il partito “Libertà Nazionale” (Herut) e i liberali. Ma Herut era già un movimento liberale, il cui padre spirituale, Ze’ev Jabotinsky, è stato forse il più grande dei liberali ebrei delle ultime generazioni, certamente il più grande pensatore della destra liberale. Jabotinsky credeva pienamente non solo nel nostro diritto alla Terra di Israele, ma anche in un'economia liberale e nei diritti delle minoranze; sosteneva la libertà religiosa ed è stato tra i primi femministi.

 

Negli ultimi anni, il Likud sembra allontanarsi sempre di più dagli insegnamenti liberali del suo padre spirituale. Dalle serie di promesse elettorali di Benyamin Netanyahu che vanno contro qualsiasi ideologia economica liberale, ai progetti di legge insignificanti come quello di Miki Zohar che vorrebbe bloccare i contenuti pubblicati su Internet, in molti pensano che il partito abbia perso quella parola dopo il trattino: libertà. Ma c'è speranza che ritorni al suo antico splendore forse nel modo che meno ci si aspetta. Entrare in un governo in cui gran parte del potere giace nelle mani dei partiti ultra-ortodossi, che di per sé non sono liberali, costringe il Likud e il suo leader a tornare nuovamente ai principi liberali del movimento.

 

La scorsa settimana è stato presentato dal partito Shas (partito ultra-ortodosso Sefardita) un disegno di legge che mira a imporre pesanti sanzioni, persino la reclusione, a persone - soprattutto donne - che si recano al Muro Occidentale con abiti non modesti (in cosa consista la modestia è di per sé un argomento da discutere) o che suonano uno strumento musicale. Netanyahu ha dovuto chiarire che il progetto di legge non verrà avanzato e la situazione al Muro Occidentale rimarrà immutata. Questa non è la prima volta che Netanyahu ha dovuto chiarirsi su questioni che toccano i rapporti tra religione e stato. Durante le fasi di negoziazione per la formazione del governo aveva dovuto chiarire che in Israele la produzione di energia elettrica non sarà limitata durante lo Shabbat, a seguito della richiesta del partito “Ebraismo della Torah” (partito ultra-ortodosso ashkenazita) introdotta in fase negoziale e riportata allora dalla stampa.

 

Non è lontano il giorno in cui i rappresentanti dei partiti ultra-ortodossi alla Knesset proporranno leggi e regolamenti che contraddicono ancor più profondamente la dottrina economica liberale.  Per molti è già difficile accettare gli assegni familiari e la preferenza per gli studi della Torah rispetto all'integrazione nel mercato del lavoro. Questa situazione pesa sull'economia israeliana e secondo gli esperti è destinata a peggiorare.

 

Non è irragionevole ritenere che il Ministro dell'Edilizia Yitzhak Goldknopf, che ha affermato, per poi scusarsi lievemente, che gli studi della Torah sono più difficili dei combattimenti nell'esercito, cercherà di approvare leggi che diano priorità agli studenti delle accademie talmudiche rispetto ai soldati. Tali leggi non saranno approvate nel silenzio generale o proprio non saranno approvate, e ciò costringerà il Likud, i cui elettori sostengono fermamente l’esercito israeliano, ad andare contro il principale partner di governo.

 

Alcune persone della destra nazionale liberale, e io sono tra loro, hanno avuto difficoltà nell’accettare gli importanti dicasteri e il conseguente potere concesso a partiti a dir poco non-liberali, ma forse è proprio di qui che verrà il cambiamento. La costante necessità di scusarsi e spiegare che lo Stato di Israele non diventerà uno stato teocratico socialista indurrà gli elettori del Likud e i suoi sostenitori a scegliere i loro rappresentanti alle primarie non solo in base a considerazioni politiche e di sicurezza, ma anche in base a considerazioni economico-sociali.

 

C'è ancora molta strada da fare. Al momento c’è solo una flebile scintilla di speranza che potrà diventare la luce alla fine del tunnel, ma sicuramente c’è un'occasione da non perdere per riportare il Likud alla sua essenza: un partito nazionale che non rinuncia alle libertà individuali e alle politiche economiche di destra.


takinut3@gmail.com

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