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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Avvenire Rassegna Stampa
20.12.2020 Dal Pakistan all'Etiopia, il terrorismo islamista contro i cristiani: se ne rende conto il Vaticano?
Commenti di Stefano Vecchia, Paolo Lambruschi

Testata: Avvenire
Data: 20 dicembre 2020
Pagina: 15
Autore: Stefano Vecchia - Paolo Lambruschi
Titolo: «Stuprata e 'convertita'. Libero il suo aguzzino - Urla nel silenzio dall'Etiopia in guerra civile»
Riprendiamo da AVVENIRE di oggi, 20/12/2020, a pag.15 il commento di Stefano Vecchia dal titolo "Stuprata e 'convertita'. Libero il suo aguzzino"; a pag. 3, il commento di Paolo Lambruschi dal titolo "Urla nel silenzio dall'Etiopia in guerra civile".

Ecco gli articoli:

Stefano Vecchia: "Stuprata e 'convertita'. Libero il suo aguzzino"

Non c'è giustizia per Arzoo Raja - La Nuova Bussola Quotidiana
Arzoo Raja

Un altro schiaffo alle minoranze religiose. Giovedi un tribunale di prima istanza di Karachi, la città più popolosa del Pakistan dove il 13 ottobre era avvenuto il rapimento della cattolica 13enne Arzoo Raja, stuprata e poi costretta alla conversione all'islam e al matrimonio, ha concesso la libertà su cauzione al 44enne Ali Azhar, ai suoi complici nel sequestro e all'imam che aveva celebrato il matrimonio. Il provvedimento di scarcerazione è stato emesso da un tribunale diverso dall'Alta Corte della provincia del Sindh che il 23 novembre aveva sentenziato che la ragazzina venisse sollevata dalla convivenza con Azhar ma non restituita alla famiglia in quanto non era stata provata la nullità del matrimonio come conseguenza della costrizione a cui sarebbe stata sottoposta. Arzoo si trova ora in una casa protetta, dove dovrebbe restare fino al compimento dei 18 anni o a una nuova sentenza dei giudici. Resta in sospeso, nel processo iniziato il 9 dicembre contro Azhar, l'accusa di violenza sessuale, quella più grave, in attesa che si chiariscano alcuni aspetti della vicenda, a partire dall'età reale della giovane - che in base a documenti presentati dal sequestratore e ritenuti contraffatti dalla famiglia e dai suoi legali sarebbe già prossima ai 18 anni, età minima nel Sindh per un'unione matrimoniale - ma anche riguardo la consensualità dell'atto sessuale su cui il diritto penale e la legge coranica pure divergono. Per gli avvocati che cercano di restituire Arzoo alla famiglia d'origine, infatti, un matrimonio infantile consumato equivarrebbe a violenza sessuale in base al Codice Penale e alla Legge sulla protezione delle donne, mentre per il diritto islamico l'età del matrimonio pub essere anche di diversi anni inferiore e quindi andrebbe solo provata la consensualità. «Ora Arzoo non è al sicuro-ha commentato all'agenzia Fides l'attivista cristiano Dominc D'Souza dopo le scarcerazioni -. Andranno sicuramente a cercarla dove si trova e potranno intimidirla. Lei e la sua famiglia hanno bisogno di protezione».

Paolo Lambruschi: "Urla nel silenzio dall'Etiopia in guerra civile"

Nobel per la pace, chi è Abiy Ahmed Ali: il premier etiope che ha fatto  pace con l'Eritrea
Abiy Ahmed

Dopo 45 giorni ci sono ancora troppi misteri e silenzi sulla prima guerra africana dell'era del Covid, accesa nel Tigrai, a nord dell'Etiopia. Conflitto per il potere tra il primo ministro etiope Abiy Ahmed, Nobel per la Pace 2019, e i suoi predecessori del Fronte popolare di liberazione del Tigrai che governarono con il pugno di ferro fino al suo avvento nel 2018. Dopo due anni di lotte, il Tplf ha lasciato il governo e ha sfidato uno tra i premier più giovani d'Africa tenendo a settembre le elezioni regionali che su scala nazionale Abiy aveva rimandato per la pandemia. Si fronteggiano due visioni opposte. Abiy crede che lo sviluppo della lacerata Etiopia, un gigante africano, dipenda da una centralizzazione del potere. I tigrini, che sono il 6% della popolazione, sanno che questo li marginalizzerebbe e sono per lo status quo federale. Quando le milizie tigrine hanno dato l'assalto a una base dell'esercito per prendere armi, il 4 novembre scorso è partita quella che Abiy ha definito una «operazione di polizia» che rischia invece di diventare una guerra etnica, infiammando l'intero Paese. Conflitto anche di propaganda sui social e in tv, oscurato da un blackout telefonico e informatico, dal blocco delle strade e dal divieto di accesso ai giornalisti. Sono tante le risposte che la comunità internazionale e tanti etiopi della diaspora tigrina attendono, mentre- checché si dica-proseguono i combattimenti. Le Nazioni Unite stimano che vi siano 950mila sfollati, mentre oltre 50mila tigrini sono fuggiti in Sudan, nei campi profughi dove - punto che solo una commissione internazionale potrà chiarire - molti raccontano di stragi contro i civili compiute dalle due fazioni. Altro nodo, nonostante le smentite rituali del regime di Asmara e del governo di Addis Abeba, è la presenza di soldati eritrei con diverse divisioni segnalata da alcuni rapporti, a conferma del patto di ferro stretto dopo la pace del 2018 da Abiy Ahmed e Isaias Afewerki, l'arcinemico del Fronte tigrino e presidente del regime autocratico di Asmara, colpita due volte con missili lanciati dal Tigrai. Non sono inoltre state smentite le voci inquietanti della presa da parte di militari eritrei del campo di Shimelba, con il rimpatrio forzato di parecchi profughi in spregio del diritto internazionale. C'è, poi, un ulteriore aspetto inquietante simboleggiato del mistero sul destino di Letesenbel Gidey, 22 anni, primatista mondiale dei 5.000 metri e medaglia d'argento agli ultimi mondiali di Doha nei 10.000. È l'emblema della condizione di migliaia di famiglie angosciate della diaspora etiopica, che dopo 45 giorni non sanno nulla dei propri cari. Per quanto riguarda i religiosi cattolici, dopo che nei giorni scorsi si erano diffuse notizie allarmanti sulla sorte del vescovo di Adigrat, Tesfay Medhin, è arrivata la conferma, attraverso don Mosè Zerai, che il presule sta bene. Senza un serio intervento della comunità internazionale, il conflitto rischia di allargarsi. Sono di questi giorni le notizie di scontri tra Etiopia e Sudan per questioni di confine. Sudan ed Egitto sono contrapposti all'Etiopia nella vicenda della Grande diga del Rinascimento sul Nilo blu, cheAddis Abeba vorrebbe attivare in fretta per risolvere il proprio deficit energetico, rischiando però di prosciugare i campi degli altri due Paesi. Il Cairo è inoltre sospettata di aver sostenuto la guerra del Tigrai. Il Corno d'Africa, dopo aver sfiorato la stabilità, in mezzo a una pandemia e al flagello delle locuste, sta drammaticamente abbandonando la via della pace.

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