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Informazione Corretta Rassegna Stampa
03.02.2018 La Polonia riscrive la storia e cancella le responsabilità nella Shoah
Commento di Deborah Fait

Testata: Informazione Corretta
Data: 03 febbraio 2018
Pagina: 1
Autore: Deborah Fait
Titolo: «La Polonia riscrive la storia e cancella le responsabilità nella Shoah»

La Polonia riscrive la storia e cancella le responsabilità nella Shoah
Commento di Deborah Fait

A destra: giovani israeliani a Auschwitz

Viviamo nel mondo dell'assurdo e dell'incomprensibile! Come ormai molti sapranno, la Polonia ha approvato a maggioranza una legge che punirà con tre anni di reclusione chiunque parli di lager della morte polacchi o accusi i cittadini di collaborazionismo con i nazisti. Negazionismo conclamato, insomma! Manca solo la firma del presidente Duda il quale ha già dichiarato ai media che non esiste motivo per bloccare o modificare la legge. E' vero che i lager della morte polacchi furono creati dai tedeschi, è vero che la Shoah è una vergogna ideata dal nazismo ma è anche vero che fu accettata dal resto d'Europa. La Polonia cattolica è stata per secoli il paese più antisemita d'Europa, ed è lecito pensare che ammassare e ammazzare 3 milioni di ebrei (su un totale di 3.200.000) sarebbe stato impossibile persino per i nazisti senza la collaborazione della cittadinanza polacca. Freda Wineman, sopravvissuta di Auschwitz-Birkenau: "Vogliono rifarsi una verginità ma quando i nazisti invasero la Polonia, riuscirono a razziare in breve tempo quasi tutti gli ebrei dai vari ghetti e sarebbe stato impossibile farlo senza l'aiuto attivo della popolazione locale. "Alcuni cercarono di salvare gli ebrei, ma furono un minimo numero (6700 tra i Giusti dello Yad vaShem di Gerusalemme, ndr) rispetto a quelli che non vedevano l'ora di consegnarli ai tedeschi per impossessarsi delle loro case, negozi, di tutti i loro beni." Altri testimoni raccontano oggi come i contadini trascinavano gli ebrei fuori dalle loro case, sparavano loro addosso mentre scappavano per i campi. Nelle città, entravano nei ghetti dove commettevano, indisturbati, i peggiori delitti , compreso entrare nelle case abbandonate dopo che i nazisti avevano trascinato via le famiglie e fare razzia di tutto quanto trovavano all'interno.

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Nomi di ebrei assassinati nella Shoah

Dopo la guerra, quando qualche ebreo tornava per cercare qualcuno o qualcosa, non poteva nemmeno entrare nella sua casa di un tempo, veniva scacciato in malo modo, minacciato, a volte ucciso. Furono migliaia gli ebrei uccisi dai bravi cittadini europei dopo la fine della guerra. "La Polonia, profondamente cattolica, era antisemita molto prima dell'avvento del nazismo- racconta lo storico Shimon Reidlich - ciò non toglie che, nonostante la collaborazione di tutta Europa, furono Hitler e i suoi generali, i mostri che idearono e organizzarono la Shoah." Questo tentativo, riuscito, di whitewashing polacco mi ricorda un intenso documentario mandato in onda circa una settimana fa da Rai Storia, "Rose Bianche su sfondo nero" di Gianluca Miligi cui ha partecipato Maria Pia Bernicchia, insegnante e studiosa della Shoah, autrice del libro"Chi vuol vedere la mamma faccia un passo avanti", la terribile storia di 20 bambini ebrei che Mengele, il mostro, diede in prestito a un altro mostro per fare degli esperimenti. Nell'atrocità della Shoah, il destino di questi 20 bambini, una goccia nel mare del milione e mezzo assassinati dai nazisti e dai loro collaboratori, è di una ferocia sadicamente demoniaca. Nel 1944 ad Auschwitz-Birkenau operava il dottor Mengele che aveva a disposizione per i suoi esperimenti circa 300 bambini risparmiati alla morte per diventare cavie umane del mostro. Quando i prigionieri ebrei, dopo viaggi di giorni, settimane, rinchiusi nei vagoni, scendevano dalle rampe dei treni, i bambini, considerati inutili per il lavoro di schiavi, venivano quasi subito avviati vero le camere a gas e poi nei forni per ridurli in cenere. Una parte di essi se li accaparrava Mengele che aveva una vera passione per torturare, tagliare, cucire insieme i gemelli. Erano ebrei, quindi non umani, quindi nessuna pietà. Durante questo orrore mefistofelico, un altro medico, Kurt Heissmeyer, dal campo di concentramento di Neuengamme, chiese al suo collega di Auschwitz-Birkenau alcune piccole cavie umane. Mengele gli mandò 20 bambini, 10 femminucce e 10 maschietti, provenienti da tutti i paesi d'Europa, naturalmente tutti ebrei. Tra questi bambini c'era anche un piccolo italiano di otto anni, Sergio de Simone. Quello che fa urlare l'anima di dolore è il modo usato per prendere questi 20 bambini, Mengele poteva semplicemente entrare nelle baracche e sceglierli a suo piacere ma questo non era sufficiente per soddisfare il suo sadismo, voleva di più, doveva avere di più.

