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Informazione Corretta Rassegna Stampa
07.05.2018 La dissoluzione dell’ebraismo americano
Analisi di Isi Leibler

Testata: Informazione Corretta
Data: 07 maggio 2018
Pagina: 1
Autore: Isi Leibler
Titolo: «La dissoluzione dell’ebraismo americano»

La dissoluzione dell’ebraismo americano
Analisi di Isi Leibler

(Versione italiana di Francesco Berti)

https://www.jpost.com/Opinion/The-disintegration-of-American-Jewry-553261

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L’ebraismo americano, fatta eccezione per gli ortodossi e una minoranza attiva di non ortodossi, sta implodendo demograficamente. Paradossalmente, ciò accade nel momento in cui il supporto per Israele tra gli americani è al massimo grado di sempre, e l’antisemitismo tradizionale al più basso. L’educazione ebraica, tra gli ebrei non ortodossi, è disastrosa, con una diffusa ignoranza del giudaismo e una incomprensione di Israele. L’assimilazione è dilagante, con livelli di matrimoni misti che raggiunge il 70%. Sebbene l’antisemitismo di destra sia assurto alla pubblica ribalta, la reale minaccia viene dalla sinistra radicalmente anti-israeliana e antisemita e dal numero crescente di musulmani estremisti. In normali circostanze, una comunità ebraica orgogliosa supportata dalla maggioranza degli americani potrebbe neutralizzare questi elementi negativi. Tuttavia, la crisi è per lo più interna. Nel passato, gli ebrei americani, con fondate giustificazioni storiche, hanno sempre avuto una inclinazione per i liberal. Attaccamento a Israele ed ebraismo erano per loro sinonimi e le forze politiche liberal erano le più forti sostenitrici di Israele, mentre i conservatori erano meno inclini a supportare lo Stato ebraico.

