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Il Sole 24 Ore Rassegna Stampa
21.05.2010 La 'democrazia' che ci attende: Youtube e Facebook censurati in Pakistan
A scatenare il provvedimento una pagina di vignette su Maometto

Testata: Il Sole 24 Ore
Data: 21 maggio 2010
Pagina: 12
Autore: Marco Masciaga
Titolo: «Islamabad censura Facebook»

Riportiamo dal SOLE 24 ORE di oggi, 21/05/2010, a pag. 12, l'articolo di Marco Masciaga dal titolo " Islamabad censura Facebook ".

Una pagina Facebook giudicata blasfema da un tribunale di Lahore ha spinto il governo pakistano a lanciare la campagna censoria più violenta di sempre contro internet, portando alla messa al bando, oltre che del popolare social network, anche di YouTube. Il caso è scoppiato mercoledì con la decisione di impedire agli utenti pakistani di accedere alle proprie pagine su Facebook ed è proseguita ieri coinvolgendo anche il servizio di video-sharing di Google. A scatenare i provvedimenti contro la messa in Rete di materiale «offensivo e sacrilego» è stata la creazione di una pagina su Facebook che invitava i visitatori a pubblicare le proprie vignette del profeta Maometto.
Un portavoce del ministero degli Esteri ha chiesto agli altri paesi del mondo di «affrontare il problema », spiegando che si tratta di «una questione molto delicata per i musulmani» e aggiungendo che «certi attacchi non possono essere accettati con la scusa della libertà di espressione». Dopo aver tentato di bloccare 450 video «blasfemi» presenti su YouTube solo per vederli riapparire a nuovi indirizzi, l'Autorità delle comunicazioni ha deciso la messa al bando dell'interosito,un provvedimento già preso per circa un anno nel 2007.
Sullo slancio il governo ha bloccato anche i servizi di navigazione internet dei BlackBerry (salvo riattivarli parzialmente in un secondo momento) e ha istituito un numero verde per incentivare la segnalazione di altro materiale improprio in Rete. Mercoledì notte il blocco ha coinvolto anche Wikipedia e il sito per la condivisione di fotografie Flickr, anche se in questo caso sono state addotte «ragioni tecniche» e non politiche per la sospensione.
«I partiti religiosi sollevano questo tipo di temi per sopravvivere », spiega il sociologo Fateh Muhammed Burfat riferendosia Jamaat-e-Islaami, lo schieramento fondamentalista che ha sollevato il caso. Con risultati dubbi: ieri sera gli utenti pakistani di Facebook non potevano constatare che la pagina creata in risposta a quella su Maometto l'aveva superata in popolarità di ben 12.465 utenti.

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