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Informazione Corretta Rassegna Stampa
14.05.2021 'Per lei volano gli eroi', di Amir Gutfreund
Recensione di Giorgia Greco

Testata: Informazione Corretta
Data: 14 maggio 2021
Pagina: 1
Autore: Giorgia Greco
Titolo: «'Per lei volano gli eroi', di Amir Gutfreund»
Per lei volano gli eroi
Amir Gutfreund
Traduzione dall’ebraico di Raffaella Scardi
Neri Pozza euro 21

Per lei volano gli eroi - Amir Gutfreund - Libro - Neri Pozza - Bloom | IBS

L’ultima pagina del libro di Amir Gutfreund arriva in un soffio, una cosa non comune quando un romanzo conta più di seicento pagine, e la sensazione che lascia al lettore è di aver vissuto una straordinaria esperienza emotiva. Figlio di genitori polacchi sopravvissuti alla Shoah, Amir Gutfreund, nato a Haifa nel 1963, ha avuto una vita breve e travagliata che però non gli ha impedito di intraprendere la carriera militare diventando colonnello dell’aviazione israeliana e poi di dedicarsi allo studio della matematica e della fisica. Inizia a scrivere a vent’anni ma è solo alla morte della madre che decide di pubblicare i suoi lavori.

Il suo primo romanzo “La nostra Shoah” disponibile solo in traduzione inglese, narra della presa di coscienza di quanto accaduto agli ebrei da parte di un gruppo di ragazzi israeliani e ci restituisce una profonda riflessione collettiva. “Per lei volano gli eroi”, uscito in Israele nel 2008, è il primo romanzo di questo brillante autore ad essere pubblicato in Italia per l’editore Neri Pozza e affronta con rara sapienza narrativa alcuni fra i temi più pervasivi della letteratura israeliana: l’amicizia e la guerra. Centrale nella narrativa di un altro scrittore israeliano, Eshkol Nevo (basti ricordare “La simmetria dei desideri” e “L’ultima intervista”), il tema dell’amicizia è il fil rouge che unisce i frammenti di una storia che abbraccia un trentennio – dal 1968 all’indomani della Guerra dei Sei Giorni al 1995 con l’assassinio di Rabin – della vita di Israele e di quella di cinque ragazzi che fin da bambini giocano assieme, vanno a scuola, diventano adolescenti e poi adulti trasformandosi, vivendo esperienze diverse ma restando fedeli a quel valore, l’amicizia, capace di resistere anche alla morte.

Chi sono i “ghiborim”, gli eroi del titolo? Sono ragazzi israeliani i cui genitori provengono da luoghi diversi, Irak, Polonia, Grecia, che crescono in un caseggiato - vero protagonista del libro - in un quartiere popolare di Haifa negli anni cinquanta e sessanta, a cui quasi tutti prima o poi ritornano se non fisicamente di sicuro con il cuore. Intrecciata alla storia d’Israele di quegli anni scorre la vita di Benni Abadi la cui famiglia di commercialisti proveniente dall’Irak e rispettosa delle tradizioni non dimentica le sue radici, nonostante l’orgoglio di essere giunta in Israele.C’è Yoram che ha un padre violento e una madre che fugge in America, un tradimento imperdonabile negli anni sessanta. Conosciamo Zion Nachmias di famiglia greco-turca, appassionato di basket e di tecnologia che avrà un destino infausto nel corso delle operazioni in Libano, una guerra che segnerà in maniera pesante il destino di Gideon che da bambino, sempre in ordine e ben pettinato, collezionava francobolli e pezzi di lego. In un romanzo che è soprattutto una polifonia di voci il compito di narrare la storia è riservato ad Arik Broshi, un personaggio che per chi l’ha conosciuto nelle pagine del libro di Gutfreund è impossibile dimenticare. Arik che ha una mamma “sabra” nata in un kibbutz e un padre sopravvissuto alla Shoah, fervente sionista e orgoglioso del suo paese, non ha ancora trovato la sua strada. Si è iscritto a varie facoltà senza concluderne alcuna, poi dopo alcune imprese fallite con il suo amico Yoram, trova una certa stabilità come gestore di un pub. Di aspetto gradevole irretisce molte donne, giovani e mature, ma il suo cuore rimane legato a Michal, sorella di Benni per la cui salvezza sarà disposto a rischiare la vita.

Nell’ultimo elettrizzante capitolo i cinque amici si ritroveranno per tentare di salvare Michal che dopo un lungo viaggio in varie parti del mondo per superare il lutto dopo morte del marito rimane prigioniera di una setta in America. Quello che combineranno i nostri “eroi” per raggiungere l’obiettivo è degno di una delle più audaci azioni di intelligence americane! Proprio da questa sezione del libro di Gutfreud è stata tratta una miniserie televisiva creata da Omri Givon, con la partecipazione della bravissima Yaeli Sharoni, ora disponibile anche su Netflix. Una piccola curiosità: inizialmente Givon prevedeva che i protagonisti volassero a Chicago e che la storia si sviluppasse tra Stati Uniti e Messico. Tuttavia, a causa degli alti costi di produzione negli Stati Uniti, ha scelto di spostare la storia in Colombia. La serie, da non perdere, ha vinto il premio come miglior serie TV alla prima edizione di “Canneseries”, festival francese dedicato al mondo delle serie televisive. E’ un grande affresco storico e socio-culturale quello che Gutfreund tratteggia in un romanzo ricco di eventi, flash back, variazioni rendendo il lettore partecipe della vita di questi giovani e dei loro nuclei familiari, dove gli adulti sono alle prese con una realtà in continua trasformazione. In questa pluralità di voci spiccano alcuni personaggi particolarmente significativi: Meir il bibliotecario, amico di Arik, grazie al quale il giovane Broshi si appassionerà alla lettura e alla scrittura desiderando scrivere una grande storia non per raccontare i grandi eventi ma per ricordare le storie dei singoli; lo zio Perez, capace di prevedere sciagure e attentati, che vive in un kibbutz rigorosamente laico e diventa religioso ortodosso, di nascosto dalla moglie; Yankele Breid, il sensale di matrimoni dal cuore generoso che racconta l’esperienza della Shoah dialogando con i morti, è una delle figure più intense e significative del libro.

Con un registro ironico che non esclude la compassione, l’autore racconta l’Israele di quel trentennio, con i pub, i film, le canzoni, le diverse posizioni politiche che segnano l’inevitabile distanza fra la generazione dei genitori e quella dei figli, gli eventi tragici che hanno colpito il paese, la nascita del terrorismo, i primi attentati, le operazioni militari con il corollario di traumi, ma anche la voglia di aprirsi al mondo e di varcare gli stretti confini del piccolo quartiere operaio dove i cinque amici sono cresciuti. Un altro merito di Gutfreund è quello di aver raccontato, lui scrittore askenazita, l’esperienza degli ebrei iracheni come solo Sami Michael ed Eli Amir avevano fatto nei loro romanzi e la guerra del Kippur, un trauma indicibile per Israele e, forse per questo, una guerra ancora oggi poco presente nella letteratura israeliana. Racconto intenso che si dipana nel corso degli anni acquisendo via via un ritmo narrativo sempre più incalzante, il romanzo di Amir Gutfreund è un modo per tuffarsi nella complessità di Israele e per capire, come solo la buona letteratura può fare, l’anima e l’essenza di un paese in continuo fermento.


Giorgia Greco

takinut@gmail.com

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