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Informazione Corretta Rassegna Stampa
27.05.2018 Israele: un paese saggio pieno di energia
Commento di Davide Romano

Testata: Informazione Corretta
Data: 27 maggio 2018
Pagina: 1
Autore: Davide Romano
Titolo: «Israele: un paese saggio pieno di energia»

Riprendiamo dal CORRIERE del TICINO del 25/05/2018, il commento di Davide Romano dal titolo "Israele: un paese saggio pieno di energia"

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Davide Romano

Israele compie 70 anni, ed è al contempo una delle nazioni più vecchie e più giovani sul globo terrestre. Ed è forse proprio questa la ricetta segreta che ne fa uno dei Paesi più innovativi al mondo: unendo l’antica cultura ebraica all’energia sprigionata da un giovane (e quindi, non ancora troppo burocratizzato) Paese, è potuta nascere agevolmente la cosiddetta “Start-Up Nation”. Solo un Paese tanto saggio quanto pieno di energia poteva trasformare uno dei suoi maggiori problemi in un punto di forza. Israele ha dovuto sempre avere un esercito molto efficiente, al fine di sopravvivere in un territorio denso di nazioni ostili. Ed è proprio dall’esercito, dalle divisioni più tecnologiche, che sono spesso nate idee, laboratori o aziende che hanno fatto la fortuna di Israele. Pensiamo solo alla ormai leggendaria unità 8200, la sezione dell’esercito che si occupa di tecnologia. Quelli che nel 2010, per esempio, fecero parlare di sé grazie al virus Stuxnet, che danneggiò seriamente l’intero programma nucleare iraniano. Un virus così potente che i programmatori iraniani – pur lavorando alacremente sette giorni su sette – non riuscirono a bloccarne gli effetti se non alla fine del 2012. Ma non è stata la fortuna a fare nascere questa unità, bensì una seria programmazione: i ragazzi più promettenti vengono selezionati sin dal liceo, e spinti a iscriversi in seguito alle facoltà scientifiche da cui saranno poi prelevati per operare nelle forze armate. C’è insomma tutta una “catena di montaggio” che fa sì che dopo i tre anni di militare, questi ragazzi escano pronti a mettersi in proprio e affrontare qualunque sfida tecnologica. Un'altra carta importante che Israele può giocarsi è quella del coinvolgimento delle proprie minoranze etnico-religiose in questa esplosione di creatività. Non è raro infatti vedere ebrei, musulmani e cristiani lavorare insieme nelle migliori università di Haifa o di Nazareth. Ed è doveroso ricordare anche il contributo da protagonisti dei tanti arabo-israeliani che hanno preso a parte a questa rivoluzione tecnologica. Ci sono studiosi come il professore arabo cristiano Hossam Haick che insieme ai suoi ragazzi del Technion di Haifa ha concepito lo SniffPhone per rivoluzionare il costo e la velocità delle diagnosi del cancro. Ma ci sono anche donne come la professoressa drusa Mouna Maroun che ha una cattedra alla facoltà di neuroscienze nella prestigiosa università di Haifa. E dove grazie ai suoi studi sulle basi neurologiche delle emozioni si è guadagnata da parte della rivista Forbes la nomina tra le “50 donne più influenti di Israele” Ma oltre agli scienziati ci sono anche arabo-israeliani specializzati nel dare vita ad aziende high tech come Fadi Swidan, direttore di un incubatore di imprese di Nazareth finanziato dal governo israeliano. L’obiettivo, come racconta lo stesso Fadi, è quello di accelerare il passaggio dall’imprenditoria araba vecchio stile – come quella immobiliare – alle nuove tecnologie. A tal proposito il governo israeliano ha sviluppato un particolare progetto di cooperazione tra i veterani della già citata unità 8200 dell’esercito israeliano e gli incubatori di imprese che coinvolgono le minoranze del Paese come musulmani, drusi, cristiani e circassi. A dimostrazione di come i soldati possono essere utilizzati non solo per la difesa del territorio, ma anche che per l’integrazione. Ma Israele non si siede certo sui successi raggiunti e anzi, cerca di sviluppare l’integrazione tra diversi a partire dai giovani: per questo dopo i successi in Patria Gerusalemme sta per esportate in Europa il programma Net@ (si legge Neta) che vuole da un lato introdurre i giovani israeliani alle tecnologie, e dall’altro integrare la coesistenza tra le diverse religioni attraverso gruppi di lavoro misti. Ma attenzione: questi traguardi nell’innovazione e nell’integrazione non sono frutto di politiche governative volte a dare un’immagine positiva all’esterno. Sono innanzitutto gli stranieri a crederci. Dei 4.8 miliardi dollari investiti nelle start up israeliane, l’85% proviene dall’estero. Questa è l’Israele dei fatti, contrapposta a quello dei pregiudizi. Per questo è doveroso sottolineare l’importanza strategica dell’evento organizzato dalla Associazione Svizzera-Israele dedicato all’innovazione e alla scienza per la pace di domenica 27 maggio al Palazzo dei Congressi. Perché la pace vera non nasce da un colpo di bacchetta magica, ma solo se si inizia a costruire dal basso. E scienza, cooperazione e sviluppo ne sono le migliori fondamenta.


http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

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