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Il Messaggero Rassegna Stampa
24.07.2003 Solo Israele deve fare di più
Per Salerno l'Autorità palestinese è a posto con la coscienza

Testata: Il Messaggero
Data: 24 luglio 2003
Pagina: 15
Autore: Eric Salerno
Titolo: «Sharon libera 350 prigionieri»
Eric Salerno scrive:
Confusione politica, grandi manovre, ambiguità e, di nuovo, una raffica di accuse e controaccuse alla vigilia dell'incontro tra Abu Mazen e Bush a Washington, domani, e quello tra il presidente americano e Sharon la prossima settimana.

Di confusioni e accuse e controaccuse ce ne sono sempre state, ma Eric Salerno, nella sua introduzione ne parla come se fosse una cosa nuova. Facendo però carico di tutta questa presunta responsabilità solo a Israele, come infatti leggiamo in seguito:

L'amministrazione ha già segnalato il suo disappunto con il governo israeliano che, a suo dire, non sta facendo abbastanza per rafforzare Abu Mazen.


non viene però specificato il motivo di questo disappunto. Vorremmo tanto sapere perchè invece, sull'altra sponda, Abu Mazen si trova spesso ostacolato. E Bush esprime disappunto anche per questo, ma ovviamente la cosa non deve fare notizia.

Critiche anche per il mancato smantellamento degli avamposti degli insediamenti e per la costruzione del grande muro "di sicurezza" con cui Israele sta restringendo ulteriormente il territorio palestinese.


La sicurezza fra le virgolette suona come un eufenismo, ma il muro serve proprio a quello. Israele si riserva il diritto di fare ciò che la sicurezza richiede. Contro infiltrazioni, contro le cinture esplosive, contro il trasporto di armi, per un controllo migliore. Solo così il popolo israeliano ha più possibilità di difendersi e quindi di salvarsi dal terrorismo.
Sullo sfondo di queste critiche e della riunione sterile dell'altro giorno con Abu Mazen, Sharon si prepara a fare qualche "concessione" che i palestinesi considerano insufficiente e soprattutto un modo per "distogliere l'attenzione dalla road map".
La prima tappa della Road Map cita la cessazione del terrorismo, cosa che ancora non è stata completamente compiuta. La tregua indica solo una pausa, non appunto una cessasione definitiva. E Israele cosa dovrebbe fare? Non certo facendo finta che sia ritornata la pace e quindi via le armi, no: se una delle prime tappe della Road Map non viene rispettata, è impensabile che Israele debba fare ciò che i palestinesi chiedono e cioè fare tutte quelle concessioni che desiderano senza ottenere un minimo di sicurezza.
Perchè mai Israele vorrebbe distogliere l'attenzione dalla road map? Cosa ci guadagnerebbe? Una falsità che però Eric Salerno convalida come possibile "causa" di tutte queste "confusioni" e "ambiguità".

Israele, è stato comunicato ieri, rilascerà presto 530 prigionieri palestinesi (tra sei e settemila sono in carcere e nei campi di detenzione) ma il governo dovrà ancora approvarne l'elenco con un voto che teoricamente protrebbe spaccare la coalizione. La maggioranza dei detenuti di questo primo elenco sono criminali comuni e arabi arrestati perchè trovati illlegalmente in Israele. Il nodo vero sono i militanti, in particolare quelli di Hamas e della Jihad.
350 prigionieri palestinesi sono un grande numero. Come è stato poi specificato, si tratta di "criminali comuni" e di clandestini: quindi una buona ragione per cui sono stati detenuti nelle carceri israeliane. Nessun arresto immotivato. Ma Salerno gioca molto sui contrasti all'interno del governo israeliano per il loro rilascio, cercando di enfatizzare solo una cosa: che l'idea di liberarli non li garba affatto. Una sola riga sui terroristi che lui definisce semplici militanti fa perdere di vista il vero motivo per cui Israele è così restio a liberare gli assassini dei suoi cari. Continua però ad insistere sull'enorme numero di palestinesi detenuti nelle carceri israeliane, come se molti di loro fossero stati arrestati senza un perchè.
L'articolo verte poi sui risultati del sondaggio condotto da Peace now, movimento pacifista israeliano. Il giornalista sembra stupirsi dei risultati, commentando che:

il sondaggio sembra indicare convinzioni politiche più moderate di quanto si è soliti ritenere e il novanta per cento degli intervistati ha detto che non violerà l'ordine di sgomberare gli insediamenti.


I fatti, purtroppo, dicono il contrario. All'ordine di smantellare degli avamposti, sono seguite delle piccole guerriglie fra coloni e esercito. Perchè stupirsi della convinzione di chi vive negli insediamenti (ma non la pensano solo loro) della futura nascita dello stato palestinese? In tutti questi anni la politica israeliana si è sempre mossa in questo senso, e ora il giornalista dà credito solo ai coloni israeliani?
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