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Il Sole 24 Ore Rassegna Stampa
10.09.2010 Domenica in Turchia referendum sulla Costituzione
Islamisti di Erdogan contro le forze laiche

Testata: Il Sole 24 Ore
Data: 10 settembre 2010
Pagina: 11
Autore: Alberto Negri
Titolo: «In Turchia il voto più difficile»

Riportiamo dal SOLE 24 ORE di oggi, 10/09/2010, a pag. 11, l'articolo di Alberto Negri dal titolo " In Turchia il voto più difficile ".


Recep Tayyip Erdogan

«Chi vota no al referendum è un matto, oppure un sostenitore dei colpi di stato», attacca Egemen Bagis, braccio destro del premier Tayyp Erdogan, ministro degli Affari europei e capo negoziatore con Bruxelles. I toni sono esasperati e oggi il primo ministro, accompagnato da Bagis, arringherà una folla di 50mila seguaci dell'Akp, il partito della Giustizia e dello sviluppo, alla moschea di Arvutkoy nella parte europea del Bosforo. Il referendum di domenica sulla riforma della Costituzione è considerato dall'opposizione - il partito Repubblicano (Chp) i nazionalisti (Mhp), con i curdi che invitano al boicottaggio - una sorta di voto di fiducia al governo, un anticipo delle elezioni dell'anno prossimo dove Erdogan punta alla terza vittoria dopo il 2002 e il 2007.
La Turchia appare spaccata: da una parte gli islamici al governo, tradizionalisti nei costumi ma liberali convinti in economia e forti di una crescita di stampo "cinese", dall'altra i laici che si ispirano allo stato secolarista, molti dei quali ancora vedono nei militari i difensori dell'eredità del fondatore della repubblica Kemal Ataturk. In realtà questa netta contrapposizione appare più sfumata, soprattutto nei giovani, una parte preponderante dei 50 milioni di votanti.
«Sono favorevole agli emendamenti, che ci rendono più europei, ma sono contro un primo ministro che ha atteggiamenti troppo radicali», dice Enes Akbas, studente di elettronica, 23 anni, del quartiere di Tuzla. I sondaggi rispecchiano questa incertezza: gli indipendentiassegnano al sì uno stretto margine ( 52% contro 48%) e gli indecisi, il 6-7 per cento,potrebbero diventare l'ago della bilancia.
Bagis ovviamente non ha dubbi: «Saremo primi con un buon margine su quella Turchia che non si è staccata dal passato kemalista ». Ma per attirare consensi anche i tradizionalisti dell'Akp usano tutti i mezzi, persino il rock. A Istanbul, capitale europea 2010 della cultura, qualche giorno fa sono arrivati gli U2 e Bagis ha accompagnato l'irlandese Bono a una passeggiata sul ponte che collega l'Europa all'Asia: a metà percorso Bono si è fermato a guardare i riflessi dorati del tramonto sul Dolmabhace, il Topkapi, Santa Sofia, la Moschea Blu, e ispirato ha intonato uno dei suoi successi,poi all'Olimpico, davanti a 50mila ragazzi, ha ringraziato Bagis. Lo stadio è esploso in una bordata di fischi e ululati.
Il ministro sorride un po' amaro ma intanto tutti i quotidiani ieri pubblicavano una zuccherosa lettera di Bono a Erdogan.
Il pacchetto degli emendamenti, sostenuto anche dall'Unione europea, comprende la modifica di una ventina di articoli della Costituzione del 1982, varata due anni dopo il colpo di stato del generale Kenan Evren. La riforma tocca temi sensibili che riguardano i giudici e i militari: la vittoria del sì modificherebbe la struttura della Corte costituzionale e del Consiglio superiore della magistratura, consentendo per la prima volta ai tribunali civili di processare i membri delle forze armate in un paese di scandali clamorosi che hanno coinvolto i generali in complotti come il caso Ergenekon, un piano destinato a incendiare lo scontro tra laici e religiosi. È previsto inoltre che il potere di sciogliere un partito per attività contro lo stato laico - rischio corso dall'Akp nel 2008- passi dalla Corte costituzionale al Parlamento.
Per l'opposizione Erdogan intende mettere la magistratura sotto il controllo della politica aumentando il numero dei giudici e facendone nominare una parte consistente dal presidente della Repubblica - attualmente l'islamico Abdullah Gul - e dall'Assemblea nazionale. «Accuse false - secondo Bagis - il Consiglio della magistratura oggi è composto da sette membri, due dei quali sono il ministro della Giustizia e il sottosegretario. Con l'emendamento passeranno a 21, con maggiori garanzie di indipendenza. La Corte costituzionale sarà di 17 membri invece di 11, per incrementare la sua capacità di esaminare migliaia di cause per cui oggi i cittadini turchi sono costretti a ricorrere al Corte europea dei diritti dell'uomo ». I laici, per nulla convinti, pensano che l'Akp voglia scardinare lo stato secolarista e imporre modifiche ritenute da loro sostanziali come la possibilità per le donne di portare il turban, cioè il velo, nelle Università. «Questi- replica Bagis - sono i sostenitori della Turchia golpista: con il colpo di stato del 12 settembre 1980 furono fermate 650mila persone, schedati 2 milioni di cittadini, con 50 condanne a morte:domenica sarà un 12 settembre diverso che archivierà il passato per una Turchia più democratica vicina all'Europa ».

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