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Informazione Corretta Rassegna Stampa
24.07.2020 Gli attacchi all'unicità della Shoah
Analisi di di Manfred Gerstenfeld

Testata: Informazione Corretta
Data: 24 luglio 2020
Pagina: 1
Autore: Manfred Gerstenfeld
Titolo: «Gli attacchi all'unicità della Shoah»
Gli attacchi all'unicità della Shoah
Analisi di di Manfred Gerstenfeld

(traduzione di Yehudit Weisz)

Scuola e memoria - Che cos'è la Shoah?

Da decenni la commemorazione della Shoah è stata sotto incessante attacco da parte dell’estrema destra, dell'estrema sinistra e del mondo islamico. Ciò implicava soprattutto uno dei suoi aspetti più importanti: l’unicità della Shoah, presa di mira in molte occasioni per vari motivi. Negli ultimi anni si sono verificati nuovi tipi di attacchi. La Shoah è stato inequivocabilmente un evento unico. Mentre alcuni elementi sono paragonabili ad altri genocidi, la combinazione delle sue caratteristiche non lo sono. Diversi criteri nel loro insieme rendono la Shoah un evento senza precedenti: la totalità (tutti gli ebrei), l’universalità (gli ebrei dovunque nel mondo), la sua priorità (tutti i rami dello Stato tedesco erano coinvolti nello sforzo), la sua organizzazione di tipo industriale che poi non verrà messa in pratica (invece di sfruttarne il lavoro, gli ebrei sono stati uccisi). Nel confrontare la Shoah con altri genocidi, il principale filosofo dell'Olocausto, il compianto Emil L. Fackenheim scrisse che il genocidio degli Armeni era stato limitato all'Impero turco. E anche all’interno di quell’impero non tutti gli Armeni furono presi di mira, per esempio quelli di Gerusalemme furono risparmiati. Il confinamento geografico si applica anche ai genocidi in Cambogia, Ruanda, Bosnia e Sudan. Fackenheim disse che i nazisti, al contrario, decisero di sterminare ogni ebreo sulla faccia della terra. Ha sottolineato che gli “indiani del Nord America sono sopravvissuti nelle riserve; le riserve ebraiche in un vittorioso impero nazista, erano inconcepibili.” Fackenheim ha osservato che si può dire che la Shoah appartiene, con altre catastrofi, al genocidio delle specie. All'interno di quella categoria, lo sterminio pianificato e in gran parte eseguito della Shoah, è senza precedenti e, almeno finora, senza seguito. È per questo che è del tutto appropriato definirlo “unico”. Un altro filosofo ebreo ha esteso il concetto di Fackenheim. David Patterson ha scritto che nel confrontare la Shoah con altri genocidi, “io vorrei andare oltre e insistere sul fatto che la Shoah non è riducibile a un caso di genocidio, non più di quanto sia riducibile a qualsiasi altro fenomeno storico o politico, in senso stretto, sebbene includa certamente quegli elementi. I nazisti hanno deciso di annientare più di un popolo. Come abbiamo sostenuto, hanno deciso di annientare un principio fondamentale; cancellare millenni di insegnamento e di testimonianza ebraica; distruggere il Dio vivente di Abramo, Isacco e Giacobbe; sradicare un modo di comprendere Dio, il mondo e l'umanità incarnati in particolare dagli ebrei ”.

Shoah, la memoria non basta: chi ha perso tutto non è mai stato ...

In Germania, il dibattito sulla questione dell'unicità della Shoah si è aggiunto alla recente vicenda di Achille Mbembe. Questo intellettuale pubblico del Camerun, era stato invitato dagli organizzatori a tenere la conferenza di apertura al grande festival musicale della Triennale tedesca del prossimo agosto. Si è poi appreso che è un incitatore anti-israeliano estremo e che è stato coinvolto in atti antisemiti. Ne seguì un dibattito pubblico, che continuò nonostante l’annullamento del festival, lo scorso aprile, a causa della pandemia di Coronavirus. Una delle varie affermazioni contro Mbembe fu che paragonò la Shoah all'Apartheid, sostenendo che l’unica differenza sta nella scala quantitativa. Tuttavia Alan Posener, un redattore del Die Welt, ha reagito per iscritto e ha risposto che ciò era fondamentalmente falso: “la Shoah non fu una forma molto più grande di Apartheid, e ciò che è più importante, l'Apartheid non era una versione più piccola della Shoah. Non è stato un processo quantitativamente diverso, ma qualitativamente diverso”. Da allora Posener ha denunciato parte della visione del mondo di Mbembe come un attacco totale alla tradizione europea dell'illuminismo. Ha aggiunto: "l'illuminismo non è privo di tratti antisemitici; ma per chi è contro l’illuminismo, l'antisemitismo ne è un elemento costitutivo, come l'antisionismo lo è per l'anti-illuminista Mbembe”. Oltre all'antisemitismo di Mbembe e alla sua massiccia sbianchettatura, si sviluppò un importante elemento secondario nella vicenda, che riguarda la memoria nazionale. Sfortunatamente il problema della memoria nazionale tedesca è stato messo in evidenza principalmente da persone che stavano facendo di tutto per cancellare l'antisemitismo di Mbembe.

