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Informazione Corretta Rassegna Stampa
22.07.2017 Lo Stato Islamico è davvero sconfitto?
Analisi di Zvi Mazel

Testata: Informazione Corretta
Data: 22 luglio 2017
Pagina: 1
Autore: Zvi Mazel
Titolo: «Lo Stato Islamico è davvero sconfitto?»

Lo Stato Islamico è davvero sconfitto?
Analisi di Zvi Mazel

(Traduzione di Angelo Pezzana)
http://www.jpost.com/Middle-East/ISIS-Threat/Analysis-Is-it-really-the-end-for-ISIS-499908

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Che il suo leader carismatico sia morto oppure no, lo Stato Islamico proclamato nel 2014 sta per sprofondare. In Iraq Mosul è caduta e in Siria Raqqa sta per seguire la stessa sorte. Mancano soltanto alcuni villaggi in povere zone rurali, che però rappresentano ben poco per i seguaci di Abu Nakr el Baghdadi. In ogni caso, è probabile che non sia la fine del sogno di restaurare il califfato, quanto piuttosto una battuta d’arresto nella rifondazione del grande progetto del profeta Maometto: vedere tutti gli arabi uniti in una nazione islamica senza confini, fedeli e fratelli senza distinzioni.
Il cosiddetto “islamismo” o “islam radicale”, come viene chiamato in Occidente, è stato il tema centrale nella storia dell’islam sin dall'inizio, e ha impregnato l’ideologia teologica come quella rappresentata da Taki ad-Din ibn Taymiyyah, che predicava nel 13° secolo il ritorno alla prima interpretazione del Corano e della Sunna e che è considerato il padre del Salafismo, Wahabismo e Jihadismo, cioè dei teologi del 19° secolo, compresi i Fratelli Musulmani, che ne applicano gli insegnamenti.
Califfati antagonisti sono nati e si sono combattuti attraverso i secoli, a Damansco, Bagdad, “Andalus” cioè la Spagna, Nord Africa e Egitto.
L’Impero Ottomano è stato l’ultima struttura politica e religiosa ad aver unito tutti i musulmani in Medio Oriente e Nord Africa per 500 anni.
Anche se gli arabi sono fedeli alla Sharia, hanno giudicato la Turchia, un paese musulmano ma non arabo, una potenza conquistatrice. L’Impero Ottomano, sconfitto nella Prima Guerra Mondiale, è scomparso. Il Califfato venne abolito da Kemal Ataturk nel 1924, dando origine ai Fratelli Musulmani in Egitto. Sotto la guida del suo fondatore Hassan el Banna e del teologo più importante, Sayed Qutub, il movimento si proponeva la completa eliminazione dei valori liberali occidentali, per favorire la restaurazione del Califfato e della Sharia.
Il Jihad era lo strumento per imporlo con la forza alle società musulmane che l’avevano rinnegato. Nasceva così una nuova ondata di violenze. La Fratellanza creò una propria organizzazione segreta negli anni ’30 per destabilizzare il regno di Re Faruk, cercando dopo anche di assassinare Gamal Abdel Nasser. I suoi militanti hanno poi fondato gruppi estremisti quali “Tafkir e Hijra”, i cui membri fondarono a loro volta altri movimenti jihadisti, come al Jamaa’al Islamiyah, che assassinarono il Presidente Sadat, tentarono anche un colpo di stato per poi aderire a Al Qaeda.
Lo Stato Islamico è una propaggine della sezione irachena di Al Qaeda che si staccò nel 2014 dal leader Ayman al Zawahiri per unirsi con il settore siriano del movimento. Insieme hanno fondato Daesh, acronimo di “ Stato Islamico dell’Iraq e del Levante”, ovvero la grande Siria, che include Libano, Giordania e Palestina.
Su queste premesse, Ibrahim Awad Ibrahim el Badri ha proclamato il nuovo califfato islamico sotto la sua leadership, assumendo il nuovo nome di Abu Baker el Hashemi el Kurayshi, unendo il nome della famiglia del profeta con quello del primo califfo.
È stato l’ultimo tentativo per riportare in vita il Califfato nei tempi moderni, iniziato con la violenza in Egitto e diffuso nei paesi arabi e musulmani con lo scopo di destabilizzarne i regimi con il terrorismo.
È proseguito con Al Qaeda, una organizzazione islamica terroristica internazionale guidata da Bin Laden, che mirava a colpire l’Occidente per indebolirne i governi. Si è poi  arrivati all’ultima fase dello Stato Islamico, nuova e minacciosa: per la prima volta, una organizzazione islamica fortemente terrorista che mira a rendere attuale e totale la Sharia, si è impadronita di vasti territori in Iraq e Siria abitati da circa tre milioni di cittadini. Daesh ha ora libero accesso a risorse naturali, quali petrolio, capitali che derivano dall’imposizione di tasse e dal possesso di banche, possiede armamenti e un esercito composto da soldati addestrati a combattere. Ha postazioni in Libia e in Egitto, in più porta a termine attentati terroristici in Medio Oriante, Nord Africa, Europa e Stati Uniti. Attraverso questo apparato di comunicazioni sofisticate,riesce a trasmettere il proprio messaggio e acquisire l’immagine di una organizzazione vincente, conquistando l’adesione di migliaia di giovani musulmani in tutto il mondo.
L’Occidente ha reagito con lentezza anche se con decisione, e lo Stato Islamico si è trovato sotto il tiro della coalizione guidata dagli Usa, dalle milizie kurde in Iraq e in Siria, un esercito iracheno tornato efficiente e dall’intervento della Russia in Siria in aiuto al regime di Assad.

