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Informazione Corretta Rassegna Stampa
09.04.2018 IC7 - Il commento di Claudia De Benedetti: 70 anni di Israele
Dal 1° al 7 aprile 2018

Testata: Informazione Corretta
Data: 09 aprile 2018
Pagina: 1
Autore: Claudia De Benedetti
Titolo: «IC7 - Il commento di Claudia De Benedetti: 70 anni di Israele»

IC7 - Il commento di Claudia De Benedetti
Dal 1° al 7 aprile 2018

70 anni di Israele

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Nei prossimi giorni festeggeremo il 70° compleanno dello Stato d’Israele. Tra le caratteristiche più affascinanti di Israele vi sono i suoi musei, numerosi (oltre un centinaio in un paese di 8 milioni di abitanti), ben organizzati, molto visitati, talvolta di assoluto rilievo internazionale, come l’Israel Museum di Gerusalemme e il Tel Aviv Museum of Art. Vi sono musei archeologici, musei del territorio, musei biblici, musei scientifici, luoghi di documentazione e riflessione dedicati alla Shoà. Ma il più originale di tutti, quello che poteva sorgere solo in Israele è il museo del popolo ebraico di Beit Hatfutsot, che ha sede nel campus dell’Università di Tel Aviv, il cui nuovo allestimento è stato presentato un paio di settimane fa a Bologna, in un evento di gemellaggio con il locale museo ebraico. Quel che rende unico questo museo è il suo oggetto, il popolo ebraico, la sua storia e la sua geografia.

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Il Beit Hatfutsot di Tel Aviv

Le Scritture ne fanno risalire l’origine a 3700 anni fa circa, quando un esule dalla Mesopotamia di nome Abramo fondò il suo clan e lo spostò fra le colline della Giudea e i confini del deserto, spostandolo in Egitto in caso di carestia. Le tracce documentarie più antiche sono solo di qualche secolo successive, come la stele del faraone Maremptah che si vanta di aver distrutto il popolo di Israele nel 1212 prima della nostra era. Da allora, in mezzo a invasioni, deportazioni, esili, ritorni, ricostruzioni e catastrofi, il popolo ebraico è giunto fino alla riedificazione del suo Stato, settant’anni fa, senza perdere mai la sua identità, il senso di appartenenza della sua storia, la sua lingua, la sua religione, la sua memoria storica. Nessun altro popolo si porta dietro una continuità anche lontanamente paragonabile a questa. Qualcosa di altrettanto meraviglioso accade per la geografia e l’antropologia. Il popolo ebraico, nato nomade, non ha mai smesso di esplorare nuovi luoghi di residenza e nuove rotte, anche dopo essersi stabilito nella sua terra e restandogli sempre legato. Nell’antichità vi erano colonie ebraiche importanti in Mesopotamia, in Siria, in Egitto, in Yemen e in Arabia, a Roma, in Grecia, in tutto il bacino del Mediterraneo fino alla Spagna da un lato e all’Armenia dall’altro. Dopo la distruzione di Gerusalemme, durante la tarda antichità e nel Medioevo le comunità ebraiche arrivarono in Germania, in Polonia e nell’attuale Ucraina, in India e in Cina. Oggi fuori da Israele gli ebrei vivono soprattutto negli Stati Uniti, in Francia e Germania, in Sudafrica e in Sudamerica. A questo irraggiamento mondiale hanno corrisposto forme di integrazione e di scambio culturale, con lingue locali come l’Yiddish e il Ladino, architetture, costumi, cibi, abitudini rituali assai diverse. La cosa straordinaria è che tutta questa moltiplicazione geografica e questo irraggiamento culturale non ha comportato una divisione, una perdita di identità.

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L'ingresso del Beit Hatfutsot di Tel Aviv

Gli ebrei yemeniti e quelli polacchi, gli italiani e gli iracheni si sono sempre riconosciuti come un unico popolo, pur tenendo moltissimo alle loro particolarità. Di tutta questa incredibile varietà Beit Hatfutsot è il museo. Vi sono le mappe degli spostamenti e delle comunità, plastici di sinagoghe ed edifici comunitari dei luoghi più diversi, documenti storici, storie individuali, vicende di piccole e grandi comunità. L’idea di base è di disegnare un ritratto complessivo dell’identità ebraica attraverso tutti i frammenti che la compongono, come nel logo del museo, una stella di Davide realizzata da tessere multicolori di mosaico. Beit Hatfutsot non custodisce materiali originali, come si trovano per esempio al Museo di Israele di Gerusalemme ma è una straordinaria e documentatissima macchina didattica, che sarà ancora più completa e attraente l’anno prossimo quando riaprirà la “Mostra centrale” che è stata completamente riprogettata. Ma anche prima di questo evento merita di essere visitata per le sue collezioni permanenti, come quella sull’umorismo ebraico e quella sulle vecchie e nuove sinagoghe o quelle temporanee: attualmente due bellissime mostre fotografiche su David Seymour e Fredric Brenner, una videoistallazione su Leonard Cohen e la mostra dei tesori medievali ebraici recentemente scoperti a Erfurt, in Germania. In queste poche righe spero di aver fatto venire a voi lettori di IC7 il desiderio di dedicare qualche ora a Beit Hatfutsot in occasione del vostro prossimo viaggio a Tel Aviv e, a proposito di viaggi, da giovedì un nutrito gruppo di amici partirà per Israele con il viaggio organizzato da Informazione Corretta. Angela Polacco accompagnerà i partecipanti in tutto l’itinerario, fino alla giornata conclusiva che quest’anno coinciderà con le celebrazioni di Yom ha ‘Azmaut: un’occasione davvero speciale da festeggiare.


Claudia De Benedetti, Presidente Agenzia Ebraica per Israele - Sochnut Italia


http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

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