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Informazione Corretta Rassegna Stampa
02.09.2021 I risvolti internazionali della riconquista talebana dell’Afghanistan
Analisi di Antonio Donno

Testata: Informazione Corretta
Data: 02 settembre 2021
Pagina: 1
Autore: Antonio Donno
Titolo: «I risvolti internazionali della riconquista talebana dell’Afghanistan»
I risvolti internazionali della riconquista talebana dell’Afghanistan
Analisi di Antonio Donno

Afghanistan, i Talebani hanno ucciso il parente di un giornalista della tv  tedesca

Gli americani hanno concluso la loro ritirata dall’Afghanistan, incassando una sconfitta deplorevole. Ora è l’ora della diplomazia, si dice. Ma quale diplomazia? I talebani hanno conquistato il potere a mani basse e lo gestiranno secondo i loro metodi e la loro tradizione. C’è un aspetto ridicolo in tutta questa faccenda: si vuole trattare con i talebani. Ma per ottenere che cosa? I talebani hanno stravinto sul terreno, l’esercito afghano si è dissolto come neve al sole, la vita civile e sociale degli afghani è ricaduta completamente sotto il controllo talebano e dei suoi principi religiosi. Perché i talebani dovrebbero trattare con gli sconfitti? Il loro potere è ora totale e con ogni probabilità sarà duraturo. I paesi che circondano l’Afghanistan – Iran, Turkmenistan, Uzbekistan, Tagikistan, Pakistan – sono tutti islamici, per quanto alcuni sciiti, altri sunniti. Formano una corona politica e territoriale che ha salutato con entusiasmo la vittoria dell’Islam per mano dei talebani e questo è sufficiente per cantare vittoria sull’Occidente. Poi si vedrà.

I talebani sanno che il loro successo è senza ritorno. Sanno che l’Occidente ha dato forfait definitivo in Afghanistan e in Asia Centrale, sanno che nessun altro intervento occidentale scalfirà il loro potere. Il vero pericolo non verrà dall’Occidente, ma dal ventre stesso dell’Islam. Già ora, l’Isis afghano opera per mettere in difficoltà il nuovo governo talebano, accusato di essere nazionalista, mentre l’Isis sostiene il grande progetto islamico di conquista del mondo, di cui l’Afghanistan non può essere che una tappa. Nel futuro, dunque, si assisterà ad uno scontro mortale tra i due rami dell’Islam; solo così il potere talebano potrà correre pericoli esistenziali, non certo per opera degli occidentali. Ecco perché parlare di contatti diplomatici con i talebani da parte dell’Occidente non ha senso. Sarà del tutto inutile, da oggi in poi, chiedere ai vincitori di aprire canali umanitari per gli afghani che vogliono uscire dal paese. Accettare queste richieste sarebbe un cedimento politico da parte talebana, dopo aver conseguito una vittoria così schiacciante. A meno che gli occidentali non si pieghino a sborsare ingenti somme di denaro, di cui i talebani hanno urgente bisogno per rafforzare il loro potere dopo la vittoria militare.

Gli Stati Uniti escono sconfitti e disorientati dalla lunga avventura afghana. Ma la responsabilità del tracollo occidentale ricade anche sull’Europa, ormai politicamente e militarmente incapace di gestire qualunque crisi a livello globale e perciò richiusa nel suo guscio fatto di contraddizioni e spesso di errori. Della Nato si può dire soltanto che si tratta di un’alleanza che, per quanto riunisca trenta paesi, è politicamente in una fase di stallo rispetto all’evoluzione del sistema politico internazionale. Quando si parla dell’ingloriosa ritirata americana dall’Afghanistan, si dimentica che in quel paese agivano anche reparti della Nato, che hanno lasciato il campo insieme agli americani, sui quali per vent’anni è ricaduta la gran parte delle incombenze militari e che hanno subito perdite umane e materiali molto più consistenti rispetto a quelle dei paesi della Nato impegnati in Afghanistan insieme agli americani.

Così, l’avventura afghana si è chiusa con la sconfitta dell’Occidente. Quanto tutto questo potrà avere conseguenze future sull’assetto del sistema politico internazionale, è tutto da vedere. Se i talebani hanno vinto la loro battaglia per la conquista dell’Afghanistan, Russia e Cina traggono un vantaggio strategico fondamentale nel cuore dell’Asia. La cosiddetta “via della seta” pensata e in via di realizzazione da parte di Pechino per raggiungere il Mediterraneo trae un grande vantaggio dalla liberazione dell’Afghanistan della presenza americana e dei paesi della Nato impegnati per due decenni in un lungo e sfibrante lavoro di democratizzazione del paese asiatico. Un lavoro fallito in un breve lasso di tempo, con conseguenze immaginabili per quegli afghani che avevano goduto per qualche anno di una libertà mai avuta nella storia di quel paese. Il costo umano della riconquista talebana sarà altissimo, ma questo è il tragico esito di un fallimento occidentale che avrà importanti riflessi sul futuro assetto del sistema politico internazionale.

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Antonio Donno

takinut@gmail.com

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