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Informazione Corretta Rassegna Stampa
10.04.2021 L’ingerenza dell’Iran in Marocco è un problema
Analisi di Emanuele Ottolenghi

Testata: Informazione Corretta
Data: 10 aprile 2021
Pagina: 1
Autore: Emanuele Ottolenghi
Titolo: «L’ingerenza dell’Iran in Marocco è un problema»
Riprende la collaborazione con Emanuele Ottolenghi, senior fellow alla Defence of Democracies di Washington, esperto di Iran e terrorismo mediorientale.
Tra i suoi libri disponibili in italiano:
"La Bomba iraniana" (ed.Lindau, 2008)
"Autodafé: L'Europa, gli ebrei e l'entisemitismo" (ed.Lindau, 2007)

Ecco il suo primo articolo:

L’ingerenza dell’Iran in Marocco è un problema

Analisi di Emanuele Ottolenghi

(Traduzione di Yehudit Weisz)


Lo scorso 6 gennaio i servizi segreti marocchini hanno arrestato un cittadino libanese di cinquantasette anni al suo ingresso nel Paese. Poco si sa di lui, eccetto che è un membro di Hezbollah colto in possesso di più passaporti e documenti d'identità europei, di alcuni dei quali era stato denunciato il furto. I funzionari che hanno accettato di parlare con l'autore a condizione dell’anonimato, hanno dichiarato che era entrato in Marocco con il nome di Ibrahim Youssef, ma che nei registri anagrafici della popolazione libanese non esiste nessuno con quel nome e quella data di nascita. L'uomo che i marocchini hanno beccato viaggiava con diverse false identità. Negli ultimi anni Hezbollah e Iran hanno raffinato sempre più la loro capacità nel falsificare documenti. Nel 2014, un agente dell'Organizzazione per la Sicurezza Esterna di Hezbollah, Mohammad Amadar, era stato arrestato in Perù perché sospettato di aver pianificato un attacco terroristico a Lima. Era arrivato con un passaporto falso, proveniente dalla Sierra Leone, nazione dell'Africa Occidentale. Nel 2019, le autorità argentine avevano arrestato due iraniani entrati nel Paese con passaporti israeliani falsi.

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Terroristi di Hezbollah

Gli iraniani avevano affermato di essere oppositori del regime. Ma gli argentini la pensavano diversamente. E i fornitori dei passaporti falsi (e rubati), che fonti dell'intelligence argentina specificano fossero in Spagna, erano collegati con l'Iran. Pochi mesi dopo, altri due iraniani con passaporti falsi furono arrestati in Ecuador. Cosa ci faceva in Marocco un agente di Hezbollah con documenti falsi? Anche lui è collegato alla rete di falsificazione che aiuta Iran e Hezbollah a percorrere le vie di fuga dal Medio Oriente fino all'America Latina e ritorno? Era forse un committente che stava consegnando documenti falsi ad altri? Stava entrando in Marocco, come Amadar in Perù, per organizzare un attacco? Per rispondere a questa domanda, basta pensare al decennio di tensioni tra il Regno nordafricano e l'Iran, che gestisce Hezbollah come suo delegato. Per due volte in un decennio il Marocco ha rotto le relazioni con l'Iran: la prima volta, nel 2009, ufficialmente per la dichiarazione di un funzionario clericale iraniano secondo cui il Bahrain, il piccolo Regno del Golfo, in realtà apparteneva all'Iran; e poi nel 2018, appena un anno dopo che Teheran aveva riaperto la sua ambasciata, il Ministro degli Esteri del Marocco, Nasser Bourita, aveva accusato pubblicamente l'Iran per l’invio di membri di Hezbollah e la fornitura di armi e di addestramento destinati al Fronte Polisario, un gruppo che il Marocco sta combattendo per la sovranità sull'ex colonia spagnola nel Sahara Occidentale. L'Algeria, vicina del Marocco, sostiene Polisario.

Oltre a questi battibecchi, il Marocco ha accusato l'Iran di attività per diffondere il suo marchio rivoluzionario di Sciismo tra la popolazione marocchina prevalentemente Sunnita, qualcosa che l'Iran ha certamente fatto con zelo in tutta l'Africa Occidentale e tra gli immigrati marocchini nel Nord Europa. Ci sono poche prove che questi tentativi abbiano ottenuto un consenso significativo in Marocco, ma non certamente per mancanza d’intenti. Il Marocco ha anche soddisfatto una richiesta degli Stati Uniti di arrestare il finanziere di Hezbollah e cittadino libanese, Kassem Tajideen, mentre transitava attraverso il Marocco nel 2017. L'Iran avrebbe cercato di corrompere dei funzionari per lasciarlo andare e non ha mai perdonato il Marocco per aver infine estradato Tajideen negli Stati Uniti (l'amministrazione Trump lo ha rilasciato nel luglio del 2020, forse nel quadro di uno scambio di prigionieri). E poi ci sono gli Accordi di Abramo, gli storici trattati di pace che l'amministrazione Trump ha mediato tra i Paesi arabi, che comprendono il Marocco, e Israele, con grande dispiacere di Teheran. L'arrivo di un membro di Hezbollah a gennaio, meno di un mese dopo la normalizzazione delle relazioni tra Gerusalemme e Rabat, potrebbe non essere una coincidenza, soprattutto considerando che, appena due mesi prima, i leader del Polisario avevano posto fine a una tregua trentennale con il Marocco, ridestando così un conflitto che dal 1975 aveva conosciuto un po’ di tregua e che potrebbe infiammare una regione già instabile. Quale modo migliore per fare pressione su un avversario più potente se non affidarsi ad una guerra asimmetrica come gli attacchi terroristici per delega? Per il Marocco, storico baluardo della moderazione islamica e della politica filo-occidentale in una regione altrimenti inquieta e spesso sconvolta dal radicalismo, questo non promette nulla di buono, soprattutto se abbinato alle accuse di sostegno al Polisario da parte di Hezbollah. Teheran ha respinto le accuse come infondate, ma i marocchini sono irremovibili e a buon diritto.

L'Iran ha storicamente sostenuto qualsiasi militanza contro i regimi filo-occidentali, indipendentemente dal loro orientamento religioso o politico. La posizione ufficiale dell'Iran sulla disputa territoriale del Sahara Occidentale coincide con quella dell'Algeria. L'Algeria ha ricambiato numerose volte questo sostegno, l'ultima nel maggio del 2020, quando ha consentito agli aerei iraniani diretti in Venezuela di fare rifornimento ad Algeri. Inoltre, contatti tra Hezbollah e Polisario sono di dominio pubblico: una leader chiave del Polisario, Nana Rabbat al-Rasheed, nel 2017 aveva guidato una delegazione a Beirut, dove aveva incontrato il parlamentare di Hezbollah Ali Fayad (e sulla sua Pagina Facebook aveva postato un commento entusiasta “Lunga vita alla resistenza!”) e altri rappresentanti di Hezbollah. Ci sono altri motivi per essere preoccupati.

Il Sahara Occidentale, così come le coste del Marocco, sono diventati sempre più un punto di transito per le spedizioni di cocaina dall'America Latina all'Europa - un'attività costantemente appoggiata dai finanziatori e dai facilitatori di Hezbollah. Un possibile collegamento Hezbollah-Polisario è preoccupante non solo perché riflette una diffusa strategia iraniana per guadagnare potere, quella di rinforzare i surrogati contro i suoi avversari, ma perché potrebbe essere un incubatore di attività illecite reciprocamente vantaggiose che si aggiungerebbero all'instabilità regionale. L'amministrazione Biden dovrebbe prestare molta attenzione a questi sviluppi. Il Marocco è un forte alleato degli Stati Uniti ed è stato storicamente una voce moderata all'interno della Lega araba quando si tratta del conflitto arabo-israeliano. La recente normalizzazione del Marocco con Israele è promettente e Washington dovrebbe incoraggiarla, come parte di uno sforzo più ampio per consolidare ed allargare gli Accordi di Abramo. Washington ha molto da perdere da un conflitto in ripresa nel Sahara Occidentale, e non dovrebbe consentire all'Iran di inviare i suoi surrogati a peggiorare le cose, proprio come fece in Siria dieci anni fa.

Emanuele Ottolenghi - SourceWatch
Emanuele Ottolenghi

takinut@gmail.com

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