Il ricordo del colonialismo è stato al centro di una lettera aperta del 18 maggio firmata da oltre 700 studiosi e artisti africani, indirizzata alla Cancelliera tedesca Angela Merkel e al Presidente Frank-Walter Steinmeier. La lettera iniziava con un paragrafo che conteneva due grandi bugie. La prima era che Mbembe non aveva mai fatto dichiarazioni antisemite. La lettera recitava: "Noi, intellettuali, pensatori, autori e artisti africani condanniamo senza riserve la falsa accusa di antisemitismo della estrema destra, ostile agli stranieri e dei gruppi conservatori di destra in Germania, contro il professor Achille Mbembe". La seconda menzogna era che il paragrafo affermava che le accuse contro Mbembe provenivano dall'estrema destra. L'esposizione all'antisemitismo di Mbembe ebbe origine principalmente da fonti tradizionali. La lettera si concludeva con la richiesta di licenziare il commissario tedesco per l’antisemitismo, Felix Klein. Era stato estremamente sfrontato perché aveva detto la verità sull'antisemitismo di Mbembe ancor prima che su di lui venissero alla luce ulteriori fatti d’odio. Lo stesso problema del riconoscere la cultura della memoria del colonialismo, è emerso in un caotico dibattito. Parte di esso erano le dichiarazioni di un'importante “sbianchettatrice” tedesca di Mbembe, la professoressa Aleida Assman. È una delle maggiori esperte tedesche di cultura della memoria. All’inizio aveva dato l'impressione di stare relativizzando la Shoah. Assmann ha cercato di chiarire la sua posizione in un'intervista a Die Welt. Ha detto: "Per me come tedesca, la singolarità della Shoah è fuori discussione e non negoziabile ... c'è una notevole differenza tra i genocidi coloniali e la Shoah. I colonizzatori europei hanno ucciso gli abitanti originari (delle colonie) perché davano fastidio e volevano appropriarsi della loro terra per se stessi. I tedeschi hanno perseguitato e assassinato sistematicamente gli ebrei perché erano ossessionati dall'idea che il loro futuro fosse possibile solo in un mondo senza ebrei ". Ha aggiunto che la fissazione tedesca sulla singolarità della Shoah ha portato a malapena a ricordarsi di altri crimini, ad esempio la storia coloniale o la guerra di sterminio della Seconda Guerra Mondiale.

Assman ha sottolineato che il vero pericolo in Germania deriva dal terrorismo di destra. Poi ha fatto un grosso passo falso dicendo: "I critici vedono in Mbembe un predicatore di odio. Io lo vedo dalla parte dell'empatia". Questo è totalmente falso. Mentre Mbembe promuove ipocritamente "l’empatia" e "la riparazione del mondo", non fa segreto di disprezzare Israele. Anche la principale Associazione Tedesca di Studi Africani, VAD, ha partecipato al caso Mbembe. Ha richiesto una maggiore obiettività per quanto riguarda il post-colonialismo e le critiche a Israele, così come una seria analisi del lavoro di Mbembe. Patrick Bahners, giornalista del Frankfurter Allgemeine ha risposto alla lettera aperta del VAD raccontando di aver contattato il capo del VAD, Hans Peter Hahn, professore di etnologia di Francoforte, e di avergli chiesto di specificare chi, a suo avviso, non avesse dedicato sufficiente attenzione ai testi di Mbembe. Sorprendentemente, Hahn ha menzionato due studiose che erano venute a sostegno di Mbembe: Aleida Assmann e la filosofa Susan Neiman, entrambe esperte di cultura della memoria in prospettiva globale. Nella sua risposta a Bahners, Hahn ha fatto riferimento al fatto che alla fine di un programma radiofonico di “Deutschland Kultur”, durato 50 minuti sul caso Mbembe, fu chiesto ad Assmann quale fosse stata la morale che lei aveva tratto dal lavoro dell’intellettuale camerunense. Lei rispose che aveva avuto difficoltà a capire Mbembe a causa del suo tono filosofico astratto, che a volte diventa poetico. Assmann ha aggiunto di essere maggiormente interessata alle riflessioni di Mbembe sulla riparazione del mondo [relazioni post-coloniali]. Neiman ha detto che non sapeva quale fosse il suo contributo. Hahn ha sostenuto che l'ammissione disinvolta delle due esperte secondo cui "non hanno idea delle teorie di Mbembe", riflette una grave lacuna nella radio pubblica.

