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Il Sole 24 Ore Rassegna Stampa
26.06.2016 Il prossimo libro di Aharon Appelfeld
Una anticipazione

Testata: Il Sole 24 Ore
Data: 26 giugno 2016
Pagina: 27
Autore: Aharon Appelfeld
Titolo: «La palude della salvezza»

Riprendiamo dal SOLE24ORE/DOMENICA di oggi 26/06/2016, con il titolo "La palude della salvezza" una anticipazione del libro di Aharon Appelfeld "Partigiani" che uscirà il prossimo gennaio 2017 da Guanda, tradotto da Elena Loewenthal.

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Aharon Appelfeld

Mi chiamo Edmon e ho diciassette anni. Dalla primavera avanziamo su queste colline: quasi tutte spoglie, poche miseramente boscose. Questa desolazione è la nostra disgrazia, ma noi abbiamo imparato a camuffarci, a nasconderci, a strisciare per terra, sfruttare i terreni morti per sorprendere il nemico. Sapendo di avere a che fare con persone ferite e determinate, il nemico ci manda contro i suoi soldati più agguerriti, che reclutano spie fra i gendarmi e i contadini. Ma noi non ci arrenderemo facilmente. La luce del giorno non sta dalla nostra parte, ma la notte sì. Anche di notte, in verità, ci vuole molta prudenza, ma col passare del tempo abbiamo imparato ad apprezzare le tenebre. Non c'è niente come un’imboscata in una notte d’estate: si è tesi in ascolto di ogni fruscio  pronti a balzare come una pantera. Alla fine dell’est te il comandante ha deciso che abbandoneremo questo posto per andare verso una zona di acqua, piena di paludi e laghi. Questo spostamento ci allontanerà dai campi e dalle coltivazioni che ci hanno assicurato la sussistenza, ma ci saranno anche dei chiari vantaggi: l’ acqua stagnante è un ostacolo per un esercito che fatica ad avanzare tra le paludi, ad allontanarsi dai suoi posti di comando. Di giorno stiamo rintanati e la notte avanziamo. Lentamente, ma con costanza. A poco a poco ci avviciniamo alla meta . Le ultime notti già sentivamo l’odore dell’acqua, e regnava una silenziosa allegria. Ma guai a sedersi sugli allori, il nemico è vigile e ci segue continuamente. Cerca di stringer i d ’assedio e bloccare il passaggio verso la terra dell’acqua . Noi lo inganniamo, gli tendiamo delle trappole. Sino ad ora tutto è stato sottilmente calcolato, senza troppi feriti, ma chissà come finirà quest’aspra lotta. All’inizio di settembre siamo arrivati al morbido declivio sul Tanura, un lungo lago circondato di massi. Si è saputo che il giorno prima il comandante aveva inviato un plotone esperto a preparare delle zattere e che costoro erano arrivati nel posto stabilito, avevano tagliato degli alberi e preparato dei remi. Al nostro arrivo alcune piccole zattere ci aspettavano in acqua. Con la prima alcuni combattenti sono andati a controllare la riva opposta. Noi abbiamo seguito gli esploratori, pronti a proteggerli e a scattare in loro aiuto. Tutto è andato bene. Li abbiamo visti scendere, perlustrare attentamente il terreno. Dopo circa due ore ci hanno fatto segno di raggiungerli. Le piccole zattere sono andate avanti e indietro portando uomini ed equipaggiamento. Quest’ultimo, fra l’altro, non è da poco: comprende mazze, coltelli, asce, seghe, pentolame e provviste. Non c’è da preoccuparsi, tutto è bene imballato e si sposta sempre insieme a noi, sotto la  supervisione di Hermann Cohen... A mezzanotte eravamo tutti dall’altra parte . Ci siamo subito resi conto che era una terra diversa, coperta di folta vegetazione, dove stagnava un forte odore di muffa. 

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