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Il Sole 24 Ore Rassegna Stampa
04.04.2021 La storia di Bernard Natan, il re del cinema a Parigi
Analisi di Andrea Martini

Testata: Il Sole 24 Ore
Data: 04 aprile 2021
Pagina: 16
Autore: Andrea Martini
Titolo: «La tragica fine di Bernard Natan, zar dei film a Parigi»
Riprendiamo dal SOLE24ORE/Domenica di oggi, 04/04/2021 a pag.16, con il titolo "La tragica fine di Bernard Natan, zar dei film a Parigi" il commento di Andrea Martini.

Una storia poco conosciuta ma esemplare e raccontata in modo interessante: ecco perché l'articolo di Andrea Martini merita la lettura.

Ecco l'articolo:

BERNARD NATAN, LE FANTOME DE LA RUE FRANCOEUR-EP001 | TV5MONDE Europe
Bernard Natan

Dapprima dinamico, visionario, intraprendente produttore cinematografico onorato da ministri e grandcommis, poi ebreo impertinente, avido e disonesto, degno di una sfrenata gogna mediatica, anticamera dell'inferno. L'ascesa e caduta di Bernard Natan è esemplare a tal punto da poter offrire materia per una scrittura drammaturgica capace di fare risaltare tutte le sfaccettature della vicenda forse più di una ricerca storica, peraltro mai veramente affrontata. Dell' "ebreo più odiato di Francia" (la sua foto spicca nel manifesto della famigerata mostra Le Juif et la France, organizzata dal governo di Vichy nel '41) le storie del cinema sembrano aver perso la memoria, eppure nei primi anni Trenta Natan contribuì col suo ingegno a salvare l'industria nazionale. Nathanaèl Tannenzaft ebreo rumeno arriva, ventenne, a Parigi all'inizio del secolo scorso come tanti correligionari sospinti dal vento di tragici ricordi e di brutti presagi. Il cinema è un'opportunità unica, per l'effervescenza dell'ambiente e per l'adito che offre a rapidi guadagni. Con alle spalle la semplice esperienza di proiezionista Nathanaël dà vita a una serie di società con cui realizza cineattualità, filmati sportivi (nel '24 avrà l'esclusiva delle Olimpiadi) offre servizi di sviluppo e stampa, stocca pellicola vergine, introduce per primo la pubblicità in funzione di entr'acte. Allo scoppio della guerra, già divenuto Bernard Natan, si offre volontario, combatte nella Legione straniera e può fregiarsi di qualche medaglia, utile per ottenere la cittadinanza francese. Gli anni Venti segnano il suo primo apogeo. La "Natan film" produce e distribuisce film di successo, popolari, lontani dal cinema d'arte ma ambiziosi negli allestimenti e negli interpreti; inaugura avveniristici studi nel cuore di Parigi; attira da oltreoceano star come Edna Purviance; acquisisce la stazione radio Vitus, fonda la Natan-Baird Telvision.

Bernard Natan, le fantôme de la rue Francoeur (2019) - Filmaffinity
La locandina del film su Natan

Bernard Natan si muove come un mogul hollywoodiano, non dissipa ma sa usare il glamour che circonda la sua attività per affermarsi negli ambienti finanziari, sicché quando l'antica e nobile Pathé si mostra incapace di sciogliere il pericoloso nodo che intreccia l'avvento del sonoro con la crisi del '29, mettere insieme i capitali necessari per rilevarla non gli è difficile. Per sei anni il cinema francese s'identifica o quasi con la Pathé-Natan: nasce una catena di moderne sale sonorizzate, si producono film a ritmo incessante, si scritturano autori come L'Herbier, Tourneur e Clair, s'inventano futuri divi come Fernandel e Gabin, si sperimenta il dolore. Fino a quando nel '36 una politica troppo espansiva e un assetto finanziario troppo creativo causano un disavanzo che impressiona le banche, fa disarcionare Natan e portare i libri della società in tribunale. Una decisione precipitosa a cui non fu estranea l'idea di punire il peccato insito nell'inopinato successo dell'ebreo venuto dall'Est, in linea con l'antisemitismo crescente. Un documentario e un libro dedicati alla sua storia sono appena giunti a ristabilire alcune verità e a rendere tardiva giustizia a Bernard Natan, senza nascondere aspetti controversi della vicenda. Entrambi si soffermano sì sui successi e sulle imprese ma ancor più sul destino tragico che colpì colui che era stato lo zar del cinema francese. Dopo il '36 Natan cerca di mettere in piedi una nuova compagnia ma s'accorge di dover convogliare tutte le forze per difendersi da un diabolico congegno. I procedimenti giudiziari connessi con la gestione della Pathé-Natan si sommano agli articoli diffamatori dell'«Action Française». La sua ebraicità "nascosta" viene messa a nudo, ci si chiede - facendo un ingiusto parallelo con l'affaire Stavisky - quali siano i politici che l'hanno sostenuto. La scoperta di una giovanile condanna per commercio di pellicole pornografiche permette a un conclamato antisemitismo di scatenare un processo di distruzione morale. Ormai Natan «ha gli occhi agili del pornografo e il muso di faina». Nel '39 per una questione di brevetti gli è comminata una pena di cinque anni ma questo non soddisfa ancora la campagna denigratoria. Nella primavera del '41 viene destituito della nazionalità francese e nel settembre del '42 messo su un convoglio per Auschwitz da dove non farà ritorno. Se all'epoca il caso Natan annegò nel conformismo e nella mancanza di coscienza politica della quasi totalità del cinema francese, nel dopoguerra fu risucchiato nel buco nero della memoria rimossa.

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