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Informazione Corretta Rassegna Stampa
24.02.2006 Una lettera da scrivere alla Stampa
ponendo qualche domanda

Testata: Informazione Corretta
Data: 24 febbraio 2006
Pagina: 6
Autore: la redazione
Titolo: «Una lettera da scrivere alla Stampa»

Riportiamo da pagina 6 della STAMPA di venerdì 24 febbraio 2006 l'articolo di Domenico Quirico sul discorso di Oriana Fallaci durante la cerimonia che l'ha vista premiata con la medaglia d'oro della regioen toscana. Ecco il testo:

È capace di farla davvero, quella vignetta. Per ora l’ha annunciata.
Dopo le vignette danesi e la vignetta esibita al Tg1 dall’allora ministro Calderoli, Oriana Fallaci parla adesso, durante la cerimonia a New York per l’assegnazione di una medaglia d’oro, di una certa sua vignetta su Maometto. Lo racconta il Giornale di Toscana, redazione locale del quotidiano di proprietà di Paolo Berlusconi. La Fallaci ha spiegato che sta preparando un disegno sul profeta «con le sue nove mogli, fra cui la bambina che sposò a 70 anni, le sedici concubine e una cammella col burqa. La matita, per ora, si è infranta sulla figura della cammella, ma il prossimo tentativo probabilmente andrà meglio».
Ha parlato molto e a braccio, la Fallaci. Nel suo intervento, stando al resoconto sul quotidiano, ha preso le difese del diritto di satira, radicato nella nostra cultura fin dai tempi di Aristofane, grande irridente commediografo, giù giù fino a Marziale e Giovenale, e poi Ariosto e Voltaire. La satira, ha detto la Fallaci commentando la vicenda delle vignette danesi, irride anche la religione, e nella storia anche recente non ha risparmiato nemmeno Gesù sulla croce. «Spesso è greve e inutilmente crudele, ma è un prezzo da pagare alla libertà». Un prezzo che lei è naturalmente pronta a pagare. Ha poi spiegato, racconta una fonte di prima mano, i corni di una sua cupa visione geopolitica: «Bisogna superare i concetti di destra e di sinistra, di fronte a quello che sta succedendo occorre ci sia una riunificazione». Ha concluso ripetendo ciò che scrisse sul Corriere ai tempi del Social Forum a Firenze, «quello dell’Occidente è un suicidio collettivo», sembriamo tanti «lemmings» che corrono a buttarsi giù dalle scogliere. Lei ovviamente preferisce «vivere e morire in piedi».
Naturalmente quando c’è di mezzo la Fallaci le cose si complicano sempre, e anche serate di festa vengono precedute e seguite da aspre contese. Prima della festa, per esempio, il Consiglio regionale toscano s’era diviso. Il presidente Riccardo Nencini aveva comunicato che la decisione di assegnare la medaglia d’oro alla scrittrice era di tutto l’ufficio di presidenza, nel quale siedono i capigruppi dei partiti: si è poi scoperto che, tolti Margherita e Sdi, erano tutti contrari. Ma onestamente sarebbero polemichette, in fondo. Più importante è l’atteggiamento di Nencini. Lui, autore dell’idea della medaglia d’oro, al telefono sembra preoccupato: «Si è trattato di una serata festosa, senza polemica», assicura. E chiede di annotare che «il premio è a tutta la Fallaci, anche alla giovanissima partigiana, e poi all’inviata di guerra negli anni settanta; è un premio alla complessa figura delle letterata».
Un grande elogio alla scrittrice per non dover prendere posizione sulle sue idee sull’Islam e il «suicidio» dell’Occidente, forse. Di certo Nencini sorprende quando dice, a proposito della vignetta su Maometto: «A me non ha detto nulla del genere. Io non l’ho sentito». Il direttore del Giornale di Toscana, interpellato, «è a casa a dormire, di ritorno da New York». Il presidente del Senato Pera, super-fallaciano, ha detto «mi auguro che non sia considerata una provocazione, perché non penso che lo sia».
A New York, nel piccolo mondo degli italiani di Manhattan, la notizia della Fallaci vignettista s’è rapidamente diffusa, e chi conosce un po’ Oriana invita a essere prudenti. Ovviamente la vignetta in concreto potrebbe esserci come non esserci. Però scrivere che non ci sarà sarebbe un mezzo certo per vederla, osserva chi ha esperienza del puntiglio della scrittrice, che ieri ha incassato già l’annuncio di una querela dal solito Adel Smith, presidente dell’Unione musulmani d’Italia, e un commento sconsolato da Mohamed Nour Dachan, presidente dell’Unione delle Comunità islamiche in Italia: «Ci sono persone che non trovano la pace se non c’è guerra».
Altre aspettano già la vignetta e l’auctoritas, convinti che dica quello che «in fondo noi abbiamo sempre pensato». Come Calderoli, che provando a difendersi dopo la sua, di vignetta, aveva appunto detto «il mondo occidentale subisce continui attacchi di intolleranza, mi associo a tutto quello che ha detto e scritto Oriana Fallaci».

Sottolineiamo un passaggio dell'articolo di Jacopo Jacoboni : "Lo racconta il Giornale di Toscana, redazione locale del quotidiano di proprietà di Paolo Berlusconi". C'é da chiedersi perché, in un simile contesto, si sottolinei la proprietà del giornale. Forse si vogliono etichettare le idee della Fallaci come "berlusconiane", evitando così di discuterne il merito? Perché quando  La Stampa non scrive, quando si nomina,  "di proprietà degli Agnelli", o, quando nomina La Repubblica, di proprietà dell'ingegner De Bendetti?
E' una domanda che invitiamo i nostri lettori a fare direttamente alla redazione del quotidiano torinese.

Segnaliamo anche che l'intero discorso di Oriana Fallaci, protetto da copy right, e dunque non da noi riproducibile, é pubblcato con il consenso dell'autrice da LIBERO di veberdì 24 febbraio 2006.

Cliccare sul link sottostante per inviare una e-mail alla redazioen de La Stampa   


lettere@lastampa.it
info@informazionecorretta.it

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