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Tuttavia, negli ultimi vent’anni, l’estrema sinistra è diventata ferocemente anti-israeliana, fino al punto di appoggiare gruppi terroristi come Hamas ed Hezbollah e di dipingere Israele come un occupante imperialista. Questa tendenza ha raggiunto l’apice durante la presidenza di Barack Obama, il quale ha fatto aperture agli iraniani e ha trattato politicamente Israele come uno Stato canaglia. A parte Morton Klein, a capo della Organizzazione Sionistica Americana, nessuno degli attuali leader ebrei ha avuto il coraggio di prendere posizione e protestare contro i pregiudizi di Obama verso Israele e il suo costante sforzo di considerare moralmente equivalenti le azioni difensive di Israele e le azioni dei terroristi. A dispetto di ciò, gli ebrei sono incredibilmente rimasti, in maniera consistente, i più grandi sostenitori di Obama insieme agli afroamericani. Quando Donald Trump è stato eletto presidente, l’odio manifestato contro di lui dalla maggior parte della leadership ebraica ha raggiunto livelli di isteria. Molti dei cosiddetti leader hanno intensificato l’isteria anti-israeliana accusando falsamente Trump di fascismo e perfino di antisemitismo – a dispetto dei suoi amici ebrei e dei membri della sua famiglia e dell’eccezionale appoggio a Israele. In effetti, il pieno e continuo appoggio dell’amministrazione allo Stato ebraico sembrano aver intensificato le loro inclinazioni anti-israeliane. L’Anti-Defamation League, guidata da Jonathan Greenblatt, ha abbandonato qualsiasi pretesa di apoliticità. Ha attaccato in continuazione l’amministrazione e si è comportata come un’appendice dell’opposizione più estrema contro Trump. L’Anti-Defamation League è sembrata più incline a difendere i musulmani estremisti che gli ebrei, sostenendo che organizzazioni come la Canary Mission, che smaschera l’antisemitismo nei campus, sono islamofobiche e razziste. Essa ha inoltre ignorato o archiviato una parte considerevole dell’antisemitismo di sinistra e minimizzato le sue critiche al Black Lives Matter, una organizzazione che accusa Israele di pulizia etnica ed esagera l’influenza degli estremisti di destra, cercando di collegarli a Trump. L’Anti-Defamation League ha essa stessa condannato ripetutamente le politiche israeliane e la cosiddetta “occupazione”. Il leader dell’ebraismo riformato, Rav Rick Jacobs, si è comportato similmente, di solito coll’appoggio dei leader dell’ebraismo conservativo. Jabobs inizialmente ha perfino condannato la decisione di Trump di riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele. In tale contesto, l’organizzazione ostile al governo israeliano JStreet è stata assurdamente elevata al rango di moderata da settori dell’establishment ebraico americano e considerata uno strumento legittimo per ammorbidire i gruppi ebraici più deliranti che apertamente perseguono la distruzione di Israele e che perfino difendono Hamas. Rimanendo silenziosi e appellandosi alla tolleranza anche verso gruppi che criticano ferocemente Israele come Jewish Voice for Peace, l’establishment ebraico ha creato un clima disfattista, aprendo la strada al caos al momento prevalente nella comunità ebraica. Ciò ha avuto un impatto su un largo numero di ebrei, specialmente giovani, virtualmente privi di educazione ebraica e per i quali Israele è già divenuta un fattore marginale. A sua volta, questo ha rafforzato il BDS e ha creato un’atmosfera nella quale è cosa chic, per ebrei non affiliati, prendere le distanze da, o in alcun casi perfino condannare pubblicamente Israele. Vent’anni fa, sarebbe stato inconcepibile questa diffusione di gruppi marginali di ebrei deliranti che attaccano Israele. Oggi, specialmente nei campus, richiede coraggio persino prendere posizione contro questi perversi ebrei anti-israeliani. Questi ebrei devianti e odiatori di sé si sono uniti con musulmani estremisti e con l’estrema sinistra nel tentativo di intimidire gli ebrei fedeli a Israele, di rendere la loro vita insopportabile, particolarmente nei campus. Essi sono in prima fila nel BDS, negano il diritto di parola a oratori israeliani, interrompono le loro lezioni e promuovono la descrizione di Israele come uno Stato di apartheid. L’estensione della follia è esemplificata da quei gruppi di ebrei radicali che recitano pubblicamente il kaddish per i jiadisti palestinesi uccisi dai soldati israeliani nella difesa dei confini. Tristemente, molti leader ebrei chiedono insistentemente ai sostenitori di Israele di essere tolleranti verso questi gruppi di ebrei ostili e, piuttosto che fronteggiarli, di implorarli di aprire un dialogo con loro. Disgraziatamente, l’organizzazione studentesca ebraica Hillel incoraggia e fornisce sedi per questo tipo di dialogo. In tale contesto, non può sorprendere che, incoraggiata dalla campagna mediatica anti-israeliana e dall’ala radicale del Partito Democratico, mentre nel passato l’appoggio a Israele era un dato di fatto, la preponderanza degli ebrei liberal – specialmente i loro leader – si sentano oggi a disagio nell’appoggiare Israele. Nel desiderio di conformarsi all’immagine di uomini “illuminati” che si sono fatti di sé, in molti casi traggono conforto dal condannare pubblicamente il governo israeliano. La corrente e quasi inedita unità del popolo israeliano trascende le politiche su temi quali la guerra e la pace, la difesa dei confini e la deterrenza del terrorismo, inclusi i violenti sforzi di Hamas di far breccia nei bordi di confine. Ciò non viene considerato da molti ebrei americani liberal, i quali vivono in un’ambiente nel quale essi non solo sentono la necessità di conformarsi e di condannare il primo ministro Benjamin Netanyahu e il suo governo eletto democraticamente, ma in molti casi vanno oltre, stigmatizzando lo Tsahal per le presunte risposte non proporzionate ai terroristi che usano scudi umani. In tale contesto, è accaduto che l’accesso nervoso del premio Oscar Natalie Portman, un sintomo dell’attuale clima, è stato un dono pubblicitario ai nemici di Israele, nonostante le sue successive e ambigue affermazioni. Portman non avrebbe mai contemplato un tale comportamento pochi anni fa, prima che l’atmosfera divenisse avvelenata al punto che le critiche di Israele fatte da ebrei a fatica provocano un qualche biasimo. È tempo per i difensori di Israele di essere coraggiosi e far sentire la propria voce. Essi dovrebbero rigettare il proposito assurdo di organizzare un “tendone” per provare a ingaggiare un dialogo con quegli ebrei che condannano il diritto all’autodifesa di Israele. Essi dovrebbero chiedere pubblicamente le dimissioni dei leader che criticano le politiche di sicurezza di Israele, che riscuotono l’ampio consenso degli israeliani. Essi dovrebbero chiedere ai loro leader di stigmatizzare pubblicamente gli ebrei che denigrano Israele e di espellere dalle loro fila coloro che appoggiano o tollerano gruppi che promuovono il BDS o difendono quelli che perseguono la distruzione di Israele. Gli ebrei che si allineano con gli estremisti islamici o l’estrema sinistra antisemita sono equivalenti agli ebrei che avrebbero appoggiato i nazisti e Hitler e non si fossero ribellati contro di loro. Essi dovrebbero essere allontanati dalla comunità, dai raduni ebraici e dalle sinagoghe. Finché non ci saranno leader ebrei che appoggiano senza esitazioni Israele in questi tempi critici, piuttosto che preoccuparsi di far sfoggio della loro tolleranza verso coloro che cercano la nostra distruzione, la dissoluzione della comunità ebraica americana non-ortodossa potrà procedere senza impedimenti.

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Isi Leibler


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