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Informazione Corretta Rassegna Stampa
19.07.2022 Il viaggio di Biden nel Medio Oriente. Un fallimento?
Analisi di Antonio Donno

Testata: Informazione Corretta
Data: 19 luglio 2022
Pagina: 1
Autore: Antonio Donno
Titolo: «Il viaggio di Biden nel Medio Oriente. Un fallimento?»
Il viaggio di Biden nel Medio Oriente. Un fallimento?
Analisi di Antonio Donno


Joe Biden

Dov’è Antony Blixen? Che fa il Segretario di Stato di Biden? Oggi più che mai Blixen avrebbe dovuto consigliare a Biden di soprassedere definitivamente sulla questione Khashoggi nell’incontro con i sauditi, in particolare con l’erede al trono di Riad, Mohammed bin Salman. Al contrario, Biden ha dimostrato ancora una volta la sua insufficiente caratura politica di leader di un Paese decisivo nello scacchiere globale, dove il realismo politico ha sempre avuto un ruolo fondamentale nelle relazioni internazionali. Lo scopo di Biden era di riavvicinare l’Arabia Saudita all’Occidente, mediante il suo ingresso negli Accordi di Abramo. Ma, nel momento in cui il Presidente americano ha tirato nuovamente in ballo l’assassinio di Khashoggi, ha bruciato in un sol colpo ogni suo progetto di portare il Paese saudita in un contesto di alleanze in funzione anti-iraniana, per non parlare della questione del petrolio. Blixen avrebbe dovuto per tempo avvertire Biden di tralasciare nei suoi colloqui l’“affare Khashoggi”, perché deleterio nelle relazioni tra Riad e Washington. Forse l’avrà fatto, ma Biden non ne ha tenuto conto.

For the Last Four Years, America Got The Middle East Right - Intelligence  Squared US

     Sono passati alcuni decenni da quando Nixon riallacciò le relazioni tra gli Stati Uniti e la Cina di Mao Tse-Tung. In quella circostanza, l’incontro del febbraio 1972, una data veramente storica, fu preceduta da numerosi incontri tra il Segretario di Stato, Henry Kissinger, e Chou En-Lai, incontri segreti nei quali ci si accordò nell’eliminare dalle discussioni tra Nixon e Mao qualsiasi riferimento alla questione di Formosa (Taiwan) e al nemico storico della Cina, il Giappone, stretto alleato degli Stati Uniti. Certo, lo scopo dei due era di isolare l’Unione Sovietica, a quel tempo nemica di Pechino, ma egualmente le questioni di Taiwan e del Giappone avrebbero potuto comparire nel contesto delle discussioni, se Kissinger non avesse abilmente sgombrato il campo d’accordo con Chou En-Lai. Due straordinari diplomatici del secolo scorso.

     Le due vicende paiono incomparabili per importanza, ma nelle relazioni internazionali gli eventi e le loro possibili conseguenze devono essere soppesati e valutati in rapporto al contesto storico e politico in cui si svolgono. Nel caso del viaggio di Biden in Medio Oriente, era fondamentale ristabilire un rapporto fiduciario tra Stati Uniti e Arabia Saudita, al fine – come si è detto e come la diplomazia occidentale si attendeva – di creare un solido blocco di Paesi arabo-sunniti in funzione anti-iraniana, in cui Riad avrebbe svolto un ruolo di primo piano. Nulla di tutto ciò è avvenuto, anche se occorre aspettare qualche giorno per avere un riscontro attendibile degli esiti del viaggio di Biden nel Medio Oriente.

     Nonostante l’impegno americano nel sostenere la lotta degli ucraini contro gli invasori russi, la credibilità dell’Amministrazione Biden è in sofferenza. Non tutto è colpa di Biden, perché il calo di prestigio di Washington a livello internazionale parte dalle Amministrazioni Obama, attraversa gli anni di Trump, e si rivela nell’attuale Amministrazione. Il ritiro voluto da Obama dallo scenario internazionale, nel quale gli Stati Uniti avevano svolto un ruolo primario dalla fine della seconda guerra mondiale, ha significato lo spostamento abbastanza rapido del centro delle relazioni internazionali e dei suoi sviluppi globali verso l’Asia, dando vita a ciò che alcuni osservatori, per quanto con troppa faciloneria, definiscono il “secolo asiatico”, perché incardinato sui progetti egemonici del duo russo-cinese. Non occorre esagerare nelle definizioni, perché lo studio delle relazioni internazionali impone molta cautela e attenzione prospettica.

     Il Medio Oriente, in particolare, ha sofferto delle decisioni di Obama, la cui accettazione dell’accordo del 2015 con l’Iran aveva dimostrato ai nemici dell’Occidente che gli Stati Uniti si stavano profilando come un attore non più determinante nello scacchiere delle relazioni internazionali. Oggi, la visita di Putin a Teheran sta a dimostrare che il Medio Oriente sta divenendo un centro di interesse vitale per la Russia, nonostante che Biden abbia affermato, nella sua visita in Israele, che gli Stati Uniti sono pronti a ritornare nello scenario politico della regione per sostenerne la difesa contro la minaccia nucleare dell’Iran. Sarà così?

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Antonio Donno

takinut@gmail.com

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