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Informazione Corretta Rassegna Stampa
18.11.2017 Francia: ll J'accuse di Manuel Valls
L'antisemitismo di matrice musulmana e la connivenza della sinistra

Testata: Informazione Corretta
Data: 18 novembre 2017
Pagina: 1
Autore: Eric Decouty
Titolo: «Il J'accuse di Manuel Valls»

Riprendiamo da MARIANNE, con il titolo " Il J'accuse di Manuel Valls" l'intervista di Eric Decouty all'ex primo ministro francese Manuel Valls.

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Manuel Valls

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(Traduzione di Yehudit Weisz)

 L’ex Primo Ministro denuncia la cecità delle élites e della sinistra di fronte alla crescita del “nuovo antisemitismo” di matrice arabo-musulmana.
Marianne: Secondo lei, la Francia del 2017 è malata di antisemitismo? Qual è la sua diagnosi?
M.V. : Osservando le statistiche si potrebbe avere una lettura incoraggiante. Gli atti di antisemitismo sono scesi del 59% nel 2016: ne sono stati compiuti 335, contro gli oltre 800 nel 2015 e gli 851 nel 2014. Ma soltanto le aggressioni che son state denunciate entrano in queste cifre. In realtà sono sempre più numerose le famiglie che scelgono di stare in silenzio, sia perché dubitano dell’efficacia di una denuncia, sia per timore di rappresaglie. Inoltre, la natura degli atti, di vandalismo o di aggressioni fisiche, sta diventando sempre più grave. Infine, occorre ricordare che il confronto con gli altri culti ha i suoi limiti: ci sono milioni di francesi di religione, confessione o cultura cattolica o musulmana, ma ci sono soltanto 500.000 ebrei in Francia, ovvero meno dell’1% della popolazione. Ebbene, nel 2014, un atto di razzismo su due era classificato come antisemita!
Marianne: Quel che non compare in queste cifre, è l’antisemitismo “ordinario”, quello che si incontra in certe classi, per la strada, in certi quartieri…
M.V. : E’ dal 2000 che l’antisemitismo è in crescita, in genere legato all’attualità del Vicino e del Medio Oriente. Settantacinque anni dopo la Shoah, durante una manifestazione si è sentito gridare per le strade di Parigi “Morte agli ebrei!”. Da allora gli ebrei francesi hanno paura e le autorità pubbliche ce ne hanno messo di tempo per ammetterlo. Tale fenomeno è profondo ma si è cercato di minimizzarlo.
Marianne : Perché?
M.V. : L’assassinio di Ilan Halimi nel 2006 e la strage di Tolosa nel 2012, non avevano generato la mobilitazione che ci si sarebbe attesi, mentre nel 1990, ricordiamocelo, la profanazione del cimitero di Carpentras aveva suscitato una massiccia manifestazione. E’ il segnale di un cambiamento, perché la profanazione del cimitero di Carpentras era stato attribuito all’estrema destra, mentre oggi il nuovo antisemitismo proviene dai quartieri popolari e di immigrati di confessione musulmana. Il Consiglio Nazionale dei Diritti dell’Uomo ha sottolineato che dal 2000 in poi, coloro che sono stati identificati come responsabili di attacchi contro la comunità ebraica non appartengono più a gruppuscoli di estrema destra ma erano degli “individui arabo-musulmani”. Quel che spaventa di più, è constatare che si sta consolidando un legame tra l’antisemitismo originario dell’estrema destra e questo nuovo antisemitismo che riflette lo stesso identico odio contro gli ebrei. Certi personaggi, come Alain Soral e Dieudonné sono responsabili di questa sintesi. Alla base di questo antisemitismo ci sono sempre gli stessi elementi: l’atteggiamento verso il denaro, il predominio sul potere e sui media, il complottismo, la manipolazione. E’cambiata soltanto l’identità degli antisemiti. Fin dalla fine del 2013 ho combattuto contro Dieudonné perché mi ero reso conto, come sindaco a Evry e come Ministro degli Interni, di quanto fosse incisiva la sua influenza nei nostri quartieri dove contaminava diversi tipi di pubblico. Ma ho percepito un certo disagio anche nella sinistra.
