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Informazione Corretta Rassegna Stampa
05.10.2020 IC7 - Il commento di Enrico Fubini: Lockdown in Israele
Dal 28 settembre al 3 ottobre 2020

Testata: Informazione Corretta
Data: 05 ottobre 2020
Pagina: 1
Autore: Enrico Fubini
Titolo: «IC7 - Il commento di Enrico Fubini: Lockdown in Israele»
IC7 - Il commento di Enrico Fubini
Dal 28 settembre al 3 ottobre 2020

Lockdown in Israele

Israel and its dentists are on lockdown : Coronavirus (COVID-19) microsite

Venerdì 18 settembre alle 14, poche ore prime dell’inizio di Rosh Hashanà è scattato il secondo lockdown in Israele, tra polemiche, discussioni, minacce di non osservare le norme e norme alquanto confuse. In queste settimane si parla più di Covid 19 che di politica e degli eventi così importanti, legati alla pace con gli Emirati e il Bahrein. O meglio le discussioni e le roventi polemiche sul Covid, si mescolano e si intrecciano con la politica, mettendo persino in crisi la tenuta di un governo sempre più traballante.

Israel to impose new nationwide lockdown as Covid-19 surges

Tutti hanno la sensazione, da qualche settimana, che il paese sia entrato in una fase di caos e che per molti versi la situazione stia diventando incontrollabile. In effetti di fronte ad un aumento terrificante dei nuovi infettati ogni giorno, passati da poche centinaia a oltre 5000, si ha l’impressione che il governo e in particolare Gamzu, il responsabile dei provvedimenti anti Covid incaricato di questo delicato compito dal governo, si trovino in grave difficoltà. Difficoltà aumentate dal questo pernicioso intreccio di Covid e politica: qualsiasi provvedimento proposto per invertire la marcia del virus ha incontrato forti ostilità di qualche gruppo o di qualche partito, che hanno minacciato anche di far cadere il governo. Da varie settimane tutte le sere ci sono a Gerusalemme manifestazioni per lo più affollatissime di nemici di Netanyahu che ne chiedono le dimissioni. Il che è spiegabile e ammissibile in regime democratico ma reso problematico in regime di Covid, per i molti giovani e meno giovani che manifestano con slogan e atti non sempre di buon gusto, senza mascherine, ammassati a centinaia e a migliaia, diffondendo contagi e aumentando il numero giornaliero dei nuovi malati. Non si può perciò addossare solo alla popolazione araba e ai haredim (gli ultraortodossi) l’accusa di essere la causa di questa crisi. Si poteva supporre che il lockdown avesse risolto questi difficili problemi vietando ogni spostamento non giustificato, ogni assembramento di persone; ma i governanti hanno optato per soluzioni più soft, prevedendo forse troppe eccezioni. Inoltre non se la sono sentita di proibire le manifestazioni per non essere accusati di calpestare i diritti della democrazia.

Purtroppo il lockdown invece di risolvere i problemi ne ha aperto molti altri. Le manifestazioni continuano ad essere permesse e chi viene fermato dalla polizia per essersi spostato ben oltre il chilometro permesso, basta che risponda alla polizia che si sta recando a manifestare. I haredim protestano, anche giustamente, contro un governo che proibisce gli assembramenti ma permette le manifestazioni politiche contro Netanyahu e d’altra parte rende molto problematiche a causa dei loro quartieri affollati e privi di spazi aperti, le funzioni religiose di questi giorni festivi. Il lockdown invece di aver troncato le polemiche e il caos in realtà ha ancora aumentato la sfiducia nei confronti di un governo che non riesce a definire una linea precisa di comportamento per troncare questo aumento incontrollato del virus. Evidentemente il governo è soggetto a molteplici e contrastanti pressioni. Israele, si è sempre saputo, è un paese difficile e la composizione sociale così varia e frammentata del paese, rende ancora più difficile la gestione di una situazione che oggettivamente non è certo di facile soluzione. Il governo ha i suoi torti, come sempre e come avviene in tutti i paesi del mondo in circostanze di questo genere, ma bisogna anche dire che anche il popolo israeliano ha i suoi torti ed è veramente difficile da gestire: d’altra parte lo aveva ben capito Mosé quando ha dovuto per 40 anni nel deserto guidare un popolo spesso allergico alla disciplina, spesso riottoso e diviso al suo interno, sempre pronto a protestare! Ma ciò nonostante Israele alla fine ce l’ha sempre fatta e se l’è sempre cavata in tutte le difficoltà che ha dovuto affrontare, nonostante i suoi capi, ovviamente criticabili, e nonostante la sua scarsa attitudine alla disciplina!


Enrico Fubini, già docente di Storia della musica presso l'Università di Torino




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