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Informazione Corretta Rassegna Stampa
16.09.2019 IC7 - Il commento di Carlo Benigni: L'Italia ha un nuovo Governo. 'Israele, Medio Oriente: la vecchia politica ostile, o altro?'
Dal 9 al 14 settembre 2019

Testata: Informazione Corretta
Data: 16 settembre 2019
Pagina: 1
Autore: Carlo Benigni
Titolo: «IC7 - Il commento di Carlo Benigni: L'Italia ha un nuovo Governo. 'Israele, Medio Oriente: la vecchia politica ostile, o altro?'»
IC7 - Il commento di Carlo Benigni
Dal 9 al 14 settembre 2019

L'Italia ha un nuovo Governo. 'Israele, Medio Oriente: la vecchia politica ostile, o altro?'

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Israele verso le elezioni del 17 settembre Il 17 settembre si terranno le nuove elezioni in Israele. Come è noto, il sistema elettorale è di tipo proporzionale; i seggi alla Knesset sono 120, vi è un collegio unico nazionale, non si danno voti di preferenza e la soglia di sbarramento è del 3,25%. La media dei più recenti sondaggi rileva che supereranno tale soglia e saranno rappresentati in Parlamento nove partiti, dall'estrema destra ortodossa alla sinistra laburista ai partiti arabi, con una situazione di sostanziale parità tra il Likud di Benjamin Netanyahu ed il Blu-Bianco di Benny Ganz. Imprevedibile, prima della chiusura delle urne, la dinamica per la formazione di una coalizione in grado di raggiungere la maggioranza necessaria di 61 seggi. Oggi più che mai l'unica democrazia del Medio Oriente è esposta a minacce tra le più gravi dalla costituzione dello Stato nel 1948. L'Iran ribadisce l'obiettivo della distruzione di Israele, così come i terroristi al potere a Gaza, e si avvicina alla realizzazione dell'arma nucleare; Al Fatah erige monumenti agli autori di attentati contro militari e civili israeliani, e riconosce pensioni alle loro famiglie; sul fronte del Libano gli hezbollah predispongono massicci attacchi con missili; continuano i lanci di missili e droni da Gaza; le organizzazioni internazionali facenti capo alle Nazioni Unite sono quasi sempre schierate pregiudizialmente contro Israele. Vi è un'imprevista apertura del presidente Donald Trump a trattative con il presidente iraniano Assam Rouhani, motivo di comprensibili perplessità da parte israeliana. Ma nell'ambito del conflitto tra sciiti e sunniti alcuni paesi arabi, a partire dall'Arabia Saudita, hanno modificato la politica nei rapporti con lo Stato ebraico, allo scopo di contrastare l'espansionismo iraniano, e lo scenario sta cambiando rapidamente. Permane l'attegiamento negato e sbilanciato dell'Unione Europea, la cui apparente neutralità è in realtà un appoggio al regime iraniano.

Niente di nuovo sotto il sole: continua la disinformazione dei media italiani su Israele. Tranne rare eccezioni, la grande stampa e le tv forniscono un'informazione spesso non corrispondente alla realtà e decontestualizzata. Sulla Cisgiordania si parla di "territori occupati", quando si tratta di territori "contesi", differenza non irrilevante nel diritto internazionale. Quando si citano le guerre precedenti, si omette di ricordare che erano state organizzate dai paesi arabi con lo scopo dichiarato di distruggere "l'entità sionista", e che Israele le aveva vinte tutte, riacquisendo nel 1967 il controllo di Gerusalemme. Quando si parla di Gaza, si lascia intendere che la striscia sia sotto l'occupazione di Israele, quando invece è indipendente dal 2005, e non si precisa che i terroristi di Hamas non destinano al benessere della popolazione, ma alle attività militari (missili, gallerie sotterranee, tentativi di varcare con la forza il confine con la Stato ebraico) le ingenti risorse finanziarie messe a disposizione della comunità internazionale, mantenendo la popolazione in gravissima povertà. Quando si parla di "diritto al ritorno", non si dice che i palestinesi, nel 1948, non furono cacciati dagli israeliani, ma accolsero l'invito dei paesi arabi ad emigrarvi temporaneamente, con la promessa di un rapidissimo ritorno con diritto al saccheggio; fortunatamente le cose andarono in modo diverso. Quando Israele reagisce ad attacchi missilistici e ad attentati, il titolo di testa è "rappresaglia israeliana", lasciando intendere che le vere vittime sono dall'altra parte. Né si trovano accenni alla situazione del diritti civili nella zona A della Cisgiordania, amministrata da Al Fatah, e neppure alla corruzione della dirigenza, e al fatto che le ultime elezioni si sono tenute nel lontano 2005. Si potrebbe continuare. Ma davvero i nostri media non si rendono conto di avere non lievi responsabilità nella preoccupante crescita dell'antisemitismo in Italia, sotto l'alibi dell'antisionismo e di equiparazione dell'aggredito con l'aggressore?

Ed ora abbiamo un nuovo governo, a maggioranza M5S, con la politica estera affidata ad esponenti che nel corso degli anni hanno espresso ostilità contro Israele. Nel discorso di presentazione alla Camera del nuovo governo (M5S, PD, Leu) il premier Giuseppe Conte ha sottolineato che la costante della politica estera italiana è sempre stata e continuerà ad essere nel segno dell'alleanza con gli Stati Uniti e con le democrazie occidentali, prendendo le distanze dalle posizioni del suo primo governo, squilibrate a favore della Russia e della Cina. I precedenti governi italiani -e non solo quelli di centro-destra- nell'ambito delle organizzazioni internazionali si sono quasi sempre pronunciati con un voto contrario rispetto ad Israele, o un voto di astensione, che di fatto favorisce gli avversari di Israele. Ora Luigi Di Maio è ministro degli Esteri. I suoi precedenti sono noti e poco rassicuranti: il viaggio in Israele del 2016 con la richiesta -non accolta- di portare solidarietà ai palestinesi di Gaza; l'appoggio ai "gilets jaunes" in Francia; una conoscenza a dir poco approssimativa dei dossier di politica internazionale, e persino della geografia. Il vero ministro sarà Manlio Di Stefano, già sottosegretario alla Farnesina, e membro a pieno titolo della categoria degli odiatori di Israele. Convinto che Hamas non sia un'organizzazione terroristica, nel 2014 affermò che "il Governo italiano, che non ha votato la risoluzione dell'Onu di condanna ad Israele, si è reso complice del massacro perpetrato nella striscia di Gaza" aggiungendo che "é opportuno che la Corte dell'Aja valuti l'apertura di un processo per crimini di guerra e crimini nei confronti dell'umanità verso il governo Netanyahu". L'Ambasciata israeliana intervenne con un comunicato di denuncia del "pericoloso antisemitismo contemporaneo" nelle parole di Di Stefano, sostenitore di "posizioni che negano il diritto di Israele di esistere", nonché "il diritto a proteggersi davanti agli attacchi di un'organizzazione terroristica omicida". Se il buongiorno si vede dal mattino...  La politica è l'arte del possibile. E per non farci mancare niente, ministro della Pubblica Istruzione è Lorenzo Fioramonti. Nel 2016, in occasione di un convegno internazionale a Johannesburg sulle risorse idriche, rifiutò di parlare a causa della presenza dell'ambasciatore di Israele, ed affermò che "il boicottaggio è la chiave per aiutare la battaglia per una pace sostenibile ed equa in Medio Oriente" e che "dietro la facciata di soluzioni tecnologiche si nasconde uno sfruttamento sistematico delle comunità palestinesi”. E' lecito domandarsi se manterrà le sue posizioni, e in caso positivo se queste influenzeranno la didattica. Da vedere quale ruolo eserciterà il Partito Democratico sulla politica estera. Vi sono al suo interno diverse sensibilità, sua la scelta perniciosa della designazione di Federica Mogherini come Alto Rappresentante per gli Affari Esteri dell'Unione Europea. Ma ci si può attendere una posizione di vicinanza ad Israele. Sottosegretario agli Esteri è Ivan Scalfarotto, vicino a Matteo Renzi e da sempre sostenitore dello Stato ebraico. Ha sempre avuto uno stile chiaro e combattivo; l'auspicio è che sappia farsi valere all'interno del ministero. Tutto è ancora da vedere. Chiederemo conto al Governo, il 23 settembre, a chiusura di una manifestazione di fronte alla Farnesina, organizzata con il supporto del Partito Radicale, di chiarire quali sono gli attuali orientamenti rispetto al Medio Oriente e a Israele.

Il programma del Congresso UDAI

Il V° Congresso nazionale di UDAI - Unione di Associazioni pro-Israele, domenica 22 settembre, a Roma. Tema: "Israele, Medio Oriente: la vecchia politica ostile, o altro?" Il panel di relatori è autorevole, e comprende giornalisti, storici, docenti universitari, politici. Fiamma Nirenstein commenterà il risultati delle elezioni del 17 settembre; Rita Bernardini, del Partito Radicale, interverrà sul tema "Le minoranze non devono mai essere silenziose se vogliono influire sulle maggioranze". Parleranno Ariel Bercovich, Consigliere per gli Affari Pubblici e politici dell'Ambasciata israeliana a Roma, e Dror Eydar, Ambasciatore designato di Israele in Italia. Lunedì 23, alle ore 9.30, la manifestazione alla Farnesina.

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Carlo Benigni
presidente nazionale UDAI (Unione di Associazioni pro Israele)

takinut3@gmail.com

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