Marianne: Nel rifiuto di identificare questo nuovo antisemitismo, qual è secondo lei, la responsabilità della sinistra?
M.V. : E’ di notevole importanza, ma non è certo una novità. Lo storico Michel Winock ha scritto che , fino al 1898, l’antisemitismo era percepito da tutta la sinistra, in particolare dai socialisti, né come marchio infamante né come una seria minaccia. Alla fine del XIX° secolo i socialisti erano ben lontani dal dissociarsi dallo spirito antisemita che diffondeva tutti gli stereotipi sugli ebrei., il denaro, il capitalismo ed il potere. I deputati socialisti presentavano l’Affaire Dreyfus come una lotta tra due fazioni rivali della classe borghese. E’ vero, la sinistra ha sempre pensato che le lotte erano solo quelle di classe, economiche e sociali, e che le questioni di identità e di cultura la allontanavano dall’essenziale. Al tempo dell’Affaire Dreyfus, Clemenceau che resiste alle folle o Zola che rifiuta qualsiasi compromesso, hanno perfettamente ragione.
Marianne : Cosa deve fare oggi la sinistra?
M.V.: Deve assolutamente mobilitarsi perché l’antisemitismo prelude sempre ad un’immensa catastrofe. Coloro che pensano che questo sia un problema esclusivamente per gli ebrei, commettono un errore gravissimo. Nel gennaio del 2015 alcuni dicevano che i caricaturisti, i poliziotti o gli ebrei erano in ugual misura dei bersagli specifici per i terroristi. Si è dovuto arrivare al 13 novembre per capire che noi tutti lo siamo. Ebbene, la sinistra deve pensare alla società intera, non può spezzettarla. Faccio appello ad una presa di coscienza generale, ad una sorta di neodreyfusismo. Nel 1898, le grandi coscienze del Paese sono insorte per dire NO, per “accusare”. Ora tocca a noi, dobbiamo tutti accusare quelli che distillano nella nostra società l’odio per la Francia e l’odio per noi stessi. Ai tempi dell’Affaire Dreyfus, la sinistra era divisa, perché già permeata di antisemitismo in nome dell’antiliberalismo e del rifiuto di una società borghese. Ciò che era valido ieri, vale ancora oggi per certi membri de "La France insoumise "(il Movimento politico francese di Jean-Luc Mélenchon, N.d.T.). Con parole diverse. Per esempio, nel nuovo discorso antisemita, l’ebreo è stato sostituito dal sionista. Ho davvero apprezzato che Emmanuel Macron dica che l’antisionismo è oggi il nuovo volto dell’antisemitismo. Ne sono convinto.
Marianne: Equivale a dire che non si può criticare Israele?
M.V.: No, niente affatto. E’ perfettamente legittimo criticare il governo di Israele. E’ quel che fa la società israeliana che resta una società dinamica e democratica. Per questo l’antisionismo, ovvero la negazione dello Stato di Israele, è diventato espressione dell’antisemitismo. L’abbiamo visto alla manifestazione del 2014. Dobbiamo combattere contro qualsiasi forma di questo antisemitismo quotidiano, questi insulti, questi richiami all’omicidio attraverso i social network, perché gridare “Morte agli ebrei!” equivale a gridare “Morte alla Francia!”. Nel gennaio del 2015, quando Benjamin Netanyahu si era appellato agli ebrei francesi ad emigrare in Israele, io risposi :”No! La Francia senza ebrei non è più la Francia!”
Marianne: Dopo la profanazione della stele sulla tomba di Ilan Halimi, il governo avrebbe dovuto intervenire con maggior forza?
M.V.: Non bisogna aver paura di parlare forte e chiaro su questi temi. Non dobbiamo concedere nulla, occorre denunciare senza indugi, intervenire senza tregua. L’attività che avevo avviato con il mio governo contro l’antisemitismo, continua, ma bisogna che la parola del Presidente e del Primo Ministro sia chiara e forte. Parte della Comunità ebraica non crede più che noi siamo in grado di proteggerla. Intere famiglie della periferia parigina lasciano il quartiere o emigrano in Israele.
