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Il Messaggero Rassegna Stampa
06.03.2021 Arnon Shahar: 'Italia, per resistere alla terza ondata devi chiudere tutto'
Lo intervista Cristiana Mangani

Testata: Il Messaggero
Data: 06 marzo 2021
Pagina: 3
Autore: Cristiana Mangani
Titolo: «'Israele corre di più perché non ha l'Ema. Per evitare morti dovete chiudere tutto'»
Riprendiamo dal MESSAGGERO di oggi, 06/03/2021, a pag.3 con il titolo "Israele corre di più perché non ha l'Ema. Per evitare morti dovete chiudere tutto", l'intervista di Cristiana Mangani.

Vaccini anti-Covid, Arnon Shahar:
Arnon Shahar

Terza ondata, campagna di vaccinazione da rimodulare, rischio varianti sempre più elevato. L'Italia si prepara ad affrontare una nuova crisi, tentando la strada della immunizzazione massiccia. Da Israele, paese dove la vaccinazione è andata di corsa, arrivano preziose indicazioni. A darle è una voce autorevole, Arnon Shahar, responsabile della task force anti Covid dei Maccabi health service.

Dottore, a fronte della vostra esperienza, cosa dovrebbe fare ora il nostro paese? «Se volete evitare un gran numero di morti, l'unica soluzione è il lockdown totale, non parziale. Devo dire che da noi non ha aiutato tanto, per vari motivi. Non è stato abbastanza stretto, nonostante la grandissima diffusione della variante inglese, siamo arrivati al 90 per cento dei contagi. Però, abbiamo avuto a disposizione i vaccini che, man mano che siamo partiti con la campagna dal 20 dicembre, ci hanno aiutato a evitare i morti».

La distribuzione in Italia è ancora molto lenta. «A breve ne arriveranno moltissimi. La questione è se il sistema riuscirà a raccogliere questa quantità. E non è un problema solo italiano. Voi ora siete come eravamo noi un mese e mezzo fa, quasi al 50 per cento della variante inglese. E i contagi aumenteranno molto di più. In Israele il calo è iniziato da un paio di settimane, ma abbiamo avuto addosso questa ondata per due mesi».

Come si fa una vaccinazione di massa? «Prima dovete far capire alle persone che i vaccini funzionano. Non si può arrivare come in Francia che ci sono i vaccini e la gente non va a farlo. Noi, dopo tre mesi, abbiamo davanti questo nucleo un po' più tosto e scettico. E non è l'anti-vax classica. Contiamo comunque di arrivare a metà aprile con una vaccinazione totale. Speriamo di mostrarvi e trasferirvi vantaggi e svantaggi della nostra esperienza, in modo da non ripetere gli errori».

L'immunizzazione che vantaggi sta producendo? «Da domani riapriremo i ristoranti senza limiti di orario, solo per i vaccinati, anche se verrà mantenuto l'uso delle mascherine e di tutti gli altri dispositivi di protezione. I contagi stanno risalendo anche da noi, ma era atteso, ed è fisiologico, perché abbiamo riaperto le scuole già da un paio di settimane, e c'è stato un bell'aumento dell'Rt. Alcune sono state richiuse. C'è da dire, però, che i malati severi, anche in piena ondata, non hanno avuto conseguenze gravi, perché siamo riusciti a vaccinarli molto velocemente a partire dai 70 anni. E ora siamo a buon punto con gli over 50 e dovremo raggiungere anche i giovanissimi».

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Quando potrete dirvi fuori dal Covid? «Ci sono da fare ancora tante valutazioni. Una volta che ci sarà una grande quantità di gente vaccinata bisognerà ripensare al significato dell'Rt. Non è detto che abbia più un senso. Perché ora si contagiano di più i bimbi, ma con effetti minori, mentre le persone maggiormente a rischio sono calate tantissimo e gli ospedali non sono più intasati. Il vaccino si sta mostrando efficace nel 94% per le persone con patologie, e comunque, in base ai dati del nostro ministero della Salute previene la mortalità nel 99% dei casi».

Nei giorni scorsi Austria e Danimarca hanno chiesto a Israele di poter collaborare nelle ricerche per un vaccino contro le varianti. Lavorerete anche con l'Italia? «Assolutamente sì, sono già tanti i gruppi di lavoro internazionali che si scambiano le informazioni e si aiutano uno con l'altro. Noi siamo stati più veloci perché siamo piccoli, digitalizzati e ci siamo mossi presto. E poi non abbiamo l'Ema e non dovevamo aspettare per il piano vaccinale. Adesso che anche altri paesi vengono qui per tentare di fare ricerca o produzione basandosi sull'high-tech israeliano possiamo dare ancora di più una mano».

I prossimi step quali saranno? «Completare il piano vaccinale al 100%. E poi, Israele ma anche l'Europa, dovranno valutare cosa voglia dire essere guariti, e quanto duri questa vaccinazione. Vanno fatte valutazioni comuni, accordi comuni. E va fatto tutto ora. Non ci possiamo svegliare tra due mesi e perdere un'altra estate».

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