“Gli intellettuali tedeschi si permettono di discutere e parlare a nome di autori africani senza neppure averli letti.” Una voce molto forte nel dibattito sulla cultura commemorativa fu quella del filosofo Ingo Elbe. Ha scritto che nel dibattito, la battaglia contro Israele è combattuta in maniera vicaria anche attraverso attacchi contro la cultura della memoria tedesca e il suo presunto provincialismo. In un altro articolo Elbe ha scritto che il concetto di memoria post-coloniale ha dato origine alla falsa affermazione che l'enfasi sull'unicità della Shoah crea un blocco emotivo ed un'indifferenza alla sofferenza altrui. Elba ha aggiunto che la rivalità delle vittime deve essere combattuta e che l'affermazione secondo cui il ricordo della Shoah blocca altre memorie, minimizza ingiustamente l'antisemitismo dei neri e dei musulmani, e trascura le esperienze specificamente ebraiche, che vengono sacrificate nei confronti di una strategia di contro-egemonia antirazzista. Il dibattito iniziato intorno alla prevista conferenza di Mbembe è tutt'altro che terminato. L’ ulteriore discussione sulla cultura della memoria tedesca, potrebbe tuttavia durare molto più a lungo. Un altro grave attacco all'unicità della Shoah è in atto nel mondo accademico internazionale. Il principale studioso israeliano sul genocidio, Israel W. Charny, ha denunciato gli studiosi colpevoli. Lui ha sottolineato che: "Nel mondo accademico si è sviluppata un'alternativa alle classiche negazioni superficiali della Shoah. Numerosi studiosi ora propagano la tesi, esplicitamente falsa , secondo cui gli ebrei non furono presi di mira come vittime perché erano ebrei. Ciò che si afferma invece è che erano una minoranza perseguitata dai nazisti insieme ad altre minoranze ”. Charny ha aggiunto: "Questo tipo di manipolazione intellettuale speciosa ha portato a false dichiarazioni in molti articoli del “ rispettabile “ Journal of Genocide Research (JGR). Il caso tedesco del ridimensionamento o della minimizzazione della Shoah non è solo un fenomeno tedesco.

In un articolo si afferma che la Conferenza di Wannsee, specificamente antiebraica, non era affatto motivata dall'odio per gli ebrei, ma rappresentava una politica nei confronti delle minoranze europee nel loro complesso, nonostante fosse proprio questa conferenza a cementare i piani per la “ Soluzione finale.” Charny conclude: “L'atteggiamento distorto che la Shoah sia uno dei tanti genocidi commessi dal regime nazista tedesco, è una minimizzazione del significato fondamentale della Shoah, che un numero scioccante di studiosi di genocidio ha promosso in buona fede”. C'è stato un aumento esponenziale di uso improprio della Shoah negli ultimi dieci anni. Si manifesta in molti modi tra cui l'Inversione della Shoah ( quando si afferma che Israele si comporta come i nazisti), il Negazionismo, la Deformazione, la Sbianchettatura, la Degiudaizzazione, l’Equivalenza e la Banalizzazione. Questo elenco non è completo in quanto sono emerse diverse distorsioni aggiuntive negli ultimi anni. Finché non ci saranno ovunque ampi programmi di studi post-Shoah, questi abusi della memoria della Shoah dovranno essere affrontati uno ad uno.

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Manfred Gerstenfeld è stato insignito del “Lifetime Achievement Award” dal Journal for the Study of Antisemitism, e dall’ International Leadership Award dal Simon Wiesenthal Center. Ha diretto per 12 anni il Jerusalem Center for Public Affairs.
Le sue analisi escono in italiano in esclusiva su IC

takinut@gmail.com

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