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Informazione Corretta Rassegna Stampa
19.03.2015 Israele/Elezioni: Israele sceglie un leader per vivere, l'Italia riceve chi lo vuole distruggere
Commento di Deborah Fait

Testata: Informazione Corretta
Data: 19 marzo 2015
Pagina: 1
Autore: Deborah Fait
Titolo: «Israele sceglie un leader per vivere, l'Italia riceve chi lo vuole distruggere»

Israele sceglie un leader per vivere, l'Italia riceve chi lo vuole distruggere
Commento di Deborah Fait

A destra: Benjamin Netanyahu

Avere il 71,8% di votanti è, per una democrazia, una grande vittoria, diventare Primo Ministro per la quarta volta è un trionfo. Essere eletto premier da un popolo libero e sovrano, nonostante una instancabile campagna di diffamazione sia in casa sia all’estero, è una gran bella soddisfazione. Sapere che la vittoria schiacciante di Bibi (30 seggi contro i 24 dell’avversario) significa anche la sconfitta di Obama, artefice della politica internazionale anti-Bibi, è un piacere immenso. E’ bello pensare che gli sarà venuto un leggero attacco di fegato e che sarà anche in buona compagnia.

Come scrive su Facebook l’amico Michael Sfaradi “Benjamin Netanyahu, a dispetto di tutto ciò che si dice su di lui, è l'uomo dei record:
1) Ha parlato per tre volte davanti al congresso americano, come lui solo Winston Churchill
2) Quattro volte primo ministro di Israele e per ben tre volte consecutivamente, meglio di Ben Gurion.”


Barack Obama, Benjamin Netanyahu

Israele ha vinto, hanno vinto la democrazia, il popolo, il bisogno di sicurezza e la verità, il tutto in un clima di libertà assoluta, come solo in Israele esiste, e di festa nazionale tipica di un popolo tra i primi del mondo in “felicità”. Martedì mattina, recandomi al seggio elettorale, pensavo di aver ritrovato proprio in Israele il piacere di votare, una vera e propria folla camminava con me, in allegria, famiglie con bambini in carrozzella, in braccio, in triciclo, in bici, nonni in sedia a rotelle, giovani e meno giovani già pronti ad andare in gita dopo aver votato. Dentro la scuola adibita a seggio elettorale, una lunga e poco ordinata fila in attesa di ricevere la busta bianca e azzurra dove mettere il foglietto col nome prescelto. Tutti parlavano ad alta voce, come usa da queste parti, chi rideva, chi si era portato il caffè e la brioche, chi chiamava amici e conoscenti, chi chiedeva al suo vicino cosa avrebbe votato, chi organizzava la gita del dopo voto.

 
Bibi davanti al Kotel

Durante tutta la giornata spiagge, prati e boschi affollati di israeliani in festa. Mai visto niente di simile in Italia dove ricordo facce scure, serie, preoccupate, gente frettolosa. Poi, alle 10 esatte della sera, la tensione del risultato, sta vincendo Buji, no sono pari, oddio se sono pari come faremo, poi il grande salto in avanti di Bibi e l’esplosione di gioia per la vittoria schiacciante. Bibi per la quarta volta sarà Rosh haMemshallà, capo del Governo, il popolo ha scelto e deciso. Lo slogan strombazzato per mesi dalla sinistra “chiunque ma non Bibi” si è liquefatto in una manciata di minuti, le maldicenze dei media su Sara Netanyahu hanno sortito l’effetto contrario, gli israeliani sono sufficientemente cinici da non lasciarsi coinvolgere in stupidi pettegolezzi.

Israele è salvo, il popolo sovrano ha deciso che vuole sicurezza perché in un paese sempre al fronte è la cosa in assoluto più importante. Il costo delle case, il prezzo del budino sono problemi risolvibili, Israele sta vivendo un boom economico che dovrà essere gestito meglio, ma la sicurezza, quella c’è o non c’è. Se non sei vivo sei morto, elementare, e Israele sta dimostrando da 70 anni di voler vivere, non solo, ma di essere anche felice, sopravvivere non basta. Non basta proprio. Nel momento in cui Bibi è tornato ad essere Benjamin Netanyahu, il leader, uomo forte, deciso e sicuro, la gente che, durante la guerra con Gaza, lo aveva rimproverato di essersi sottomesso troppo alle richieste di Obama e soci, è corsa entusiata a votarlo.

Questa vittoria ha fatto avere travasi di bile a tanta gente, Obama in testa (che, da gran cafone, non ha ancora telefonato per congratularsi, lasciando lo sgradevole compito a Kerry), e questo, secondo voi, amici, cosa significa? Significa una cosa sola: che Netanyahu va benone per Israele. E’ l’ago della bilancia da sempre: chi non piace al resto del mondo è “tov leIsrael, buono per Israele”.