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Abu Bakr al Baghdadi puù essere stato mal consigliato quando ha scelto un attacco che teneva conto solo del territorio, facilitando chi aveva nel mirino Daesh per distruggerlo. Ha anche indebolito la Fratellanza Musulmana, che stava cercando di distruggere l’Occidente attraverso una massiccia immigrazione musulmana per arrivare al potere “con mezzi democratici”.
Lo Stato Islamico, creato sull’ideologia della Fratellanza, è diventato più un movimento, spingendo così l’Occidente a sfidarlo. Diversi paesi oggi, tra i quali Gran Bretagna e Stati Uniti, ritengono la Fratellanza una organizzazione terrorista.
Ma Al Qaeda e Daesh sono solo i nomi più noti del movimento globale islamista che vuol il ritorno del califfato. Dozzine di altre organizzazioni lavorano per raggiungere questo obiettivo, diverse sono soltanto le origini dei loro fondatori o i metodi praticati.
Come Shabab in Somalia, Boko Haram in Nigeria, Jamia Islamiyah nel sud est asiatico, Abu Seif nelle Filippine, i Talibani in Afghanistan e Pakistan.
Malgrado abbiano iniziato tutti dal wahabismo saudita, gli obiettivi sono gli stessi per tutti. Si ritiene che nella sola Siria ci siano oggi più di 60 gruppi jihadisti, alcuni coordinati fra loro, altri che si combattono l’un l’altro.
C’è anche Hizb al Taharir, una organizzazione simile ai Fratelli Musulmani, nata a Gerusalemme nel 1953.
Questa è soltanto una lista parziale del vasto network delle organizzazioni estremiste islamiche nel mondo. I media occidental si stanno chiedendo che fine faranno i militanti dello Stato Islamico dopo la scomparsa di Daesh. Ebbene, troveranno facilmente un rifugio in queste organizzazioni, dando il massimo delle loro possibilità per intensificare le  operazioni terroristiche a dimostrazione che non hanno abbandonato il loro obiettivo. Fonti arabe riferiscono che lo scorso dicembre Fatah al Sham ( ex Al Nusra), una affiliata di Al Qaeda in Siria, schierata nella zona di Idlib al confine con la regione alawita, stava per unirsi con Ahrar el Sham, una potente organizzazione finanziata dall’Arabia Saudita.
Il risultato sarà una “organizzazione islamica siriana”, che collaborerà con altri gruppi jihadisti per introdursi nella zona alawita di Assad. Un progetto ambizioso, se consideriamo il sostegno russo al leader siriano.
In altre parole, la scomparso dello Stato Islamico come entità geografica favorirà il formarsi di nuove coalizioni che combatteranno per un regime islamico attraverso una varietà di azioni che desteranno più di una sorpresa.
Il gruppo terrorista Abu Seif non si è impadronito di una città nelle Filippine proclamandola immediatamente emirato islamico?
L’esercito sta ancora cercando, con poco successo, di liberarla.

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Zvi Mazel è stato ambasciatore in Svezia dal 2002 al 2004. Dal 1989 al 1992 è stato ambasciatore d’Israele in Romania e dal 1996 al 2001 in Egitto. È stato anche al Ministero degli Esteri israeliano vice Direttore Generale per gli Affari Africani e Direttore della Divisione Est Europea e Capo del Dipartimento Nord Africano e Egiziano. Collabora a Informazione Corretta.


http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

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