Quell' essere maledetto chiamava i bambini fuori dalle baracche, li metteva tutti in fila e poi diceva "Chi vuole vedere la mamma faccia un passo avanti". I più grandicelli avevano capito il trucco, vedevano il fumo uscire dal camino, sapevano da quelli più grandi di loro che i loro genitori erano dissolti nella cenere che ricadeva sul campo, quindi avvisarono i più piccoli di non andare, di non farlo quel passo, il passo che li avrebbe portati alla tortura e alla morte. Ma i bambini la volevano la mamma, la desideravano spasmodicamente, volevano il suo abbraccio, volevano essere consolati e fecero quel passo. I bambini furono portati a Bullenhuser Damm, un “sottocampo” del più grande lager tedesco: Neuengamme e là furono sottoposti alle torture, furono loro iniettati virus di varie malattie per studiarne il percorso. Dopo mesi di torture, durante i quali venivano comunque tenuti in vita per poterli "usare", il 20 aprile del 1945, prima di scappare per salvarsi dall'armata rossa che stava arrivando, i capi del campo impiccarono tutti i venti bambini ai tubi dell'acqua che correvano lungo il soffitto. Insieme a loro furono impiccati anche i medici e gli infermieri che avevano aiutato Kurt Heissmayer nelle sue torture. Fu così che i russi li trovarono, incapaci di credere all'orrore di quello spettacolo.

L'ultima edizione del 2018 del libro di Maria Pia Bernicchia è dedicata a Walter Jungleib, l'ultimo bambino cui l'autrice è riuscita a dare un volto e una storia, la sua storia. Mi rintrona nel cervello quella frase "chi vuole vedere la mamma...." in tutta la sua barbarie e provo due sentimenti che dicono siano brutti, non politicamente corretti, la voglia incontenibile di vendetta e odio per chi ha perpetrato quell'orrore, tedesco, polacco, italiano , francese che sia, e per chi oggi lo vuole cancellare, banalizzare, persino giustificare fino a negarlo. La Polonia chieda scusa per i suoi 3 milioni di ebrei assassinati e poi taccia, altro che verginità. https://www.facebook.com/chivuolevederelamamma/
In occasione della Giornata della Memoria, l'Ospedale Santobono di Napoli, ha dedicato la struttura "Palabimbo" a Sergio de Simone. D'ora in poi il nome del piccolo Sergio che voleva vedere la mamma, sarà ripetuto quotidianamente da migliaia di persone.

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Deborah Fait
"Gerusalemme, capitale di Israele, unica e indivisibile"


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