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Riprendiamo l'argomento della censura applicata da FACEBOOK a chi esprime critiche al terrorismo islamico, con un intervento di Deborah Fait, seguito da quello di Syra Rocchi, da Atlantico Quotidiano. L'intervento di Deborah Fait Come è accaduto a Syra Rocchi, autrice dell'articolo che segue, anch'io sono stata bloccata da Facebook e non è la prima volta. Ormai ogni frase che scrivo, ogni articolo che pubblico sono a rischio di blocco, una settimana, un mese, un anno. In questi ultimi giorni siamo stati "castigati" in tanti e tutti, guarda caso, amici di Israele, sicuramente segnalati dai guardiani del politicamente corretto, che poi sarebbe il veto assoluto di critica del mondo arabo-islamico. L'intervento di Syra Rocchi
La censura delle opinioni e dei fatti che Facebook esercita sui suoi utenti deve essere combattuta senza mezzi termini in quanto solo una delle modalità di avversione alla libertà di espressione di un mondo che sembra sempre più piegato al più mistificante politically correct e repressivo di ogni conquista occidentale ottenuta in decenni di impegno libertario. Una censura che si abbatte non solo sulle tante persone (24 milioni solo in Italia!) che accedono a questo social network, ma sull’intero mondo occidentale, nelle forme più disparate. Il nostro mondo libero sta genuflettendosi ogni giorno di più ai diktat di chi vuole tappare la bocca al dissenso politico, religioso e di costume, in nome di una pretesa etica comune imposta come giusta per tutti. I più colpevoli sono quelli fra noi che fungono da cavalli di Troia dei nuovi oppressori, i buonisti dell’accoglienza a tutti i costi di chiunque, i ciarlatani che spacciano per religione di pace la religione più agguerrita e oppressiva che esista, i relativisti, i moralisti senza morale, quelli che chiamano addirittura razzisti coloro che combattono il nuovo vero razzismo e li processano, li bandiscono o cercano di bandirli dalla società civile. Colpevoli siamo tutti noi che lasciamo che ci chiudano la bocca adattandoci pur obtorto collo alla nuova schiavitù del pensiero e della sua espressione, ché “tanto non ci si può far nulla”. Si può e si deve almeno cercare di fare qualcosa. Personalmente intendo mettere in moto iniziative pubbliche partendo dal caso Facebook che almeno tentino di contrastare questo andazzo, coinvolgendo persone che per la loro visibilià mediatica possano incidere su questo sonno della ragione, contro i mostri che stanno generandosi giorno per giorno in tutti i nostri Paesi teoricamente liberi ma che in pratica lo sono sempre meno.
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