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Il Sole 24 Ore Rassegna Stampa
09.11.2020 Paul Celan, poesia in fuga dalla Shoah
Commento di Luigi Reitani

Testata: Il Sole 24 Ore
Data: 09 novembre 2020
Pagina: 4
Autore: Luigi Reitani
Titolo: «Poesia in fuga dalla Shoah»
Riprendiamo dal SOLE24ORE/Domenica di ieri, 08/10/2020 a pag.4, con il titolo "Poesia in fuga dalla Shoah" il commento di Luigi Reitani.


Paul Celan

Cent'anni dopo la nascita, che ricorre il prossimo 23 novembre, e cinquant'anni dopo il suicidio nella Senna, Paul Celan è universalmente considerato tra i più grandi poeti del Novecento. La sua opera è apparsa in due differenti edizioni critiche ed è oggetto di continue interpretazioni e commenti. Attraverso la progressiva pubblicazione degli ampi carteggi, della sua vita conosciamo ormai i traumi, le traversie, le depressioni, i molti amori, le amicizie, i viaggi, le letture e gli interessi. Il poeta è divenuto un'icona e le sue carte, conservate nel Deutsches Literaturarchiv di Marbach, sono consultate da ricercatori di più nazionalità. Nella vulgata critica Celan è il poeta ebreo che più di ogni altro ha dato voce alle vittime della Shoah e la sua poesia più celebre, Fuga di morte, è stata a ragione paragonata, in virtù della sua rilevanza e incidenza, a Guernica di Picasso, ma non c'è dubbio che sia la stessa forma dei suoi versi, la potenza icastica e acustica del suo linguaggio, a sedurre il lettore. Colloquio con la tradizione e ricerca, aspirazione alla totalità ed estetica del frammento convivono in una poesia che «porta scritta in sé la propria data». I suoi versi non esprimono solo un lutto individuale e collettivo, ma s'interrogano radicalmente sul dopo Auschwitz. Come poter ancora usare una lingua la cui cultura era stata così compromessa con il crimine? Come ripensare la fede e la presenza (o l'assenza) di Dio nel mondo? Come leggere la storia e la stessa natura nel loro reciproco rapporto? Come conciliare il desiderio di conoscenza, l'eros, la ricerca della bellezza, con l'elaborazione della catastrofe? È per questa ampiezza e profondità tematica che Celan ha scritto alcune tra le più belle poesie d'amore di lingua tedesca, insieme a testi di straordinaria portata teologica e filosofica.

Poesie. Testo tedesco a fronte - Paul Celan - Libro - Mondadori - I  Meridiani | IBS
Il Meridiano Mondadori dedicato a Paul Celan

In Italia la lirica di Celan è conosciuta soprattutto attraverso la resa che ne ha dato Giuseppe Bevilacqua, germanista e scrittore di ampia cultura scomparso lo scorso anno, amico di Andrea Zanzotto. In un eccellente Meridiano Mondadori, che comprende tutte le raccolte «autorizzate» dal poeta, con un magistrale saggio introduttivo, Bevilacqua ha reso fruibile nel 1998 un'opera di estrema complessità, optando per soluzioni che inserivano Celan nel solco della più alta tradizione italiana. A ragione, tuttavia, si è obiettato che tali scelte rischiavano di contraffare aspetti costitutivi del linguaggio del poeta, il cui lessico non è mai aulico e le cui immagini - come egli non si stancava di ripetere - non sono metaforiche, ma designano piuttosto qualcosa di oscuro e inaudito. Puntuali, nel centenario della nascita, arrivano ora due nuove traduzioni, che segnano una svolta importante nella ricezione italiana di Celan. Dario Borso, studioso che da anni non si stanca di proporre un «suo» Celan, pubblica una raccolta di testi che lo stesso autore nel 1964 aveva incluso in un'antologia voluta da Vittorio Sereni per Mondadori, mai venuta alla luce (una storia documentata nel carteggio tra i due poeti curato qualche anno fa da Giovanna Cordibella in un bel volume per l'Obliquo di Brescia, che purtroppo Borso omette di citare). Si tratta di poesie tratte dalle prime quattro raccolte di Celan, che a buon diritto costituiscono un canone essenziale per conoscere l'autore. Borso opta in generale per un registro lessicale medio e per una maggiore precisione semantica rispetto a Bevilacqua, ma non appare sempre coerente e convincente. Sorprende infatti trovare soluzioni lessicali antiquate come «gioca coi serpi» (pag. 45), «donde» (pagg. 67 e 77) e persino «pagano il fio» (pag. 85); un passato remoto come «stemmo» (pag. 115); costruzioni grevi come «ci investe l'esalato» (pag. 55); troncamenti e sequenze metriche da libretto d'opera come «al volar della civetta» (pag.137); zeppe arbitrarie assenti nell'originale («ascolta bene», pag. 75); enfasi roboanti come «oh nullo» (pag. 141); improvvisi scarti di registro stilistico come «prossimità e distanza» (per «vicino e lontano», pag. 83); discontinuità nel tradurre le stesse espressioni (pagg. 47,55,105); strategie discordanti nella resa delle parole composte, che sono uno dei maggiori contrassegni della lirica celaniana. Borso non riconosce una palese citazione di uno dei più celebri Lieder del romanticismo e traduce Tor (la porta di una città) con «portone» (pag. 51). La sua introduzione appare incongruente e poco aiuta il lettore. Molto utili sono invece le note, che però Borso ricava per buona parte dal commento di Barbara Wiedemann all'edizione tedesca di tutte le poesie di Celan pubblicate in Germania da Suhrkamp, tralasciando - ed è grave - di menzionare la sua fonte. Una felice vena creativa emerge invece dalla traduzione di Elisa Biagini, poetessa che già in Da una crepa (Einaudi, 2014) aveva allacciato un fertile dialogo con Celan. La sua scelta non si preoccupa di inserire le composizioni più note del poeta e si spinge fino alle ultime raccolte, con un approccio decisamente personale. Se forse si può constatare talvolta un'eccessiva semplificazione della complessa tessitura celaniana e un'insistenza pleonastica nell'esplicitare i pronomi personali con funzione di soggetto (ad esempio in Corona), non c'è dubbio che questo lavoro vada nella direzione auspicabile di un ripensamento delle strategie traduttive da applicare a un'opera fondamentale della lirica europea, liberandola dall'ipoteca di un linguaggio aulico, ma conservando unità e coerenza nel registro stilistico. La possibilità di leggere e confrontare tra loro più traduzioni italiane di Celan è in ogni caso un passo importantissimo per avvicinarsi a un autore che si sottrae a ogni decisa categorizzazione. Se Celan è stato pubblicato in Italia con ritardo, al termine di lunghe peripezie (che sempre Borso documenta con dovizia di esempi, ma scarsa contestualizzazione, in un volume in uscita da Prospero), la sua presenza nel nostro Paese appare oggi più vitale che mai.

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