Marianne : Ma a parlare forte non si rischia di inimicarsi una parte del proprio schieramento e ritrovarsi, com’è successo a lei, isolati?
M.V. : Sì, ma a sinistra non metto tutti sullo stesso piano di responsabilità. Ritengo per esempio, che quel che da anni scrive il docente universitario Pascal Boniface, sta diventando un problema serio. Del resto, mi sono rivolto ai Ministri degli Esteri e della Difesa che finanziano l’IRIS (Istituto delle Relazioni Internazionali e Strategiche) a proposito di questi scritti, anche se questi non parlano in nome dell’IRIS. Lo stesso si può dire delle posizioni di certe personalità de La France insoumise o di Edwy Plenel, il cofondatore e presidente di Mediapart. Non lo considero un antisemita, ma lo biasimo per la sua condiscendenza perché lui considera l’insieme dei musulmani, presi in una pericolosa globalità, come i “dannati della terra”, e a questo titolo li esonera da qualsiasi responsabilità. Sono questi personaggi, che con dei mass media, come Les Inrocks ( il settimanale Les Inrockuptibles, fondato nel 1996, inizialmente consacrato alla musica rock, diventa poi culturale e politicamente a sinistra), il Bondy Blog con Mehdi Meklat - che per anni era riuscito a sfuggire alla legge- che esercitano una forma di terrorismo intellettuale su una parte della sinistra. Questa “sinistra divina”come avrebbe detto Baudrillard , ha influenzato certi responsabili politici della sinistra. E poi ci sono coloro che son passati dall’altra parte – il Partito degli indigeni della Repubblica di Houria Bouteldja o la sua “compagna”, la deputata de La France insoumise, Danièle Obono – i quali, da parte loro, concettualizzano un discorso antisemita. Nel 2003 avevamo pubblicato su Le Nouvel Observateur un forum con Jean-Luc Mélenchon e Vincent Peillon per denunciare l’Islam radicale, il doppio standard nei discorsi di Tariq Ramadan, impregnati di antisemitismo… E’ arrivato il momento che tutta la sinistra sia unita in questa lotta, ma deve farlo a fianco dei musulmani, perché altrimenti, questi saranno indottrinati e verranno trascinati nell’Islam radicale.
Marianne : Quattordici anni dopo questa tribuna comune, cosa pensa delle attuali posizioni di Jean-Luc Mélenchon ?
M.V. : Quando si è candidati alla Presidenza della Repubblica, quando si sono raccolti parecchi milioni di voti, non si può esprimere alcuna condiscendenza con coloro che professano tesi antisemite. Purtroppo, temo che la battaglia sia persa. Fin dal momento in cui lui aveva cercato di squalificarmi, senza successo, accusandomi di essere vicino all’estrema destra israeliana, lui riconduce il problema a Israele, al sionismo…
Marianne : Lei oggi, non è diventato uno spauracchio, una specie di respingente per tutta una parte della sinistra?
M.V.: I miei attacchi contro Dieudonné e il mio discorso all’Assemblea del 13 gennaio 2015 sono impegni di cui non mi pentirò mai. Esprimono la fierezza di un percorso. Ne sono consapevole. E’ la battaglia della mia vita. Ma lui mi ha definito nemico. E poiché sono un responsabile politico, talvolta il commento generale non entra nel merito dello specifico. Faccio un esempio. Quando Roland Dumas, ex Presidente del Consiglio costituzionale, ex Ministro di François Mitterand, durante una trasmissione televisiva di altissimo ascolto, disse che io sono “sotto influenza” perché mia moglie è ebrea e ciò non suscita alcuna protesta, beh questo è intollerabile. Ecco perché continuerò a combattere questa battaglia!


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