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Informazione Corretta Rassegna Stampa
13.04.2015 IC7 - Il commento di Enrico Fubini
Dal 5 all'11 aprile 2015

Testata: Informazione Corretta
Data: 13 aprile 2015
Pagina: 1
Autore: Enrico Fubini
Titolo: «IC7 - Il commento di Enrico Fubini»

IC7 - Il commento di Enrico Fubini
Dal 5 all'11 aprile 2015


Agricoltura nel deserto del Negev. In Israele la tecnologia agricola è estremamente avanzata

Nel frastuono delle guerre che in questi ultimi mesi, o forse ultimi anni, insanguinano il mondo e in particolare il Medio Oriente, abbiamo assistito a crudeltà indescrivibili che, dopo gli orrori della Shoah, pensavamo che non avremmo più visto.

Nella burrasca che sconvolge il mondo circostante, Israele appare un’isola in equilibrio instabile e precario. Nelle tante analisi politiche con cui i giornalisti di ogni tendenza si cimentano a descrivere gli eventi soggetti ormai a mutamenti quotidiani e spesso a capovolgimenti improvvisi spesso ci si chiede cosa sarebbe il meno peggio per Israele.

Si diceva che Assad tutto sommato era un nemico più affidabile per la stabilità della regione rispetto ai cosiddetti ribelli che combattevano in Siria questa spaventosa guerra civile. Ma oggi il panorama internazionale è profondamente mutato nell’arco di pochi mesi. Le guerre civili sono diventate guerre che coinvolgono altri stati, che sconvolgono le alleanze di ieri e aprono prospettive nuove, ma sempre prospettive di nuove distruzioni e di nuove atrocità.

Oggi di fronte all’accordo USA-Iran che mette ulteriormente in pericolo Israele, aprendo persino ipotesi di nuove alleanze in seno al futuro governo d’Israele, c’è chi dice, forse con ragione che sarebbe meglio che l’ISIS conquistasse Damasco e che cadesse Assad. L’ISIS, oggi nemico giurato dell’Iran, romperebbe così quella tenaglia attorno a Israele che va dall’Iran alla Siria, agli Hezbollah e a Hamas. Oggi è così ma forse domani tutto potrebbe cambiare.

Leggendo e vedendo alla televisione tutti i giorni le terribili immagini di queste guerre dallo Yemen alla Siria, dall’Iraq all’Ucraina, si rischia di dimenticare che in Israele, nonostante tutto, la vita quotidiana scorre normalmente tra il lavoro, lo studio, la ricerca e anche il divertimento. Si rischia di dimenticare che Israele è un paese con tanti problemi e tanti nemici, ma è anche un paese pieno di risorse, di intelligenze, di invenzioni scientifiche di ogni tipo, aperto al resto del mondo e non di rado con energie volte all’aiuto di altri paesi. Proprio pochi giorni fa meditavo su questi problemi leggendo l’interessante pagina su La Stampa di Molinari in cui illustrava in un resoconto lo straordinario lavoro di ricerca nelle zone più aride e più impervie del deserto del Negev sull’agricoltura e non solo in questo campo, con l’impegno di decine di scienziati (http://informazionecorretta.com/main.php?mediaId=6&sez=120&id=57790).

Lontano dal frastuono delle guerre e dalle alchimie politiche per la difficile formazione del nuovo governo, là – afferma Molinari - si lavora da decenni per sviluppare “alta tecnologia e inventiva umana per tentare di trovare risposte ai bisogni e alla sicurezza alimentare del pianeta”. In queste zone in apparenza inospitali si produce il 40% dell’export agricolo d’Israele! Qui è stata creata una scuola di agricoltura per insegnare a produrre anche nelle condizioni più difficili; la scuola è frequentata da centinaia di studenti che giungono dal Terzo mondo (Vietnam, Sudan, Myanmar, Indonesia e altri paesi ancora) per portare poi nei loro paesi “i miracoli di vita del deserto” e le conoscenze acquisite. L’obiettivo di Aravà, la scuola internazionale nel deserto, è di “trasformare l’agricoltura hi-tech in un ponte verso il Terzo Mondo”.

Già Ben Gurion affermava con lungimiranza che l’avvenire di Israele era nel Negev, sia in senso ideologico sia pratico. Indubbiamente oggi, proprio nel fragore delle guerre e nei pericoli in cui vive quotidianamente Israele, possiamo affermare che la vera sfida nei confronti del mondo si trova simbolicamente proprio nel deserto. Gli scienziati che lavorano nelle sue sabbie roventi, senz’acqua, senza elettricità, senza servizi, operano nei campi più avanzati del sapere, nell’agricoltura in situazioni di estrema difficoltà, nella produzione di energie alternative, nel riciclo dei rifiuti organici e in tanti altri campi di tecnologie hi-tech, e rappresentano il vero volto del loro paese, quello che guarda al futuro e al mondo a cui Israele ha dato molto in termini di ricerca scientifica, medica, tecnologica così come nella letteratura, nel cinema, nella pittura e nella musica.


Enrico Fubini, Storia della musica e musicologia - Università di Torino


http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

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