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Il Messaggero Rassegna Stampa
30.05.2003 Oltre a Salerno, arriva De Palo
Il giornalista distorce la politica di Sharon

Testata: Il Messaggero
Data: 30 maggio 2003
Pagina: 12
Autore: Riccardo De Palo
Titolo: «Sharon e Abu Mazen alla ricerca della pace»
Per chi avesse voglia di leggere una pagina di frasi contorte, l’articolo di De Palo è esempio illustre.
Partiamo dalle immagini: mentre la didascalia della foto, pubblicata in prima pagina, recita: "Militari armati a un posto di blocco israeliano che controlla l’accesso ai territori palestinesi", sulla seconda, a pagina 12, la stessa dell’articolo, è scritto: "Jenin. Un soldato israeliano perquisisce una abitazione palestinese". A parte le didascalie non propriamente corrette, le immagini non rispecchiano quanto scritto nell’articolo: i primi piani di Sharon e Abu Mazen sarebbero andati bene per una foto che ritraesse il loro incontro di ieri sera, che è appunto il tema dell’articolo di oggi. Ora passiamo al contenuto: Sharon ha da sempre chiesto una sola cosa e cioè che il terrorismo venisse immediatamente fermato e smantellato. Ma dietro le cause del continuo rinvio dell’incontro fino a ieri, vi è una richiesta che viene distorta ad arte dal giornalista il quale riporta che:

Sharon pretendeva che Abu Mazen mettesse prima d’accordo tutte le ‘anime’ palestinesi, comprese quelle più estremiste.
Che i terroristi abbiano un’anima o meno, non ci interessa molto, purchè vengano chiamati con il loro nome, cosa che il giornalista non fa.
Ma il peggio viene dopo, dove egli afferma che:

ma più probabilmente si è trattato soltanto di una ritorsione per il precedente rinvio richiesto dai palestinesi, dovuto alle "gelosie" dell’anziano capo dell’Olp, Yasser Arafat, nei confronti del suo primo ministro.
I motivi di questi rinvii vengono imputati, in modo subdolo, ad Israele, ora dipinta anche come vendicativa. Sulla road map il giornalista è altresì convinto che il premier israeliano si fosse trovato "costretto" ad accettare tale piano di pace pur di far fronte alla disastrosa situazione economica, oltre che alle pressioni esercitate da Bush. Con ciò, il giornalista contribuisce a creare una grande confusione circa il ruolo di Israele sul cosiddetto piano di pace: Israele non ha mai rifiutato la creazione del nuovo stato palestinese, anzi, accettò fin dal 1937 la prima proposta di divisione proposta dalla commissione Peel che prevedeva due stati. Altro punto fondamentale riguarda la cessazione del terrorismo, che rappresenta il primo passo da rispettare prima di arrivare alla creazione del nuovo stato palestinese.
Un’altra perla del giornalista, questa volta riguarda il rapporto fra Arafat e Sharon,ed è la seguente:

la ruggine, tra i due leader, permane almeno dai tempi del massacro dei campi palestinesi di Sabra e Chatila.
Stiamo parlando di uno stato sotto la continua minaccia del terrorismo, non di intrighi personali fra i due; e in ogni caso la ruggine non è sorta da quei tempi ma da quando il mondo arabo e con esso Arafat rinnega l’esistenza stessa di Israele.
E, per finire in bellezza, nonostante la disponibilità del premier palestinese ad "assumere il controllo delle aree dei Territori dai quali Israele deciderà di ritirare le truppe di occupazione", De Palo sottolinea la "rigidità" di Sharon dinnanzi al nuovo piano solo perché vuole che il terrorismo palestinese cessi, con il relativo disarmo delle organizzazioni "estremiste" (perché non definirle terroristiche?) ed arresto dei responsabili di attentati che hanno distrutto innocenti vite israeliane (e omettendo di dire il numero molto alto dei feriti).

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