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Informazione Corretta Rassegna Stampa
22.12.2018 Ecco la lettera di dimissioni di James Mattis
Commento di Antonio Donno

Testata: Informazione Corretta
Data: 22 dicembre 2018
Pagina: 1
Autore: Antonio Donno
Titolo: «Ecco la lettera di dimissioni di James Mattis»

Ecco la lettera di dimissioni di James Mattis
Il commento di Antonio Donno

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Antonio Donno              James Mattis, Donald Trump

La lettera di dimissioni dall’incarico di Segretario alla Difesa americana da parte di James Mattis pone agli osservatori della politica globale un interrogativo circa gli obiettivi che il presidente Trump intende raggiungere nel suo approccio alle questioni internazionali: il motto “Make America Great Again”, che ha accompagnato l’ascesa di Trump alla presidenza degli Stati Uniti, quale valore può avere dopo l’annunciato ritiro delle truppe americane dalla Siria e probabilmente anche dall’Afghanistan?A meno che Trump non abbia inteso il senso di questa nuova grandezza americana come sganciata dagli impegni internazionali e concentrata esclusivamente sugli aspetti economici interni. Il che – evidentemente – non ha senso. La storia degli Stati Uniti nel ventesimo secolo e sino a oggi, in quanto potenza globale, ha visto strettamente connessi i due campi, né l’economia americana ha avuto il suo straordinario sviluppo senza un equivalente prestigio politico internazionale. Insomma, quello che gli studiosi di relazioni internazionali definiscono soft powerè proprio ciò che fa di un grande paese come gli Stati Uniti una potenza allo stesso tempo economica e politica. Questo è stato il verdetto della storia americana dalla fine dell’Ottocento ai fatti attuali. Del resto, scendendo nel campo minato del Medio Oriente, che senso avrebbe sostenere Israele nel modo così attivo come quello voluto da Trump, tessere importanti intese con il mondo sunnita in funzione anti-iraniana, colpire lo stesso Iran con pesantissime sanzioni e combattere l’Isis, se tutto ciò non comporta una presenza fisica sul terreno, seppur limitata ma assai efficace nel contrasto al terrorismo? Il ritiro che vuole Trump dall’area mediorientale rappresenta una perdita di prestigio internazionale non quantificabile nel tempo; anzi, è ancor più grave, perché avviene dopo tutte le iniziative messe in campo dal presidente americano e già descritte. Del resto, il gelido commento di Netanyahu è più che sufficiente per dimostrare lo sconcerto generale delle parti favorevoli alla politica mediorientale finora seguita dalla presidenza americana e, di contro, le manifestazioni di vittoria dei suoi nemici iraniani e dei terroristi di ogni risma che infestano il Medio Oriente, per non parlare dei complimenti ipocriti di Putin, che non ha potuto mascherare un sorrisetto di compiacimento, sono un commento altrettanto significativo. Non si possono, in questo momento, immaginare le conseguenze di questa decisione di Trump nel medio-lungo periodo. Al momento, non si può che dire che la strada per Iran e Russia nella regione è definitivamente spianata. Se, da una parte, è vero che Trump si è acconciato ad accettare la continuazione del regime di Assad in Siria, è anche vero che lo stesso esito è voluto da Teheran. Quali connotati avrà la coabitazione russo-iraniana a sostegno di Assad? L’Iran finirà per conquistare l’agognato corridoio verso il Mediterraneo? Gli hezbollah filo-iraniani rialzeranno la testa ai confini settentrionali di Israele? Il ritiro americano dalla Siria, al di là della sua consistenza numerica, avrà un grande contraccolpo sul prestigio internazionale degli Stati Uniti. Gli amici di Washington nella regione sconteranno un isolamento gravissimo e lo stesso Israele, seppur in grado di difendersi da solo, sul piano strettamente politico potrebbe perdere importanti posizioni nel confronto con la dirigenza palestinese e, di conseguenza, con tutti coloro che, a livello internazionale, ne sostengono la causa.Mattis, nella sua lettera di dimissioni, scrive che “gli Stati Uniti restano la nazione indispensabile nel mondo libero”, riecheggiando le parole a suo tempo pronunciate da Madeleine Albright, ma il ritiro dalla Siria va decisamente in senso contrario. Antonio Donno


info@informazionecorretta.com

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