Durante la nottata di martedì le tv italiane hanno seguito l’esito delle votazioni tifando apertamente per Buji Herzog che parlava di pace, non si capisce bene con chi, che parlava di economia, come se il boom economico fosse merito suo. RaiNews 24 ha fatto una lunga diretta, da Gerusalemme Liana Mastretta è stata tutto sommato molto equilibrata. Meno tranquille le due giornaliste in studio, Imam Sabbah con una collega hanno accusato Netanyahu di “razzismo” per aver detto che gli arabi israeliani erano stati portati a votare in massa con autobus organizzati dalle ONG di estrema sinistra pagate con soldi europei. Era la verità e dove sta il razzismo?

Giampiero Gramaglia, ospite in studio, ha parlato di Bibi che fa i “dispetti” a Obama e di comportarsi come se Israele fosse un paese non “normale”. Secondo Gramaglia l’essere minacciati, unica nazione al mondo, di distruzione fa parte della normalità di un Paese? Un plauso va invece a Annamaria Esposito, sempre di RaiNews, autrice di una bellissima scheda sulla figura di Netanyahu uomo e politico. Peccato sia andata in onda alle due di notte! http://www.rainews.it/dl/rainews/media/Israele-elezioni-primo-cartello-exit-poll-parita-tra-Netanyahu-e-Herzog-video-9c1c1cd5-1042-4e33-865d-e9c338fd6306.html

Se Israele ha dimostrato una volta di più di essere una bella e sana democrazia, l’Italia sta dando l’esempio opposto. Israele ha scelto un uomo, un leader, capace di difenderlo da quotidiane promesse di distruzione, l’Italia in questi giorni sta ricevendo chi da anni ne predica l’eutanasia, la sua fine geografica e politica. E’ arrivato a Roma, pare su invito dei movimenti per la “pace”, Omar Barghouti, il co-fondatore del BDS, l’organizzazione neonazista del boicottaggio contro Israele.

Barghouti, nato in Qatar, cresciuto in Egitto, è l’ispiratore delle lobbies che, su scala planetaria, boicottano Israele in tutti i campi, economici, accademici e culturali. E’ l’uomo che accusa Israele di praticare l’apartheid... 14 seggi dei partiti arabi alle ultime elezioni, più degli anni precedenti... migliaia di studenti nelle Università israeliane, lui compreso che ha un master in filosofia dell’Univerità di Tel Aviv... Israele, no? Sono state raccolte migliaia di firme per espellerlo ma non è successo, è ancora là a sputar veleno... apartheid... no? A chi gli chiede il motivo dei suoi studi in Israele, risponde che sono affari suoi ma che comunque Israele è paragonabile al Sud Africa.

La cosa tragica è che c’è chi gli crede e lo esalta ma sappiamo chi sono. La sua proposta affinché Israele finisca di esistere è, oltre al boicottaggio totale per mettere il paese in ginocchio, il “ritorno” di 8 milioni di “profughi”, nipoti dei 650.000 fatti uscire dalla Lega Araba nel '48, cosa che permetterebbe di estinguere lo stato “sionista e razzista” di Israele e di creare due Palestine, una accanto all’altra. Questo vuole Barghouti, lui è uomo di pace, perbacco, mica vuole morti ammazzati per le strade, no, lui vuole soffocare una nazione, costringere i suoi abitanti ad andarsene o trasformarsi in arabi. Questa persona è stata ricevuta ieri nel palazzo dei gruppi parlamentari italiani, sala Tatarella(gruppo Movimento 5 stelle, che conferma il suo odio antisemita e la sua stupidità) http://giuliomarcon.it/2015/03/incontro-con-omar-barghouti/

In seguito, probabilmente da oggi, andrà a parlare all’Università di Roma3, Bologna e Torino da cui, in passato, erano partiti lanci di pomodori e altre violenze contro relatori israeliani o filoisraeliani. So di lettere di protesta inviate sia da Roma che da Torino ai rettori di dette università ma niente di più. Se lo faranno parlare nonostante tutto, sarà la morte della verità, della democrazia e il trionfo della cultura della violenza e della menzogna.

Concludo con un pensiero alle vittime dell’attentato di Tunisi e alle loro famiglie. Ieri ho sentito parlare di guerra al terrorismo islamico, di solidarietà alla Tunisia e amaramente non ho potuto fare a meno di pensare che mai nessuno ha espresso solidarietà a Israele quando veniva tanto duramente colpito dal terrorismo palestinese. Chissà perché il terrorismo è un male terribile dovunque e comunque ma quando succede in Israele, per qualche recondito motivo, viene condannato non chi lo fa ma chi lo subisce. Ai tanti morti ammazzati israeliani mai nessuno ha mandato un solo pensiero di umanità.

Ne capite qualcosa, amici? Che abbia un nome specifico questo strano fenomeno? Comunque noi non ci lasciamo mai abbattere da odio e ingiustizie: sempre viva Israele e il suo meraviglioso popolo!


Deborah Fait
Gerusalemme, Capitale di Israele, unica e indivisibile


http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

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