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Informazione Corretta Rassegna Stampa
01.05.2017 IC7 - Il commento di Dario Peirone: Gerusalemme capitale
Dal 23 al 29 aprile 2017

Testata: Informazione Corretta
Data: 01 maggio 2017
Pagina: 1
Autore: Dario Peirone
Titolo: «IC7 - Il commento di Dario Peirone: Gerusalemme capitale»
IC7 - Il commento di Dario Peirone
Dal 23 al 29 aprile 2017

Gerusalemme capitale

Maggio 2017. Sarà un momento storico. I 50 anni della riunificazione di Gerusalemme a seguito della Guerra dei Sei Giorni, una città divisa che diventa la Capitale di quella che oggi è chiamata la Startup Nation: Israele. Il momento è talmente carico di significato che, si dice, anche il presidente USA Trump voglia esserci. Eppure, nell’immaginario collettivo occidentale, Gerusalemme è quasi vista come un “corpo separato” da Israele, quasi fossimo ancora prima del ‘67. A parte gli articoli e i titoli di giornali sul “governo di Tel Aviv” o su “l’esercito di Tel Aviv” (non si sa se dovuti più a o ignoranza o a malafede), Gerusalemme è presentata come la Città Santa, il luogo di incontro delle tre-grandi-religioni-monoteiste (nonostante non sia mai citata nel Corano, mah…), una sorta di enclave spirituale universale: non per nulla il Vaticano ha proposto da tempo di farla diventare una città-stato governata dalla “legge internazionale” (quale legge? Boh…, l’importante è toglierla a Israele). C’è infine la visione strettamente politica, quella che fa scrivere ai giornali e dire ai politici che esiste una “Gerusalemme est”, dove non si dovrebbero costruire né strade né case perché dovrà diventare la futura-capitale-del-futuro-stato-palestinese. Mi spiace dare una delusione a qualcuno, ma Gerusalemme oggi non è nulla di tutto questo. Da quando Israele ha riunificato la città questa si è modernizzata ed è cresciuta molto in termini di abitanti (oggi l’agglomerato urbano vero e proprio di Gerusalemme è più grande di quello di Tel Aviv). Soprattutto, è la capitale della Startup Nation: anche qui giovani, innovazione e startup hanno trasformato il volto della città. Perfino il suo sindaco Nir Barkat è un ex imprenditore di successo nell’hi-tech. Cultura, tecnologia, arte, moda, design, divertimento, realtà virtuale ed economia digitale: ecco la Gerusalemme del 2017, la scommessa vinta dai suoi abitanti, stufi di dover andare a Tel Aviv per trovare opportunità nell’economia innovativa, stufi di sentire dire che “a Gerusalemme si prega”.

Nel 2015, la rivista Time ha nominato Gerusalemme uno dei centri hi-tech in più rapida crescita al mondo. A seguito di questo progresso, il rapporto 2017 di Startup Genome che classifica i migliori ecosistemi di startup a livello mondiale, inserisce Gerusalemme tra otto runners-up che includono Atlanta, Delhi, Denver-Boulder, Helsinki, Mosca, Mumbai e Salt Lake-Provo. Tel Aviv è classificata al sesto posto nell'elenco. Uno dei promotori di questa visione è stato Erel Margalit, fondatore di JVP (Jerusalem Venture Partner) uno dei fondi di venture capital dello storico programma Yozma, che ha scommesso sulla città ristrutturando tutta la zona della vecchia stazione ferroviaria del periodo coloniale, oggi diventata il Media Quarter, ironico omaggio ai nomi dei quartieri della città vecchia. Qui si può vedere una sua intervista di alcuni anni fa, in cui già mostrava le grandi opportunità di sviluppo della città http://itrade.gov.il/blog/2012/08/14/is-jerusalem-the-next-silicon-valley-cnn-clip/

Per connettere, crescere e potenziare la comunità di startup a Gerusalemme è nata Made in Jerusalem. Organizzazione non profit, basata su partner e volontari, fa in modo che nessun imprenditore sia lasciato solo, consentendogli di essere collegato in una rete professionale, di partecipare ad eventi, di trovare lavoro, partner e mentors, e diventare parte integrante di una delle comunità più tecnologiche della città che “ha innovato negli ultimi 3000 anni” (questo è il bello slogan di Made in Jerusalem!). Tutti gli esponenti politici, economici e culturali di peso che arrivano in città passano da qui. Nella foto, il sindaco Nir Barkat con l’ex sindaco di New York Michael Bloomberg in visita a Made in Jerusalem.

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Gerusalemme vanta importanti successi di startup all'avanguardia in campi come l’elaborazione delle immagini e la realtà virtuale, l'apprendimento automatico e l'intelligenza artificiale. Proprio a Gerusalemme è stata creata Mobileye, la startup di visualizzazione in 3D per la guida automatica della automobili acquisita da Intel per 14 miliardi di dollari, la più grande acquisizione mai avvenuta in Israele (http://www.lastampa.it/2017/03/13/multimedia/tecnologia/intel-compra-mobileye-e-scommette-sullauto-a-guida-autonoma-qND1SrHRydTI7PxLXILR4K/pagina.html). Grazie alla prestigiosa Università Ebraica, alla Bezalel Academy per l’arte, agli ospedali di avanguardia - nonché agli incentivi fiscali - il numero di start-up hi-tech nella capitale è cresciuto da 200 nel 2012 a più di 600 nel 2016. Sempre nel rapporto di Startup Genome, Gerusalemme ha ottenuto il terzo posto per numero di clienti internazionali delle sue imprese, battendo la Silicon Valley, che è risultata quarta. Gerusalemme è al quinto posto in tutto il mondo in termini di valore delle exit per azione delle startup (il caso Mobileye insegna).

