mercoledi` 01 maggio 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


Clicca qui






Il Messaggero Rassegna Stampa
14.05.2020 Skam: la protagonista della quarta serie è una ragazza musulmana con il velo
Recensione di Ilaria Ravarino

Testata: Il Messaggero
Data: 14 maggio 2020
Pagina: 23
Autore: Ilaria Ravarino
Titolo: «Skam e i tormenti (d'amore) della teenager musulmana»

Riprendiamo dal MESSAGGERO di oggi, 14/05/2020, a pag. 23, con il titolo "Skam e i tormenti (d'amore) della teenager musulmana", l'analisi di Ilaria Ravarino.

Skam: cos'è e perché sta rivoluzionando la tv italiana

Sana ha 18 anni, porta il velo per scelta e vuole rimanere vergine fino al matrimonio. Non beve, non fuma, ma va in discoteca. E nel cellulare ha una app che le ricorda la direzione della Mecca. E una ragazza musulmana, italiana di seconda generazione, la protagonista della quarta stagione di Skam, la popolare e provocatoria serie sugli adolescenti distribuita da Netflix e TimVision da domani. E così, mentre il Paese si divide sulla liberazione di Silvia Romano, la volontaria rapita in Kenya e tornata convertita all'Islam, la fiction offre per la prima volta la ribalta a un italiana velata dalla fede radicatissima: «La tv italiana è abbastanza matura - dice il regista storico della serie, Ludovico Bessegato per avere una protagonista musulmana».

IL PERSONAGGIO Eppure il ruolo di Sana, personaggio presente sia nel format originale norvegese che in tutte le versioni internazionali di Skam, in Italia non è stato affidato a un'attrice di origini mediorientali, ma all'italiana Beatrice Bruschi. «Abbiamo fatto otto mesi di provini, ma non si è presentata nessuna ragazza con le caratteristiche giuste. Magari arrivavano candidate con origini magrebine o mediorientali, ma non erano religiose né praticanti. O cancellavo il ruolo, o facevo così. La nostra società non invoglia le musulmane a partecipare». Prodotta dalla Cross Productions, e distribuita per la prima volta secondo il canone Netflix, cioè dieci episodi scaricabili subito, Skam dice addio al suo marchio di fabbrica, eliminando la contemporaneità con i social: se nelle edizioni precedenti i profili dei personaggi proseguivano virtualmente gli episodi, interagendo con i follower di Instagram, ora gli avatar digitali abitano la rete solo come "contenitori" di materiale promozionale. Quello che resta invariato è lo stile pop e il contenuto della serie, che torna a raccontare con piglio realistico la quotidianità del gruppo di amici di sempre - la disinibita Eva, i fidanzati Martino e Niccolò, il playboy Giovanni - alle prese con l'ultimo annodi liceo, tra furibonde chattate, festini molto alcolici e sesso praticato con allegra leggerezza. Praticato da tutti e tutte, tranne che da Sana. «La diversità è fin dall'inizio una chiave di Skam. Abbiamo sempre scelto protagonisti difficili senza farne dei santi. Portiamo gli spettatori nel loro mondo: dopo dieci puntate, in genere, si ha meno voglia di giudicare e più argomenti per capire». Ecco allora entrare, fin dal primo episodio, le luci e le ombre dell'Islam di Sana, disciplinata studentessa e fervente musulmana, con un fratello che si permette di chiamarla "schiava", sia pure per gioco, e l'amore per un ragazzo non musulmano (l'attore Mehdi Meskar), che lei stesa decide di respingere perché la sua fede non le permetterebbe di sposarlo, ma che poi - al la fine - rivedrà.

LA CRONACA Temi che Bessegato ha studiato approfonditamente prima dell'inizio delle riprese (tra i consulenti della stagione c'è la scrittrice Sumaya Abdel Qader) e che oggi risuonano con i più recenti fatti di cronaca: «Spero che il pubblico non si faccia condizionare. Oltre all'islam raccontato dalle cronache ne esistono altre forme, tra cui quella di Sana. Non so cosa abbia spinto Silvia Romano alla conversione, ma qualsiasi cosa sia non ci autorizza a giudicare il mondo musulmano nella sua interezza».

Per inviare la propria opinione al Messaggero, telefonare 06/4721, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


redazioneweb@ilmessaggero.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT