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Informazione Corretta Rassegna Stampa
15.07.2019 IC7 - Il commento di Enrico Fubini: Israele, haredim e politica
Dall'8 al 13 luglio 2019

Testata: Informazione Corretta
Data: 15 luglio 2019
Pagina: 1
Autore: Enrico Fubini
Titolo: «IC7 - Il commento di Enrico Fubini: Israele, haredim e politica»

IC7 - Il commento di Enrico Fubini
Dall'8 al 13 luglio 2019

Israele, haredim e politica

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Avigdor Lieberman, Benjamin Netanyahu

Israele è il paese dove tutto cambia nel volgere di pochi mesi, dove le statistiche e le proiezioni sul futuro sbagliano quasi sempre, dove le contraddizioni presenti all’interno dei gruppi sociali sono numerose e spesso laceranti ed emergono a volte anche con violenza. E’ questo il caso del mondo degli ultraortodossi che rappresentano circa il 10% della società israeliana. I recenti problemi politici dopo le elezioni dell’aprile scorso hanno evidenziato le profonde contraddizioni presenti nel seno di questa grande comunità religiosa. E’ cosa nota che Netanyahu, incaricato di formare il governo, dopo le elezioni non è riuscito a mettere insieme una coalizione capace di governare, proprio a causa dei contrasti con i partiti che rappresentano i haredim. Il fatto che moltissimi haredim potessero essere esentati dal servizio militare suscitava da molto tempo malumori nella popolazione laica e non solo, creando nel paese un clima ostile in generale contro la religione. Lieberman ha posto come condizione per entrare nel governo la conferma dell’obbligo del servizio militare per i haredim; d’altra parte i partiti religiosi hanno affermato opposte condizioni per entrare al governo, esigendo l’esenzione del servizio militare. Il braccio di ferro è rimasto senza né vincitori né vinti e com’è noto a settembre ci saranno nuovamente le elezioni, ma il problema di fondo rimane irrisolto sul piano politico.

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Come spesso succede i politici sono un passo più indietro rispetto alla realtà sociale che proprio su questo problema si dimostra molto più fluida e problematica. Infatti dietro questa battaglia squisitamente politica in cui ha vinto solo l’intransigenza di entrambi i campi, s’intravvede una realtà molto più complessa. Il mondo dei haredim è assai variegato e alla rigidezza dei partiti che li rappresentano non corrisponde la stessa omogeneità di vedute e di comportamento. E’ vero che molti haredim non vogliono fare il servizio militare ma è anche vero che molti di loro lo fanno anche se non sarebbero obbligati e ogni anno aumenta il numero di coloro si arruolano. Dalle statistiche risulta che nel 2015 i maschi arruolati erano 2475, nel 2016 erano 2800, nel 2017 circa 3200: il numero di haredim che fanno il servizio militare è dunque in continua crescita nonostante le manifestazioni nelle piazze che potrebbero far pensare che siano tutti radicalmente contrari. Il servizio militare è solo una spia di come molti giovani provenienti da famiglie ultraortodosse non solo accettino questo pesante fardello comune a tutti i giovani israeliani ma abbiano la consapevolezza di come il servizio militare sia la porta d’ingresso nella società civile e nel mondo delle professioni; essi sono inoltre consapevoli che gli studi sono necessari per accedere a impieghi al di fuori del loro mondo, quel mondo che sino a ieri era rigorosamente chiuso alla società circostante e in cui era concepito solo lo studio religioso.

Un altro fenomeno di cui si deve tener conto per dare una giusta valutazione del mondo dei haredim è la sempre più alta partecipazione delle donne al mondo del lavoro, con una percentuale più alta rispetto a quella degli uomini (circa il 61 per cento contro il 45); sono oltre duemila e in rapida crescita le giovani harediot impiegate nelle grandi compagnie di high-tech. Uno degli ostacoli con cui si scontrano spesso i haredim (sia uomini che donne) che desiderano cercare un lavoro è la mancanza di quelle competenze e di quelle qualifiche normalmente richieste per essere assunti per impieghi qualificati. Per rimediare sono sorti diversi progetti, finanziati da fondi governativi, per aiutarli a superare queste barriere, corsi di formazione per fornire loro quelle conoscenze di base di cui spesso i haredim, che non hanno seguito normali corsi d’istruzione, sono del tutto sprovvisti, programmi che favoriscono il loro inserimento nelle università, per studiare legge, economia, ingegneria, ecc. Le donne possono in questo senso giocare un ruolo importante oltre gli stereotipi, ma tutto ciò implica un cambiamento profondo nella società dei haredim e forse questa richiesta di cambiamento non è estranea anche ad ampi settori del loro mondo. Ed infine un fenomeno in parte nuovo che dimostra come il mondo dei haredim, in particolare delle donne, stia avviandosi verso un nuovo modo di essere, senza peraltro tradire i principi cardine su cui si regge la loro società. Ancora una volta sono le donne a proporre nuovi modelli di comportamento. Per chi è abituato ad un certo cliché per quanto riguarda la vita, il comportamento e l’abbigliamento nella società dei haredim si potrà stupire di trovare oggi parecchie donne che si servono di Instagram. Industrie dell’abbigliamento offrono alle donne harediot presentazioni su Instagram per lanciare i prodotti di moda adatte ovviamente al loro mondo. Così Instagram ha acquistato sempre più popolarità tra le donne harediot offrendo loro la possibilità di guadagni. Oggi molti prodotti per il mondo femminile, abbigliamento, prodotti di bellezza vengono acquistati dalle donne dopo averli visti reclamizzati su Instagram o su altri network. Migliaia di donne del mondo dei haredim vengono invitate a eventi in cui si presentano le nuove mode. Le donne che troviamo numerose a questi ‘eventi’ ricompaioni poi spesso su Instagram. Questi fenomeni indicano quali profondi mutamenti sono in atto oggi nel mondo delle donne harediot, anche se gli uomini mostrano per lo più di ignorare queste nuove attività delle loro donne. Presto ci saranno nuovamente le elezioni in Israele per trovare una via di uscita all’impasse in cui, per l’intransigenza soprattutto dei partiti religiosi, era intrappolato il governo. Forse si ripresenterà una situazione identica con le nuove elezioni; o forse, anche se è improbabile, i partiti prenderanno atto che la realtà sociale è molto più avanti e più articolata di quanto essi mostrano di credere nel loro operare politico. E’ un dato di fatto pressoché universale che le istituzioni ufficiali e i partiti politici tengono in poco conto le trasformazioni, le novità, i cambiamenti che la società presenta e rimangano arroccati su posizioni di conservatorismo in cui la realtà sembra sia immobile e inalterata attraverso i decenni.


Enrico Fubini, già docente di Storia della musica presso l'Università di Torino


takinut@gmail.com

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