“C’è ancora molto lavoro da fare” dice al Jerusalem Post Jon Medved, veterano del mondo startup, CEO e fondatore di OurCrowd, una piattaforma di equity crowdfunding basata a Gerusalemme. “Bisogna rafforzare l’ecosistema per aumentare il valore delle startup anche prima dell’exit. Si può fare perché la città ha tutti gli strumenti necessari per diventare un hub internazionale dell’innovazione. Qui c'è tanto capitale umano, e quando cerchi un posto per creare una startup, cerchi in primo luogo il capitale umano: data la natura globale del nostro business, tutti gli immigrati ci aiutano veramente. In città si parla inglese, spagnolo, cinese…La gente dimentica quanto Gerusalemme sia cosmopolita: sono tutti qui" conclude Medved. Proprio per accelerare la crescita delle startup ed aumentarne il potenziale nascono gli “acceleratori”.

A Gerusalemme uno dei più attivi è Siftech. Fondato nei primi mesi del 2012 per iniziativa della Students Union della Hebrew University, è cresciuto grazie a due donne straordinarie, Stav Erez e Inbar Ziv. L'idea è stata di creare un ecosistema e un ambiente vivace per gli imprenditori, organizzando eventi e avviando progetti volti a guidare l'attività imprenditoriale. Siftech sostiene il talento imprenditoriale locale, fornendo piattaforme, tutoraggio e opportunità di business per le imprese del programma. La visione a lungo termine è quella di trasformare Gerusalemme in un centro globale di creatività e innovazione. Come dichiarano nella “home page” del loro sito: “Noi crediamo con passione a ciò che facciamo. Se hai un'idea per una startup, vorresti investire o aiutare a realizzare la nostra visione per la città, siamo tutt’orecchie!”.

Il punto di riferimento per tutte queste iniziative rimane sempre JVP. Con la sua sede affacciata sulle antiche colline della città vecchia di Gerusalemme, il mese scorso ha riunito più di cento giovani imprenditori a discutere su innovazione, futuro e soluzioni ai problemi delle società globali. L’evento era il Forbes Under 30, format americano dedicato ai giovanissimi (da 16 anni in su), per un giorno divisi in gruppi nel campus di Jerusalem Venture Partners, per esplorare come sei diverse industrie possano sviluppare soluzioni per problemi globali. I settori che hanno affrontato sono stati EdTech, Smart Mobility, FinTech, Digital Health, Cyber Security e Food Tech. Il gruppo di discussione sull’istruzione, condotto dal fondatore di EdTech Israel Dr. Yaki Dayan, ha convenuto che spesso l’analfabetismo nelle famiglie povere avviene perché i genitori non hanno frequentato la scuola. Di conseguenza, i loro figli sono spesso allo stesso modo poco istruiti a causa della mancanza di sostegno e risorse. Per risolvere questo problema, il gruppo ha elaborato un piano per fornire strumenti di apprendimento ai bambini sotto forma di giocattoli intelligenti.

"La mobilità intelligente non solo guarda automobili elettriche o condivise, guarda a città intelligenti, biciclette, droni e altro", afferma Lior Yekoutieli, responsabile delle alleanze tecnologiche globali di Deloitte Israel, che ha coordinato la discussione su Smart Mobility. Il gruppo si è concentrato sui modi per combattere la distrazione alla guida, proponendo una app che premia gli utenti per non utilizzare il proprio telefono mentre si è al volante, così da guadagnare punti da riscattare per eventi sponsorizzati (concerti, spettacoli ecc.). Un approccio ben diverso dal nostro, basato solo sulle multe! Per il gruppo sul FinTech "Ci sono 2 miliardi di persone che non hanno accesso ai servizi finanziari", ha affermato David Benigson, fondatore di Signal Media.

"Come facciamo a creare un sistema centralizzato e universale per aggregare set di dati alternativi che consentano di costruire una “credit history” per coloro che non hanno mai avuto prestiti da una banca?" Hanno trovato che la creazione di un programma basato sui big data che utilizza i peer, l'attività sui social media e il percorso educativo per determinare la storia finanziaria, potrebbe contribuire a colmare il divario di credito e aiutare le persone a ottenere prestiti. Queste ed altre idee di grande interesse per il futuro sono scaturite da queste discussioni, nella città di Gerusalemme. Grazie all’innovazione ed alle nuove infrastrutture, la città ha superato i problemi economici causati in passato della disoccupazione araba e ultra-ortodossa, due gruppi che vengono ora sempre più inseriti nello sviluppo economico. "Penso che proprio grazie alle sue caratteristiche uniche Gerusalemme potrà cambiare completamente lo scenario dell’innovazione", dice il fondatore di OurCrowd.

Noi continuiamo pure a parlare di insediamenti e di Gerusalemme est.

Immagine correlata
Dario Peirone, Ricercatore di Economia e Gestione delle Imprese - Dipartimento di Economia e Statistica, Università di Torino


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