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Il Sole 24 Ore Rassegna Stampa
12.10.2017 Alleanza con i Paesi arabi, alle aziende italiane non interessano i diritti umani
Il commento di Vittorio Da Rold all'insegna del business

Testata: Il Sole 24 Ore
Data: 12 ottobre 2017
Pagina: 10
Autore: Vittorio Da Rold
Titolo: «L'alleanza possibile fra Italia e mondo arabo»

Riprendiamo adl SOLE24ORE di oggi, 12/10/2017, a pag.10, con il titolo "L'alleanza possibile fra Italia e mondo arabo" l'analisi di Vittorio Da Rold.

Il Sole24Ore plaude all'apertura indiscriminata delle aziende italiane al mondo arabo. Neanche una riga viene spesa per descrivere la natura dittatoriale dei regimi arabi. Nessuno stupore: questa è da sempre la linea del giornale di Confindustria.

Ecco l'articolo:

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II mondo arabo è tornato negli ultimi mesi al centro dell'interesse geopolitico ed economico mondiale. La svolta è iniziata negli Usa per poi passare in Russia con lo storico viaggio del re saudita Salman a Mosca e ora si parla di una possibile missione del ministro degli Esteri francesi, Jean Yves Le Drian, a Riad per rilanciare l'amicizia franco-saudita E il premier britannico Theresa May ha visitato Riad il 5 aprile scorso. Dopo aver raggiunto il punto più critico durante la presidenza Obama, le relazioni tra Usa e Arabia Saudita hanno assistito a un miglioramento con l'amministrazione Trump che ha scelto il regno come tappa iniziale del suo primo viaggio all'estero, siglando contratti miliardari, soprattutto nella difesa. Nonostante il rilancio dei rapporti, il tema petrolifero continua a provocare frizioni nelle relazioni tra Washington e Riad, che ha spinto quest'ultima a rafforzare le relazioni con Putin. In tale quadro di rinnovato interesse per il Golfo e i Paesi Mena, non privo di tensioni come la crisi regionale con il Qatar, si inserisce il primo Forum italoarabo che si svolge oggi a Milano con la presenza del ministro degli Esteri Angelino Alfano a dimostrazione dell'importanza dell'evento.

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«Lo scopo del primo Forum italo-arabo - dice Cesare Trevisani, presidente della Joint Italian Arab Chamber (Jiac) e della Trevi Spa, specializzata nelle grandi opere -6ì è rilanciare le relazioni tra il nostro Paese e il mondo arabo soprattutto sul piano economico. Grazie alla Jiac si vuole favorire la conoscenza reciproca degli imprenditori italiani e arabi e la creazione di un network nelle rispettive aree. La Jiac ha come soci da parte araba le singole Camere di commercio arabe ed è nata dalla volontà di tutto il sistema istituzionale italiano - Mise, Maeci, Confindustria, Ice, Sace, Unioncamere, Rete Imprese – un vantaggio notevole sia ai fini dell'attività quotidiana dell'imprenditore italiano sia perle imprese arabe che vogliono investire nel nostro Paese». «La Jiac - prosegue Trevisani - vuole essere una Camera di commercio che favorisce anche l'approccio culturale e riesce a fare un lavoro più approfondito sulle tradizioni e le consuetudini del mondo arabo. Una maggiore conoscenza di questi fattori rendono più efficace l'approccio degli imprenditori italiani. Il Forum vuole essere l'occasione per rilanciare in grande stile le chance del mondo imprenditoriale italiano con la presenza di politici, banche e organizzazioni di categoria», prosegue Trevisani. «Un suggerimento per approcciare il mondo arabo da parte delle imprese italiane è quello di aggregarsi verticalmente e orizzontalmente.

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Le dimensioni - spiega Trevisani - sono meno importanti nei Paesi del mondo arabo del Nord Africa, più rilevanti nei Paesi del Golfo. Inoltre è significativo avere capacità di servizio e creare dei rapporti in loco. Importante il ruolo guida dei campioni nazionali italiani di tutti i settori che a loro volta trascinano la rete dei fornitori, la cosiddetta supply chain». I settori trasversalmente interessati sono «l'energia, le rinnovabili, le infrastrutture e i servizi, ma declinati a seconda della capacità di spesa e della dimensione dei vari Paesi. Quanto ai servizi intendo anche il trasferimento di know how da parte delle Pmi come partecipazione al business insieme al partner locale, imprese pronte a cogliere le opportunità per migliorare la qualità della vita in quei Paesi», conclude il presidente Jiac. «I mercati del Medio Oriente e del Nord Africa - dice Marco Ferioli, responsabile di Sace per Dubai, Medio Oriente e Africa- si confermano partner imprescindibili per l'Italia, nonostante gli impatti economici del petrolio debole e le criticità geo-politiche localizzate. Il nostro export verso l'area è cresciuto del 14% nel 2011-2015 e, dopo un calo nel 2016, prevediamo un tasso di crescita medio annuo delle nostre vendite nella regione compreso tra il 2 e il 4% al 2020. Emirati Arabi e Arabia Saudita in Medio Oriente, Marocco, Algeria ed Egitto nella sponda Sud del Mediterraneo, sono le geografie più promettenti per il Made in Italy, la cui domanda sarà sostenuta dalle grandi opere legate a eventi quali Expo 2020, in programma a Dubai, oltre che dai programmi di diversificazione economica e lo sviluppo di settori quali costruzioni, infrastrutture, energetico, sanitario e industria tessile».

«Nei primi sei mesi dell'anno - gli fa eco Carlo Edoardo Valli, presidente Promos - Camera di commercio Milano, Monza Brianza, Lodi -l'interscambio commerciale tra Italia e Paesi Arabi è stato di 25 miliardi di euro, 5 miliardi solo la Lombardia che ha fatto segnare un 11% rispetto allo stesso periodo del 2016. L'obiettivo è dare l'opportunità ad altre aziende italiane di cavalcare questo trend positivo». Fare sistema è la parola d'ordine. «La presenza di pressoché tutte le istituzioni italiane è un fattore chiave per supportare le nostre imprese - dice Ivan Lo Bello, presidente di Unioncamere - e sono convinto che attraverso questo gioco di squadra arriveremo a delineare il cammino giusto per far crescere ulteriormente la business community italo-araba». E il credito? «ll gruppo Intesa Sanpaolo dichiara Marco Trevisan, responsabile Intesa Sanpaolo per Medio Oriente, Africa e Turchia - è il leader italiano nei Paesi del Medio Oriente, operando su una diversificata rete di uffici attivi nei Paesi dell'area. Riteniamo strategico presidiare queste terre non soltanto per affiancare le imprese italiane nel loro percorso di internazionalizzazione ma anche per contribuire attivamente alla forte crescita economica interna di quei Paesi, trainata dagli importanti progetti di potenziamento delle infrastrutture e dalla centralità di settori come l'oil e gas, energie rinnovabili e il fashion e luxury». «L'Italia ha sempre avuto un ruolo di ponte tra l'Europa e l'area Mena e, mai come oggi, il lavoro di istituzioni quali la Jiac sono benvenute», conclude Kamel Ghribi, presidente di GK Investment Holding Group.

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