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Il Messaggero Rassegna Stampa
29.03.2021 'Mozart razzista': i deliri della cancel culture
Commento di Antonio Calitri

Testata: Il Messaggero
Data: 29 marzo 2021
Pagina: 11
Autore: Antonio Calitri
Titolo: «La svolta di Oxford: 'Meno Mozart. Era colonialista'»
Riprendiamo dal MESSAGGERO di oggi, 29/03/2021, a pag.11 con il titolo "La svolta di Oxford: 'Meno Mozart. Era colonialista' ", l'analisi di Antonio Calitri.

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Wolfgang A. Mozart

Dopo il cinema, la letteratura e le statue, la decolonizzazione della cultura arriva alla musica. E parte dalla Gran Bretagna, e da una delle istituzioni accademiche più prestigiose del mondo come l'Università di Oxford. Qui infatti per i corsi musicali che partiranno con il nuovo anno accademico, quando probabilmente si tornerà in presenza, i professori dell'accademia inglese stanno lavorando a numerose modifiche in chiave politicamente corretta dei programmi e dei metodi di insegnamento, e tra gli aspetti più eclatanti c'è il ridimensionamento dello spazio da dedicare ai grandi musicisti classici occidentali: meno Mozart, meno Beethoven, meno Bach. Non solo, ma si ipotizza anche l'eliminazione degli spartiti musicali, visto la musica scritta è considerata una pratica esclusivamente occidentale e dunque colonialista. L'escalation delle proteste del movimento Black Lives Matter, è particolarmente sentita in un paese diventato potenza mondiale grazie allo sfruttamento delle colonie e della schiavitù co mela Gran Bretagna.

Mozart massone? Ma... soprattutto cattolico

Così la pressione sulle università perché modifichino i loro insegnamenti decolonizzando i corsi di studi, ridimensionano o addirittura cancellando autori e opere considerate "suprematiste" e aprendo alla cultura di autori di colore, sta facendo strada. Secondo un'indagine effettuata lo scorso anno dal quotidiano The Guardian, 24 delle 128 università britanniche ha già provveduto ad aggiornare gli studi in questa direzione. Un'operazione che non sta mancando di suscitare forti proteste da una parte degli accademici così come è avvenuto all'inizio di quest'anno all'università di Leicester dove diversi professori si sono dimessi dopo che sono stati rimossi dai corsi di inglese medievale testi come "I racconti di Canterbury" di Geoffrey Chaucer e il poema epico anonimo Beowulf, con la professoressa Isabel Armstrong dell'Accademia Britannica che ha polemicamente restituito il suo dottorato onorario. Al di là delle rimostranze individuali però, il movimento continua ad avanzare e a piegare le istituzioni alle sue idee. E se il mese scorso proprio il professor Vincent Gillespie dell'Università di Oxford, ha organizzato una protesta di 18 borsisti di studi medievali all'Accademia Britannica per denunciare a livello internazionale quanto è accaduto a Leicester, spiegando che «una laurea inglese sarebbe materialmente impoverita escludendo così tanta letteratura», adesso l'ondata del corretto ha investito proprio la sua università. A partire proprio dai corsi di musica. Secondo i documenti che dichiara di aver letto il quotidiano The Telegraph, la musica insegnata ad Oxford è stata ritenuta dallo stesso collegio dell'università il prodotto di una concezione colonialista dell'arte, troppo concentrata sulla musica europea bianca del periodo degli schiavi». E gli stessi spartiti sono considerati un «sistema rappresentativo colonialista» e uno «schiaffo in faccia» ad alcuni studenti. Per tutte queste ragioni non saranno più obbligatori i vari Mozart e Beethoven, che comunque verranno affiancati da sempre più musicisti di origine coloniale. A partire da personaggi come Joseph Boulogne, violinista e compositore francese di origine africana vissuto nel Settecento.

I NUOVI PROGRAMMI Inoltre perderanno l'obbligatorietà anche alcune abilità come quella di suonare la tastiera o dirigere un'orchestra perché incentrate su repertori di «musica europea bianca» che causano, «un grande disagio agli studenti di colore» anche perché, come conclude un report interno, «la maggior parte dei tutor per le tecniche sono uomini bianchi». Ma cosa si studierà ad Oxford dal prossimo anno accademico, nel tempo che verrà sottratto ai classici europei, agli spartiti e alle abilità che in qualche modo si possono ricondurre alle tradizioni bianche? Tra i nuovi generi destinati sicuramente a conquistare spazio ci sono innanzitutto l'hip hop e il jazz. E poi, nelle proposte in valutazione ci sono gli studi delle musiche africane, le musiche popolari e le musiche globali.

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