venerdi 26 aprile 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


Clicca qui






Informazione Corretta Rassegna Stampa
02.03.2008 Parole chiare agli odiatori di Israele
che manipolano tutto, anche la Shoah, per attaccare lo stato ebraico

Testata: Informazione Corretta
Data: 02 marzo 2008
Pagina: 1
Autore: Giorgio Israel
Titolo: «Parole chiare agli odiatori di Israele,che manipolano tutto, anche la Shoah, per attaccare lo stato ebraico»
Mi si perdoni l’autocitazione, ma lo vado ripetendo da qualche anno 
che le manifestazioni per la memoria della Shoah stanno diventando la 
celebrazione degli ebrei morti per poter meglio accusare gli ebrei 
vivi. Anzi – diciamola tutta – per poter usare la memoria degli ebrei 
morti come una mazza contro gli ebrei vivi e contro Israele. Ormai la 
Shoah è divenuta uno slogan da quattro soldi per dare addosso a 
Israele. Non ha detto ieri Abu Mazen che l’attacco di Israele a Gaza 
è «peggio di un Olocausto»?... Che poi si trovino degli ebrei vivi 
che fanno la stessa operazione non stupisce affatto. Non esistono 
forse in Italia persone che dicono di vivere in un paese in cui non 
c’è libertà, governato da criminali che usano la polizia per 
massacrare i proletari e che mandano i giovani a combattere “sporche 
guerre” in Iraq e in Afghanistan? Dovremmo dedurne che l’Italia è un 
paese che fa politiche criminali? Sarebbe serio dare un’immagine 
dell’Italia all’estero proponendo opinioni del genere come le uniche 
sensate e rappresentative e le altre come espressione di gruppi 
fanatici, guerrafondai e reazionari?
È esattamente quel che fanno i “critici” di Israele quando – per 
avallare l’accusa a Israele di essere il principale responsabile di 
quanto accade attorno a Gaza e per giustificare personaggi come Luisa 
Morgantini – non trovano di meglio che citare uno Zvi Schuldiner il 
quale, sul Manifesto, si lamenta dei tentativi di screditare le 
posizioni di Peace Now e le sue, che egli stesso – figuriamoci un 
po’! – definisce come “più radicali”… Infatti, sostiene che le 
politiche di Israele sono "più criminali e sbagliate” di quelle di 
Hamas. Questi sono gli unici interlocutori ebrei con cui dialogano i 
“critici” di Israele, alla Manifesto e alla Morgantini. E allora 
perché stupirsi che la presenza (anzi la presidenza) di una persona 
come la Morgantini ad una cerimonia in ricordo delle vittime del 
nazifascismo tolga la voglia agli ebrei vivi di parteciparvi, come è 
accaduto a Bologna? In fin dei conti, è un diritto, oppure no, 
scegliere se partecipare, oppure no, a una manifestazione? Non ha 
nulla a che fare con un boicottaggio, oppure neppure queste 
distinzioni sono più chiare?
A giudicare dalle reazioni che sono venute da sinistra sembra che non 
si sia più liberi neppure di parlare. Il segretario provinciale di 
Rifondazione Comunista, Tiziano Loreti, non ha remore a far capire 
che il fronte dell’antifascismo oggi è la condanna di Israele, e lo 
dice con un linguaggio che si qualifica da solo: «L’attacco ebraico è 
assolutamente fuori luogo. I massacri ai danni della popolazione 
palestinese sono sotto gli occhi di tutti». Non ci sono invece occhi 
per vedere i lanci di missili di Hamas su Israele. Lascia 
esterrefatti l’attacco di un personaggio “moderato” come Mauro Zani, 
già esponente dei Ds, che accusa gli esponenti dell’ebraismo 
bolognese di aver compiuto un’“enormità”, un “insulto” non soltanto 
nei confronti della sacra Morgantini, ma di tutto il Parlamento 
europeo. Accusa riecheggiata da Paolo Nanni (Italia dei Valori): «non 
partecipare alla cerimonia significa non rispettare l’Istituzione del 
Parlamento europeo». Insomma, siamo a un passo dalla messa sotto 
accusa per offesa alle istituzioni e alto tradimento. Non dico che 
cosa ricordi un linguaggio simile, proprio nel contesto delle 
commemorazioni in oggetto.
Ma chi ha superato ogni limite è stato il vicepresidente dell’Anpi, 
Armando Sarti, che ha detto che «la memoria è un dovere prima che un 
diritto». Insomma, è un obbligo andare alle manifestazioni per la 
memoria, qualsiasi cosa si dica in esse, anche se si dice che alcuni 
invitati stanno compiendo oggi gli stessi crimini di cui furono 
vittime un tempo i loro genitori, o ne sono complici. Non si ha 
neppure più il diritto di non ascoltare quel che appare 
insopportabile. Ci manca soltanto che venga spedita la cartolina-
precetto, visto che la memoria è un dovere.
Non soltanto è sommamente inquietante che questa levata di scudi si 
accompagni ad affermazioni ostili nei confronti di Israele e alla 
difesa sperticata di un personaggio come la Morgantini, presentata 
come un’icona della pace e della democrazia. È ancor più inquietante 
il panorama di queste dichiarazioni quasi unanimi a sinistra, che la 
dice lunga sui sentimenti democratici di persone e partiti che si 
esprimono con un linguaggio che avrebbe come ambiente adeguato 
l’Unione Sovietica di un tempo.

http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT