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Informazione Corretta Rassegna Stampa
02.06.2010 Che fine ha fatto il mitico Mossad ?
L'opinione di Federico Steinhaus

Testata: Informazione Corretta
Data: 02 giugno 2010
Pagina: 1
Autore: Federico Steinhaus
Titolo: «Che fine ha fatto il mitico Mossad?"»

 Le analisi fatte a caldo sono sempre difficili e pericolose, rischiano di essere smentite a posteriori e comunque non riescono a far mettere da parte le pulsioni emozionali. Ma questa è una analisi che purtroppo trova conferme da dieci anni almeno, e queste conferme sono sempre più gravi nel segnalare che in Israele qualcosa di essenziale non funziona. Tre sono le lacune da sottolineare: l’incapacità di capire la situazione, l’incapacità di calcolare le opzioni e prevedere i rischi, l’incapacità di combattere con efficacia la vera guerra che stringe in una morsa spietata Israele, quella mediatica. E sono lacune che non hanno un’etichetta partitica ma riflettono l’inadeguatezza della classe dirigente israeliana, non meno di quanto ne sia un riflesso la dilagante corruzione. Durante la seconda intifada Israele non è riuscito a capitalizzare sotto il profilo mediatico quelle simpatie umane che erano incanalate dai terribili attacchi suicidi contro i civili; la seconda guerra in Libano, condotta contro Hezbollah, si è rivelata disastrosa per molti motivi e sostanzialmente inefficace per garantire la sicurezza d’Israele sul fronte settentrionale; la costruzione della barriera che impedisce ai terroristi di assassinare altri civili è stata un boomerang mediatico; perfino la pazienza ed il coraggio degli abitanti di Sderot sono stati dimenticati dai media non appena Israele ha reagito con l’operazione Piombo Fuso. Si obietterà che la colpa è dei media, non di Israele, e certamente questa è una faccia della verità. Ma sappiamo perfettamente che l’altro lato della medaglia è meno confessabile: i media spesso sono manipolati e distorcono i fatti per motivi ideologici, politici, commerciali. Troppi sarebbero gli esempi da citare. Contro Israele si formano troppo facilmente coalizioni politiche altrimenti impensabili, che vanno dai regimi totalitari più brutali al mondo arabo ed islamico per estendersi alle sinistre comuniste o comunque estreme, aggregando occasionalmente anche qualche “cliente” legato da interessi economici. La recente conferenza contro la non proliferazione nucleare, a titolo di esempio, ha visto 198 (centonovantotto) paesi rimproverare ad Israele di avere un presunto arsenale atomico non dichiarato, senza sprecare una sola parola per Iran e Corea del Nord. Lo stesso valga per il rapporto Goldstone, che ha indagato su Israele per violazioni delle regole umanitarie nella guerra contro Hamas, mentre nessuna commissione è stata creata dalle Nazioni Unite col mandato di indagare sulle violazioni commesse da altri stati che a differenza di Israele non sono in guerra con nessuno. Sono tutte guerre mediatiche perse da Israele, come è persa in partenza quella che ora fa seguito all’abbordaggio delle navi dirette a Gaza. Le ragioni d’Israele non sono tenute in alcun conto. L’accusa di aver violato il diritto internazionale è infondata. Le chiare immagini del tentativo di linciare i soldati che si calavano dell’elicottero sono confinate ai margini dell’attenzione. Il fatto che su 5 delle 6 navi non vi siano stati incidenti, a dimostrazione dell’abbordaggio pacifico pianificato da Israele, non viene neppure citato. Le intenzioni bellicose manifestate dai passeggeri della prima nave in una intervista ad Al Jazeera, la presenza fra le 222 ONG che hanno sostenuto l’iniziativa di una ONG turca –IHH - che la stessa Turchia, dieci anni fa, aveva dichiarato terrorista vietandole perfino di aggregarsi a quanti soccorrevano le vittime del terremoto, il rifiuto dei “pacifisti” di intercedere presso Hamas per consentire che il militare israeliano rapito anni fa possa finalmente ricevere la visita della Croce Rossa garantita dal diritto internazionale (come richiesto loro dal padre di Schalit), tutto ciò passa in secondo piano e forse non farà mai parte degli accertamenti “imparziali” pretesi ora a gran voce da tutti i consessi politici. E già si sta preparando un nuovo tentativo di forzare il blocco israeliano. I governi israeliani – l’uso del plurale è voluto – hanno sempre denunciato questi comportamenti faziosi ma non hanno mai saputo mettere in campo una strategia mediatica e di intelligence efficace che potesse prevenire queste deformazioni. Masochiste e vittimiste, questa è talvolta la percezione delle reazioni israeliane che un tale comportamento ha suscitata; ma in realtà il fatto che Israele reagisca solo a posteriori e non sappia prevenire gli attacchi mediatici è rappresentativo di una incapacità che si riflette anche sul piano operativo. E’ vero, non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire; chi poi sente da un solo orecchio ben difficilmente vorrà essere disposto ad ascoltare anche chi gli parla nell’altro orecchio. Ma Israele dovrà – lo affermano in questi giorni i più autorevoli commentatori israeliani – elaborare una strategia efficace se non vorrà soccombere nella guerra mediatica, che sarà decisiva più di quelle combattute con le armi.


http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

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