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Il Sole 24 Ore Rassegna Stampa
05.07.2020 La storia di un rastrellamento di ebrei in Francia
Recensione di Beda Romano

Testata: Il Sole 24 Ore
Data: 05 luglio 2020
Pagina: 6
Autore: Beda Romano
Titolo: «Quel rastrellamento dell'élite ebraica»
Riprendiamo dal SOLE24ORE/Domenica di oggi, 05/07/2020 a pag.6, con il titolo "Quel rastrellamento dell'élite ebraica" il commento di Beda Romano.

Anne Sinclair enquête sur la rafle du 12 décembre 1941 - Paris (75000)
Autrice e libro

In un libro di poco più di loo pagine la giornalista francese Anne Sinclair è tornata a scavare nei destini drammatici della sua famiglia per illuminare un episodio della Seconda guerra mondiale caduto nell'oblio. In 21, rue de la Boétie, pubblicato in Italia da Skira nel 2012, aveva raccontato la vita affascinante e avventurosa del nonno materno, il commerciante d'arte Pierre Rosenberg. In La rafle des notables affronta un particolarissimo rastrellamento di ebrei nella Francia occupata, di cui fu vittima questa volta il nonno paterno, Léonce Schwartz. Il 12 dicembre 1941, 743 ebrei, tutti uomini, furono arrestati a Parigi dalla polizia francese e da soldati della Wehrmacht, inviati nel campo di concentramento tedesco di Compiègne, la cittadina a 90 chilometri dalla capitale in cui 20 anni prima era stato firmato l'armistizio della Grande guerra. Non ebrei qualsiasi, ma notabili (einflussreiche Juden). Tra i prigionieri, c'erano 390 commercianti e direttori d'impresa, 322 artigiani, 91 ingegneri, 63 medici, 33 farmacisti, 31 studenti, 27 professioni liberali, 16 avvocati, 11 professori e 53 senza professione. La scelta tedesca era eminentemente politica: confermare il ruolo influente della borghesia ebraica e alimentare l'idea di un suo presunto complotto per dominare il mondo. Dei 743 prigionieri, 13 erano polytechniciens e 55 insigniti della Legion d'Onore. Pur di raggiungere la cifra simbolica di 1.000 prigionieri, i tedeschi decisero di aggiungere al gruppo dei notabili francesi altri 25o ebrei giunti in Francia nei mesi e negli anni precedenti, in fuga dai pogrom dell'Europa orientale. Oltre alle terribili condizioni fisiche e sanitarie, Anne Sinclair racconta nel suo breve volume le incomprensioni tra due comunità molto diverse tra loro, in termini di classe sociale, di esperienza personale, ma anche nel loro rapporto al giudaismo. Più laici e francesi i primi, più religiosi ed erranti i secondi. Addirittura, notava Edouard Laemlé, ai tempi presidente di sezione della Corte d'Appello di Parigi: «Siamo ebrei solo dal momento in cui ce lo viene rimproverato». Molti israeliti francesi reagirono increduli e risentiti al nuovo antisemitismo nel loro Paese. Noto avvocato d'assise, insignito della Croce di Guerra e della Legion d'Onore, Pierre Masse si rivolse al Maresciallo Pétain: «Le sarei grato - scrisse - di indicarmi se devo andare a ritirare i galloni di mio fratello, sottotenente nel 36° reggimento di fanteria, ucciso a Douaumont nell'aprile de11916; di mio genero sottotenente del 14° reggimento dei dragoni, ucciso in Belgio nel maggio del 1940; di mio nipote J.P. Masse, tenente nel 23° coloniale, ucciso a Rethel nel maggio del 1940». Nei tre mesi di prigionia, tra il dicembre del 1941 e il marzo del 1942, i detenuti organizzarono conferenze serali, quasi a esorcizzare la crudeltà e l'orrore. Il geografo Jacques Ancel analizzò per i suoi compagni di detenzione l'idea Classe 1948. La giornalista e scrittrice Anne Sinclair di nazione; l'ingegnere Louis Engelmann dette una lezione sull'elettricità; l'uomo di teatro René Blum, fratello di Léon, si concentrò sulla letteratura di Alphonse Allais, Tristan Bernard e Georges Courteline; il romanziere Jean-Jacques Bernard optò per la poesia francese del Medioevo. «La fame e la malattia provocavano le stesse devastazioni che nei campi in Polonia - analizzò lo storico e avvocato francese Serge Klarsfeld -. Ma in un Paese che non aveva una attiva politica di stermino e dove la popolazione era più o meno ugualmente educata, Cornpiègne era un campo nel quale si scriveva molto. Era uno dei pochi modi per non impazzire». Nella sede del Memoriale della Shoah di Parigi sono custodite decine di lettere e di testimonianze dal "campo della morte lenta", per usare il titolo delle memorie scritte nel 1944 dallo stesso Jean-Jacques Bernard. Dei rappresentanti dell'élite ebraica francese incarcerata per oltre tre mesi a Compiègne, alcuni furono liberati, la maggioranza fu inviata ad Auschwitz. Il nonno dell'autrice, Léonce Schwartz, era un commerciante all'ingrosso di pizzi e merletti che aveva i suoi uffici in rue d'Aboukir, nel 2° arrondissement di Parigi. Fu liberato perché troppo malato, spossato dalle condizioni faticosissime della detenzione. Mori delle conseguenze della prigionia all'età di 67 anni, il 16 maggio 1945, giusto in tempo per celebrare la fine del conflitto.

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