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Informazione Corretta Rassegna Stampa
08.09.2014 Il mostro immortale
Commento di Federico Steinhaus

Testata: Informazione Corretta
Data: 08 settembre 2014
Pagina: 1
Autore: Federico Steinhaus
Titolo: «Il mostro immortale»

Il mostro immortale
Commento di Federico Steinhaus


Federico Steinhaus


Antisemitismo tradizionale e antisemitismo islamista

 Siamo arrivati alla conclusione delle celebrazioni (molto retoriche e lugubri) per l’inizio della prima guerra mondiale, la “Grande” guerra che diede l’avvio ad un secolo di orrori. Cerchiamo di trarne qualche insegnamento approfondendo il senso di questa follia omicida. La guerra 1914-18 fu la prima combattuta con tecnologie che avrebbero da allora in poi condizionato il modo di combattere, portandole all’estremo di oggi: non si combatte più con il fucile e la baionetta, bensì con macchine invisibili che uccidono masse indistinte di persone anche a grande distanza, togliendo al gesto di dare la morte quell’apparenza di contatto fisico fra individui. Siamo nell’epoca dei droni, delle bombe intelligenti, di una incombente minaccia nucleare. Oramai è rimasto solamente l’estremismo islamico ad usare l’antiquata ma mediaticamente efficace uccisione a tu per tu con la barbara pratica degli sgozzamenti. Il fanatismo religioso ha le sue radici nel Medio Evo. Dalle Crociate ai roghi degli eretici ed all’Inquisizione la storia è piena di massacri commessi perché “Dio lo vuole”, ma oggi la situazione è profondamente diversa. E’ l’Islam la culla del nuovo fanatismo, che è al tempo stesso odio profondo per i miscredenti, ideologia politica di conquista e lotta contro la modernità, il progresso, le libertà che si identificano con la democrazia occidentale. Queste frange musulmane odiano l’uguaglianza dei diritti e la libertà di pensiero non meno di quanto odiano la diversità religiosa ed il dissenso. Hanno riesumato il concetto di Umma e di Califfato per questo insieme di motivi, allo scopo di imporre la propria visione e giustificare ogni sorta di violenze e di soprusi. La cultura del martirio, della morte gloriosa di chi uccide il nemico, il disprezzo per la vita propria ed altrui ne sono la conseguenza. Un solo fenomeno attraversa le epoche, adeguandosi al cambiare dei tempi nella sua diffusione ma rimanendo fedele agli schemi antichi: l’antisemitismo. Sartre ha scritto che l’antisemitismo è un problema degli antisemiti, non degli ebrei: intendeva con ciò che l’antisemitismo è un virus e chi ne è contaminato è affetto da un male che lentamente ne limita la capacità di ragionare. Gli antisemiti hanno un bisogno patologico di odiare qualcuno, e per varie ragioni storiche gli ebrei sono diventati, in Europa, il bersaglio perfetto di un odio tenace e malvagio. Vi sono in Europa antisemiti che non hanno mai conosciuto di persona un ebreo, e luoghi in cui l’antisemitismo è endemico malgrado non vi abitino più ebrei. Eppure altri continenti, nei quali le religioni dominanti sono altre, non hanno mai conosciuto queste manifestazioni di barbarie. Bisogna chiedersene il perché. In Europa abbiamo una lunga storia di antigiudaismo religioso, e ciò ha reso possibile nello scorso secolo sia attuare un tentativo di sterminio totale degli ebrei sia, dopo la Guerra dei sei giorni del 1967, saldare quell’antico pregiudizio con nuove motivazioni di natura politica. L’antisemitismo è risorto per l’uso costante di simboli e leggende antiebraiche di cui fanno ampio e costante uso gli arabi, che hanno facilmente attecchito in un ambiente tendenzialmente filoarabo e già inquinato da quasi due millenni di un antigiudaismo che da prettamente religioso è diventato, nel Novecento, prevalentemente politico. Il filoarabismo italiano, in particolare, è la diretta conseguenza delle direttive comuniste provenienti dall’allora Unione Sovietica, dell’ideologia umanitaria di una sinistra che non concepiva altro che l’antagonismo storico dei poveri contro i ricchi, e di una destra estrema che non riesce a staccarsi dalla nostalgia per il nazifascismo. A tutto ciò oggi si somma una presenza sempre più massiccia di arabi in numerosi paesi. Saldandosi nell’odio per il loro presunto nemico comune queste componenti così diverse fra loro hanno dato origine ad un odio per Israele che in realtà è il vecchio antisemitismo mascherato e riverniciato politicamente, del quale usa schemi, motivazioni, immagini. Quando si afferma che l’antisemitismo classico, quello antico degli ebrei che bevono il sangue dei bambini ed avvelenano i pozzi, si è trasferito su un livello politico per manifestarsi come critica nei confronti di Israele, si dice purtroppo una verità. La critica, anche feroce, nei confronti dei governi di Israele è pienamente legittima, e non di rado metà della stessa popolazione israeliana esercita questa critica con passione, come avviene in ogni autentica democrazia. Ma odiare il solo Israele, o pretendere di “ripulire” la Palestina dalla presenza ebraica , e chiudere gli occhi dinanzi a tutte le altre tragedie che insanguinano il mondo sono il segno di una patologica ossessione che viene da molto lontano. L’ex rabbino capo della Gran Bretagna, Jonathan Sacks, afferma che la storia può cambiare perché l’uomo può cambiare ed è l’uomo che fa la storia. Gli ebrei sono il popolo che nel corso dei tempi ha subìto i cambiamenti più drammatici, ma è sempre rimasto fedele ai suoi princìpi etici. E’ la capacità di cambiare, è la volontà di cambiare, di liberarsi dei pregiudizi e dell’odio in cui dobbiamo sperare. In occidente prevale il senso del valore supremo della vita, nel mondo islamista quello della morte. Nel recente passato le democrazie occidentali hanno sconfitto la tirannia impersonata volta a volta dagli Imperi centrali, dal fascismo e dal nazismo, dal comunismo. Ora che l’occidente combatte una guerra per la sopravvivenza dei propri valori possiamo solo augurarci che riesca nuovamente a prevalere, imponendo ai vinti di cambiare consapevolmente i loro.

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