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Il Messaggero Rassegna Stampa
29.05.2019 Attenti alle truffe: l'eredità di Rosa Piperno sottratta al KKL, ora il processo a chi l'ha rubata
Cronaca di Marco Carta

Testata: Il Messaggero
Data: 29 maggio 2019
Pagina: 48
Autore: Marco Carta
Titolo: «Truffa del testamento: 'Eredità da tre milioni sottratta a Israele'»

Riprendiamo dal MESSAGGERO - Roma di oggi, 29/05/2019, a pag.48, con il titolo "Truffa del testamento: 'Eredità da tre milioni sottratta a Israele' " la cronaca di Marco Carta.

Considerata la vicenda che il Messaggero riporta, invitiamo chi volesse lasciare i propri beni a Israele a fare attenzione per evitare furti di eredità e testamenti contraffatti, che ossono finire in mani che si credevano amiche e oneste..

Ecco l'articolo:

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Un patrimonio da oltre tre milioni di euro, fatto di fondi di investimento, polizze vita e proprietà immobiliari fra Roma e Nettuno. E il giallo dell'eredità. Nata nel 1929, Rosa Piperno, cognome storico nella comunità ebraica capitolina, prima della sua morte aveva espresso un unico desiderio: che i suoi averi ritornassero a Israele per finanziare attività benefiche. Ma a pochi giorni dalla sua morte, quei beni milionari erano già finiti nelle mani di uno sconosciuto, Armando Efrati.

LA PROMESSA L'uomo era stato indicato in un testamento olografo come «erede unico universale» della donna, deceduta a Nettuno nel giugno 2016. Ma secondo la procura quel documento sarebbe tarocco. Tanto che ora l'ottantenne si ritrova a processo per falso in testamento olografo, truffa e sostituzione di persona, dopo la denuncia del Keren Kayemeth LeIsrael. Che rivendica quell'eredità da oltre tre milioni di euro.

«Faremo fiorire il deserto». Era il 22 aprile del 2008 quando Rosa Piperno con un testamento pubblico aveva nominato «erede unico universale», proprio il Kkl, l'ente no profit dell'Organizzazione Sionista mondiale, che dal 1901 si occupa dello sviluppo, della bonifica e del rimboschimento della terra di Israele. Rosa Piperno, di fronte al notaio, era stata categorica: un quarto del suo patrimonio avrebbe dovuto finanziare una borsa di studio da assegnare ai laureati in medicina (possibilmente di nazionalità italiana e di religione ebraica). Un altro quarto avrebbe dovuto finanziare la ricerca in campo oculistico. Un altro quarto in favore degli anziani indigenti di Israele e l'ultima porzione per i bambini portatori di handicap. I desiderata della donna, che chiede anche che nessuno dei suoi parenti «entri nelle sue proprietà alla sua morte», sono chiari. E messi nero su bianco. Quando però i rappresentanti del Kkl si rivolgono alle banche della defunta, morta il primo giugno del 2016, scoprono di non essere più gli eredi. La pubblicazione di un nuovo testamento, risalente al 2015, aveva revocato e annullato il precedente atto del 2008. Il nuovo erede non è più il Kkl, ma l'80enne Armando Efrati, che si ritrova nelle mani un vero e proprio tesoro. Fra conti correnti e proventi dalla gestione patrimoniale i soldi in banca ammontano ad oltre 800mila euro. Mentre la somma complessiva di due polizze vita supera i 2,7 milioni di euro. Tutte somme «divenute esigibili a seguito del decesso dell'assicurata».

L'INGANNO Alla vista del nuovo testamento, il Kkl si insospettisce. Prima incarica un consulente grafologo che «rileva numerose discordanze fra il nome alla prima riga e la firma in calce». Poi decide di rivolgersi alla magistratura per avere una perizia calligrafica sul documento originale. Un atto che incastrerebbe Armando Efrati, sotto accusa per essersi spacciato «falsamente per erede universale». A stabilire la verità sarà ora il processo penale, che si è aperto ieri mattina.

Per inviare al Messaggero la propria opinione, telefonare: 06/4721, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


redazioneweb@ilmessaggero.it

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