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Informazione Corretta Rassegna Stampa
14.12.2022 Parlamento, sì alle armi all'Ucraina, no dei 5 stelle
Cronaca di Emanuele Lauria

Testata: Informazione Corretta
Data: 14 dicembre 2022
Pagina: 8
Autore: Emanuele Lauria
Titolo: «Nuove armi all’Ucraina sì di destra, Pd e Terzo polo. no dei 5S»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 14/12/2022 a pag.8 con il titolo "Nuove armi all’Ucraina sì di destra, Pd e Terzo polo. Per la prima volta no dei 5S" la cronaca di Emanuele Lauria.

«Gli aiuti militari finiranno solo quando ci sarà un tavolo di pace ». Con queste premesse, enunciate dal ministro della Difesa Guido Crosetto, il Parlamento dà il via libera alla proroga, anche per il 2023 all’invio di armi in Ucraina. E lo fa con uno schieramento molto ampio: perché sia alla Camera sia al Senato il Pd e il Terzo polo appoggiano le risoluzioni della maggioranza, che dal canto suo ha regalato un’astensione agli atti delle due forze d’opposizione. A monte c’è un accordo che, nei fatti, isola i 5Stelle e la sinistra, che hanno invece votato contro. Con la durissima reprimenda di Giuseppe Conte: «Lei parla di Italia sovrana – dice l’ex premier a Giorgia Meloni – e invece c’è una totale acquiescenza a Washington». È un passaggio che vede fra i registi Crosetto e il ministro per i rapporti con il Parlamento Luca Ciriani e che dà una robusta copertura politica all’intera operazione, in attesa di un decreto (il sesto) che non ci sarà prima di gennaio. Meloni ha ricordato in aula, durante le comunicazioni che precedono il Consiglio europeo di Bruxelles, che il nostro Paese è ancora «impegnato nella consegna» dei materiali militari previsti dal quinto decreto del governo Draghi, «che dovrebbe ultimarsi entro dicembre». Nulla dice sul dopo. Ma la presidente del Consiglio afferma che «per perseguire l’obiettivo di assistere il popolo ucraino è necessario anche l’aiuto militare. Perché al di là della facile propaganda, le condizioni possibili per far cessare le ostilità sono due: che uno si arrenda (tuttavia se fosse l’Ucraina non sarebbe pace, ma invasione), oppure che tra le forze in campo ci sia uno stallo», che costringerebbe «chi ha mosso l’invasione a desistere». «Propaganda» è il termine che Meloni ripete più volte all’indirizzo dei 5S ma anche degli scettici, sull’invio delle armi, che stanno all’interno della sua coalizione: Massimiliano Romeo, capogruppo della Lega in Senato, si domanda: «Continuare a inviare armi senza aprire un credibile dialogo dove ci porterà?» Però aggiunge: «Se vogliamo ottenere la pace di sicuro non lo facciamo deponendo le armi ma neppure inviandole senza riserve come qualcuno propone ». E Romeo indica il rischio «che la tenuta dell’Occidente si incrini». La giornata, fra Camera e Senato, incornicia l’asse che va da FdI al Pd: «Abbiamo dimostrato la disponibilità a lavorare su un tema così importante con serietà», spiega la capogruppo dem al Senato Simona Malpezzi, segnalando anche la richiesta del suo partito di una conferenza di pace a Roma. Ad accendere il clima è la dura opposizione dei 5S che per la prima volta – e a differenza di quanto accadeva durante il governo Draghi – votano in Parlamento contro l’invio delle armi.
 
Ucraina, Conte:
Conte contro Ucrania

 Conte va giù duro: «Dovremmo essere capofiladell’azione diplomatica e invece stiamo lasciando questo ruolo a Erdogan », dice il presidente di M5S. Tensione alle stelle quando il deputato pentastellato Marco Pellegrini accusa Crosetto di conflitto d’interessi, in riferimento all’alleanza fra Italia, Regno Unito e Giappone per la costruzione dei Tempest, cacci a di sesta generazione. Il ministro si infuria. E ricorda che l’accordo sui Tempest l’aveva firmato Elisabetta Trenta: «L’invio di armi è una scelta difficile, anche per chi la prende. Per chi viene accusato di essere guerrafondaio. Sapete con che sofferenza uno legge queste cose, che non tengono conto di ciò che sono stati i 59 anni della sua vita». Intanto, mentre dagli Usa l’amministrazione Biden avrebbe deciso di inviare a Kiev i missili per la difesa aerea Patriot, Meloni vola oggi a Bruxelles per il suo primo Consiglio europeo con un forte sì a una posizione atlantista. Non risparmiando bacchettate all’Ue su immigrazione ed energia. Sui migranti «devono esserci stessi diritti e stessi doveri», messaggio spedito alla Francia. E sull’energia pesa il «ritardo» della Commissione, la cui proposta è «insoddisfacente e inattuabile». Un manifesto dei rapporti che, secondo Meloni, devono legare Roma a Bruxelles: «L’obiettivo è avere più Italia in Europa». Una dichiarazione d’orgoglioin una giornata che vede una sola volta Meloni scusarsi, per il ritardo di 20 minuti con cui giunge alla Camera: «Colpa del traffico. Non ho detto di Gualtieri...».

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